𝑀𝑒𝓇𝒾/𝒞𝒽𝓇𝒾𝓈𝓉𝑜𝓅𝒽𝑒𝓇

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Otteniamo la libertà quando
ne abbiamo pagato il prezzo 
per intero.
Rabindranath Tagore


𝓜𝓮𝓻𝓲

Dal quel giorno con Christopher, la sua assenza è diventata palpabile. Non si è più fatto vedere e ne sentire. Non riesco a comprendere il  "perché" di questo suo silenzio.

Guardo i messaggi sulla nostra chat.

Domenica
Meri: non volevo urlarti contro. Scusami.
Meri: possiamo parlare di quello che è successo ieri.

Lunedì
Meri: ciao Christopher, come stai?
Meri: magari un giorno di questi possiamo vederci.
Meri: anche solo una passeggiata al parco.

Martedì
Meri: ciao, se passi di qua suona pure al citofono...

Mercoledì
Meri: per favore rispondimi.
Meri: mi stai facendo preoccupare.

Giovedì
Meri: scusami per quello che ho detto sabato sera. Non volevo offenderti.
Meri: non sei obbligato a perdonarmi, ma almeno rispondimi.

Venerdì:
Meri: Chris...

Qualche giorno prima...
La quiete domina l'abitacolo mentre Christopher mi riporta a casa. Il mio corpo è ancora sotto shock per quello che ho vissuto, e le sensazioni che provo continuano a serpeggiare dentro di me. 

Le luci dei lampioni scorrono rapidamente dal finestrino, creando una scia di bagliori intermittenti. Vorrei aprire bocca e dirgli qualcosa, ma il coraggio sembra sfuggirmi, bloccandomi in un mutismo che pesa come un macigno.

La macchina si ferma finalmente di fronte al marciapiede, esattamente nello stesso punto in cui mi aveva preso. Mi volto lentamente per scrutare il suo volto, ancora concentrato sulla strada.

"E-emh...", balbetto, incapace di chiarire cosa stia elaborando il mio cervello. "Grazie per la serata," aggiungo, cercando di sembrare più sicura di quanto non mi senta.

La tensione tra noi è palpabile, e il silenzio che segue sembra amplificare ogni mia esitazione. Christopher resta in silenzio, il volto impassibile. Dopo un momento che sembra durare un'eternità, annuisce appena. 

Gli occhi mi si inumidiscono e mi giro, cercando di nascondere le lacrime. Apro la portiera della macchina e la sbatto con forza, il rumore sordo che mi fa rendere conto di quanto mi ha ferita e irritata.

𝓒𝓱𝓻𝓲𝓼𝓽𝓸𝓹𝓱𝓮𝓻

Qualche giorno prima...
Sbatte la portiera della macchina, ma cerco di rimanere indifferente. Mi limito a guardare attraverso il parabrezza, cercando di non mostrarmi colpito dalla sua reazione.

Inserisco la marcia, ma prima di partire, Meri riappare improvvisamente dal finestrino aperto del passeggero.

"VAFFANCULO CHRISTOPHER", grida con il volto  rigato di lacrime, "vaffanculo", placando il suo tono tra i singhiozzi. Senza dire altro, la vedo dallo specchietto entrare nel vialetto di casa sua.

La mia apatia mi disgusta; mi sembra di essere incapace di provare qualsiasi emozione per Meri. Dolore, rimorso, dispiacere... nulla. Il vuoto dentro di me è opprimente, e la sua immagine scompare lentamente nello specchietto retrovisore, lasciandomi solo con il freddo distacco della mia indifferenza.

Ma tutto cambia improvvisamente quando vedo le luci lampeggianti della polizia e le finestre rotte. Mi fermo bruscamente, il cuore che accelera mentre realizzo che la mia casa è stata violata. 

𝑩𝒐𝒓𝒏 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora