11.

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La radio trasmette una melodia leggera mentre Millie guida lungo la strada, e io non posso fare a meno di notare la sua presenza rassicurante accanto a me. «Non c'era bisogno che mi accompagnassi, potevo prendere la l'autobus.» le dico con un sorriso, cercando di esprimere la mia gratitudine per il gesto, anche se una parte di me si sente in colpa, da quando sono qui, mi ha praticamente portato ovunque.

Millie mi sorride di rimando, rassicurante come sempre. «Non preoccuparti, Evyn. Mi fa piacere accompagnarti» risponde con gentilezza, ma non posso fare a meno di notare un brivido che mi percorre la schiena, come se io fossi preoccupata.

Mi sta simpatica Millie, è l'unica con cui ho preso molta confidenza qui, ma non posso evitare che un dubbio mi assale. Lei è come Tiffany? Mi chiedo se dietro alla sua facciata amichevole e premurosa si nasconda qualcosa di più oscuro..

Cerco di mandare via quei pensieri, concentrandomi solo sulla giornata scolastica che mi attende. Dopo "l'incidente" di ieri con Valtor, non so come reagirò oggi che lo vedrò a scuola. Il livido è svanito pian piano e finalmente non ho più alcuna preoccupazione. Almeno per ora.

Mentre Millie continua a guidare, il paesaggio fuori dal finestrino scorre velocemente, e io cerco di concentrarmi sulle lezioni e sulle attività della giornata che mi aspettano. La scuola è sempre stata un rifugio per me, un luogo dove posso distogliere la mente dai problemi e immergermi nelle attività quotidiane. Eppure in questa scuola, rimanere tranquilla è davvero una sfida.

Negli anni scorsi, andare a scuola, per me, rappresentava una fuga dai miei problemi, un modo per distogliere la mente dai dolorosi pensieri che mi tormentavano, dopo la morte di mio padre. Lì, tra i corridoi affollati e le aule illuminate, potevo temporaneamente dimenticare le varie preoccupazioni che mi avevano afflitto da quando lui non c'era più.

«Hai qualcosa di importante oggi?» chiede Millie, risvegliandomi dai miei pensieri. Scuoto la testa in segno negativo. «No, non penso» rispondo mentre mi guardo intorno. Sento i suoi occhi addosso, stanno scrutando il mio viso, ma tutto ciò dura solo qualche secondo. La sua attenzione si ferma sul mio addome.

«Dai oggi è venerdì, dopo c'è il weekend.» dice entusiasta, mentre io la incito a non distrarsi e a guardare avanti. «Sì, finalmente» sorrido leggermente, osservando lo zaino quasi rotto che mi porto dietro. Devo farlo ricucire.

Millie annuisce soddisfatta, per poi voltarsi nuovamente verso di me, con un sorriso compiaciuto. «Che programmi hai per domani? Esci con me?» mi chiede. Le lascio un sorriso, che fa già capire la mia risposta negativa. «Starò a casa e basta»

«Eddai Evyn, usciamo solo noi, promesso» cerca di convincermi, ma io sono incerta. Non voglio che succeda come l'ultima volta. Ho scambiato Valtor per un bambino, dio. «Dai Evyn, ti prego» continua.

«Ci penserò» dico in fine, sapendo che la mia risposta sarà già no.

Arriviamo a scuola prima del previsto, mancano ancora venti minuti prima che le lezioni inizino. «Abbiamo lezioni insieme oggi?» chiedo mentre la osservo intenta a prendere la sua borsa. «Matematica, letteratura inglese e tu fai chimica?» chiede chiudendo la macchina e iniziando a camminare. «Assolutamente no» dico con tono scherzoso, mentre Millie ride e scuote la testa.

Mentre ci avviciniamo all'entrata della scuola, il rombo di una macchina attira la mia attenzione. Mi volto di scatto, il suono è inconfondibile e il cuore mi salta un battito. È Valtor. La sua macchina si avvicina rapidamente, il motore ruggisce come un animale in gabbia.

I nostri sguardi si incrociano per un istante. I suoi occhi sono freddi e penetranti, mi scrutano come se cercassero di leggere i miei pensieri. Cerco di mantenere un'espressione indifferente, ma sento il mio stomaco stringersi in un nodo. Ricordo tutto ciò che mi ha fatto fare ieri e l'odio cresce dentro di me. La sua arroganza, la sua crudeltà, tutto mi ribolle ancora nelle vene.

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