𝒞𝒽𝓇𝒾𝓈𝓉𝑜𝓅𝒽𝑒𝓇

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Forse, al mondo,
ci sta un post dove
sono giusto anche io
Ernia


Gli occhi le tremano e sono lucidi per la delusione appena ricevuto. Rimango impassabile di fronte al suo sconforto. Il silenzio mi gratifica e mi conferma che le mie parole sono arrivate chiare.

Riprendo il passo e la sento seguirmi subito dietro. Non ho la minima idea di dove stiamo andando; Coralline e Dylan non si vedono più in lontananza.

Arriviamo ad un parco e ci fermiamo vicino a una panchina sotto un albero. "Aspettiamoli qui,". Prendo il telefono e spero di trovare delle indicazioni da uno dei due, ma nulla. Meri annuisce e si siede, sospirando. "E' veramente bello". Tengo il telefono saldo in mano e evito di darle una risposta.

Osservando le ombre degli alberi create dalle luci dei lampioni ma, con la coda dell'occhio, la vedo sorride, lasciando vagare lo sguardo sul paesaggio.

Restiamo seduti in silenzio, guardando le foglie vibrare sotto l'aria calda. La quiete di quel momento è opposta da ciò che tormenta i miei pensieri. 

Non riesco a credere di essere rimasto bloccato con questa ragazzina. 

La guardi con le grida in testa, ma non dico una parola. Si gira verso di me, di essere osservata, ma non distolgo lo sguardo. Il mascara leggermente colato, le toglie parte di luce dalle sue oasi d'autunno. Le prendo il mento tra il pollice e l'indice, senza pressione. L'avvicino a me, così che con l'altro pollice, posso cancellare la sbavatura nera del trucco caduto sotto la palpebra.

Le sue pupille si dilatano appena la sfioro. "Christopher". La sua voce è bassa e le sue guance sono dipinte di rosa intenso, facendo risaltare la costellazione di lentiggini. Mi avvicino sfiorandole le labbra schiuse.

Si volta leggermente verso di me, il viso vicino al mio. Posso sentire il calore del suo respiro sulla mia pelle e l'odore dolce dei suoi capelli. Percepisco il battito accelerato del suo cuore, quasi in simbiosi con il mio. Sposto la mano sulla sua mandibola e la faccio scivolare fin dietro la nuca. La sua pelle calda è scossa da una scarica da brividi.

I pensieri si placano, sostituiti dal momento; ma appena le nostre labbra sono vicino alla collisone, una voce interrompe tutto. "Signorina Cavallero". Mi stacco lei striscia qualche centimetro più in là sulla panchina.

"Professore", si volta e appoggia il gomito allo schienale della panchina, "non pensavo di vederla di nuovo". Prendo il telefono e evito di ascoltare la loro conversazione.

Fa dei passi lenti e le foglie scricchiolano Si posiziona di fronte a noi. "Nemmeno io". Alzo gli occhi da display e noto che lo sguardo dell'uomo è puntato su di me. Stringe gli occhi, come gesto di sfida. Non so il motivo, ma basta per scatenare la mia adrenalina.

Torna su Meri. "E' il suo ragazzo", le sorride. La sua espressione meschina e doppiogiochista mi fa scattare. "Il suo cosa?". Intervengo tagliano il conflitto invisibile che lui ha creato.
"Ra-gaz-zo". Scandisce la parola. La pazienza è già al limite della sopportazione e la rabbia accumulata negli anni aiuta solo a diminuire quel confine.

Meri interviene con voce pacata. "Non stiamo insieme". Lui, però, tiene incollate le iridi strette nelle mie. "Pensi che il tuo ruolo da professore ti dia la posizione di poter prendere per il culo le persone?". Sbotto.  Meri balbetta qualcosa, ma le sue parole mi scivolano addosso e non riesco nemmeno a percepirle.

Alza un sopracciglio e un angolo del labbro. "Prenderla per il culo?", la sua calma glaciale è totalmente opposta alle reazioni di Erik, viste negli anni. . "Mi dica, in che modo?", domanda saccente. La sua voce stride nei timpani.

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora