17.

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No, non può andare tutto rosa e fiori, ormai ne sono consapevole. La mattina seguente mi sveglio sola in stanza, i vestiti di mio padre sono piegati con attenzione sul letto.

Ma Valtor è andato via, dimenticandosi però di un piccolo particolare. Il suo telefono.

Difatti a svegliarmi quella mattina è stato il suono di un messaggio. "Boss ho tutte le informazioni che ti servono su quella ragazza, Evyn Brown."

Cammino avanti ed indietro nella mia stanza, mentre cerco di elaborare il tutto. Che informazioni ha chiesto? perché ha mandato qualcuno a stalkerarmi e soprattutto, questa persona cosa ha scoperto.

Non ho segreti profondi, la mia vita è sempre stata semplice e quasi monotona. L'unica "anomalia" è il fatto che mio padre ha tradito mia madre con un'altra donna che poi ha sposato. Anche se tutto ciò è durato meno di un anno, quando il cancro l'ha portato via.

«Evyn! andiamo ti accompagno a scuola.» la voce di mamma mi fa tornare alla realtà e con velocità nascondo i vestiti che ho prestato a Valtor.

La mia stanza ha ancora il suo odore, quel misto di alcol, menta e tabacco. Apro la finestra, facendo arieggiare la camera.

Sistemo velocemente lo zaino, cercando di ignorare il tumulto di pensieri che mi assale. La mamma mi aspetta in macchina con il motore acceso. Salgo e chiudo la portiera, cercando di sembrare il più possibile normale.

«Tutto bene, tesoro?» chiede lei, lanciandomi uno sguardo preoccupato.

«Sì, mamma, tutto a posto.» rispondo, forzando un sorriso.

Il tragitto verso la scuola è silenzioso, rotto solo dal rumore della musica e dalle occasionali indicazioni stradali della mamma. Guardo fuori dal finestrino, le strade familiari che scorrono velocemente, ma la mia mente è altrove, persa nelle domande senza risposta su Valtor e sul perché stia cercando informazioni su di me.

Arriviamo davanti alla scuola e la mamma si ferma. «Buona giornata, Evyn. Ci vediamo stasera?» dice, sorridendo.

«Certo, mamma. A dopo.» rispondo, prendendo lo zaino e scendendo dall'auto.

Mi avvio verso l'ingresso della scuola, cercando di scrollarmi di dosso la sensazione di essere osservata. Ma come al solito le occhiatine non mancano mai.

In lontananza vedo la sagoma di Kian, impegnato ad abbracciare Millie e farla sorridere. Mi sento quasi in colpa ad andare da loro ed interrompere quel dolce momento, ma con mia sorpresa è proprio Millie a chiamarmi.

«Buongiorno.» saluto, sorridendo ad entrambi.
Kian mi guarda per qualche secondo, prima di ricambiare il saluto.

«Devo andare ad allenamento amore, ci sentiamo dopo.» Kian bacia velocemente Millie, prima di salutarmi e avviandosi verso il campo di lacrosse.

«Allora, che hai fatto ieri?» Millie mi avvolge il braccio sulle spalle, attirandomi verso di lei e iniziando a camminare verso il corridoio interno della scuola.

«Sono andata al mare.» mi limito a dire, senza menzionare quel che è successo in seguito.

«Sai, stavo pensando.» Si posiziona davanti a me, bloccandomi il passaggio. «Dovresti provarci con Simon.» Dice seria.

Io per poco non scoppio a ridere, l'idea di provarci con qualcuno non mi passa nemmeno per la testa. «Ma sei seria?» chiedo incredula, guardandola negli occhi.

«Certo! È carino e simpatico, e mi sembra che tu gli piaccia.» insiste Millie, con un sorriso malizioso.

«Non credo proprio.» scuoto la testa, cercando di cambiare discorso. «In ogni caso, ho altre cose per la testa.»

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