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Decido di fare un giro nel campus per familiarizzare meglio con l'ambiente. Cammino lungo i sentieri alberati, osservando gli edifici imponenti e curati che compongono la Hartfield Academy.

Arrivo nei pressi del campo sportivo, dove noto un gruppo di studenti impegnati in un allenamento. Non è una partita di calcio, ma una squadra di lacrosse. I giocatori si muovono con agilità e precisione, lanciando e ricevendo la palla con i loro bastoni.

Anche mio padre giocava a questo sport, prima che la sua nuova compagna lo distrasse e il cancro lo portasse via da me.

Ricordo i pomeriggi passati al campo da lacrosse con mio padre, quando ero piccola. Mi aveva insegnato tutto: come impugnare la mazza, come seguire la traiettoria della palla, e soprattutto, come mantenere la concentrazione anche nei momenti più difficili. Erano i nostri momenti speciali, fatti di sudore, risate e complicità.

Poi tutto cambiò. Mio padre conobbe Lisa, una donna affascinante e ambiziosa, con una carriera scintillante nel mondo degli affari. All'inizio, ero felice per lui. Dopo la rottura con mia madre, mio padre meritava di ritrovare un po' di felicità. Ma presto mi resi conto che Lisa stava lentamente prendendo il mio posto nel cuore e nella vita di mio padre. I nostri pomeriggi insieme divennero sempre più rari, sostituiti da cene formali e viaggi di lavoro e ora, non posso nemmeno più vederlo, perché lui non c'è, è volato via.

Mi sentivo sempre più sola, esclusa da un mondo che una volta era solo nostro. La passione per il lacrosse svanì insieme ai momenti con mio padre. Mi rifugiai nello studio, determinata a costruirmi un futuro che non dipendesse da nessuno.

Ora, alla Hartfield Academy, mi trovo di nuovo a sentirmi fuori posto, ma questa volta non ho intenzione di lasciarmi sopraffare. Valtor può anche tentare di umiliarmi, e le parole di Tiffany cerco di farmele scivolare addosso, perché avevo imparato a resistere e a non arrendermi.

Mi fermo a guardare, affascinata dalla loro coordinazione e velocità. I membri della squadra indossano uniformi bianco e blu, e posso sentire le loro voci che si incitano e si urlano a vicenda. Un ragazzo alto, con capelli neri scompigliati, sembra essere il capitano. Dirge i movimenti della squadra con sicurezza, emettendo ordini chiari e concisi. Non vedo molto bene la sua faccia, ma mi sembrava un viso conosciuto.

«È la squadra di lacrosse della Hartfield,» una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare. Mi giro e vedo un ragazzo dai capelli scuri e occhi blu che mi sorrideva.
«Sono abbastanza bravi, non trovi?»

Annuisco, ancora sorpresa dalla sua apparizione.
«Sì, lo sono. È la prima volta che vedo una partita di lacrosse dal vivo.» ed è vero, oltre a quelle viste in Tv con papà, non ho mai visto nessun'altro giocare.

«Io mi chiamo Simon,» si presenta, tendendomi la mano.

«Evyn,» rispondo, stringendogli incerta la mano.
Perché anche lui si sta interessando a me? questa situazione mi fa scoppiare la testa.

«Piacere di conoscerti, Evyn. Sei nuova qui, vero?» è così evidente? forse si, le scarpe di una sotto marca sconosciuta, lo zaino consumato e la divisiva una taglia più grande della mia. Ero l'intrusa.

«Sì, è il mio primo giorno. Sto cercando di orientarmi.»
Bugia, sto cercando di adattarmi al mondo dei ricchi spocchiosi.

Lui annuisce. «Capisco. Hartfield può essere un po' opprimente all'inizio, ma vedrai che col tempo ti abituerai. Se hai bisogno di qualche consiglio o aiuto, puoi contare su di me.» non mi fido, ha la classica faccia di un ricco arrogante.

«Grazie, lo apprezzo molto,» dico, cercando di far sembrare il mio sorriso più vero possibile.

«Simon, non dovresti parlare con gente di rango inferiore» le urla si sono fermate, nessuno corre più in campo, tutti gli occhi sono nuovamente su di me.
Mi giro, trovando la squadra fissa sul campo a scrutarmi, è la terza volta da quando sono arrivata che qualcuno mi guarda così.

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