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La musica è così forte che posso quasi sentirla dentro di me, non riesco nemmeno ad udire le voci delle persone intorno. Osservo la gente arrivare e la casa si riempie, forse fin troppo, essendo che non ho più spazio nemmeno per camminare. Osservo Millie combattere contro la folla, pur di arrivare al tavolo degli alcolici.

Appena prende due bicchieri si rigira verso di me con sguardo vittorioso. «Ho portato da bere!» urla, anche se faccio fatica sentirla.

Mi passa un bicchiere, il primo di una lunga serie. Voglio dimenticare tutto.

Quale modo, se non l'alcol, per liberarmi la mente.
Non lo reggo particolarmente bene, difatti ci metto poco ad ubriacarmi ma la sensazione è troppo bella. La stanza rumorosa gira senza darmi un'attimo di pace.
«Gira tutto» rido, senza sapere nemmeno il motivo.
«Già sei brilla?» dice Millie, ridendo.

Annuisco, mettendomi le mani sulle guance accaldate, me le sento. Cerco di mettere apposto i miei pensieri, e la voglia di cercare Simon si insinua in me. Mi allontano da Millie,  sentendo una delle mie canzoni preferite in sottofondo. Non avviso nessuno, mi faccio spazio tra la folla, iniziando a ballare, Dimenticandomi anche di star cercando Simon.

Muovo il bacino a ritmo, mentre la canzone spagnola suona in sottofondo. Criminal di Ozuna continua a accompagnare i miei movimenti, giocando con i miei capelli sciolti. Voglio un altro drink, voglio bere ancora. La mia danza dura veramente poco e mi incammino verso il bancone, con difficoltà ci arrivò fortunatamente senza cadere. «Una Vodka doppia» chiedo al barista.

Lo vedo allontanarsi e in poco tempo il drink è già sul bancone pronto ad aspettarmi. Questo bastardo di Valtor ha anche un barman, prendo il bicchiere, me lo porto alle labbra ma prima che il liquido possa anche solo sfiorarle, mi viene strappato via.

«La timida, in realtà nasconde qualcosa.» il mio sguardo resta fisso sul bicchiere rubato, prima di spostarsi verso la persona che mi ha impedito di berlo.

«Ehi! Quello è mio.» mi stacco dal bancone, andando verso di lui. «Niente è tuo qui, nemmeno quel che indossi lo è.» insiste, tenendo il bicchiere lontano da me. «Io voglio solo il mio drink» alzo finalmente lo sguardo, immobilizzandolo sul posto. «Bambino?» chiedo stropicciandomi gli occhi. Non può essere un'illusione, vero? Il bambino che sogno ormai da mesi è qui davanti a me.

«Quando ti sei fatto quei tatuaggi» noto il suo collo pieno di macchie di inchiostro, le indico, ma non ha solo quelli, anche le braccia sono ricoperte da disegni.

«Come mi hai chiamato?» finisce il Drink, mi prende il polso e con facilità si fa spazio tra la folle. Perché a lui risulta così facile camminare? Eppure è un bimbo.

«Bambino, dove stiamo andando?» protesto, cercando di liberarmi dalla sua presa. Lui non risponde, mi porta fuori dalla casa, dove l'aria fredda mi accarezza il volto. «Fa freddo» piagnucolo, cercando di rientrare dentro. Le sue mani mi tirano indietro, imprendendomi di entrare nuovamente nel locale.
«Ti adegui» dice con tono serio.

«Bimbo, hai cambiato voce» lo guardo stranita, mentre è intento ad accendersi una sigaretta.
«Da quando fumi?» sono sempre più confusa.
«Da sempre» si limita a dire.
Eppure io non ricordo di averlo mai visto fumare, anzi lui è troppo piccolo per farlo.

Mi avvicino a lui e mi alzo in punta dei piedi, è anche più alto. Appoggio le mie mani sul suo volto, avvicinandolo a me. I suoi occhi sono fermi su di me, portandosi la sigaretta alle labbra, per poi rilasciare il fumo sulla mia faccia.

Chiudo gli occhi, tossendo, non ho mai fumato e non sono abituata. «Scricciolo, allontanati» quel nomignolo mi è familiare, ma dove l'ho già sentito?

Secret Heart.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora