Capitolo 3

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Qualcuno bussò con violenza alla porta, interrompendo il silenzio che pervadeva la stanza. L'attesa si prolungò, un attimo di suspense voluto. Poi, con un tono beffardo, pronunciai: "È aperto."

La porta si spalancò di scatto, e un'onda di rabbia si riversò nella stanza. Urla, affanno, momenti di pausa solo per riprendere fiato. Osservai il visitatore con un'aria di lieve indifferenza, il suo sguardo alterato mi scivolava addosso mentre io rimanevo immobile.

Improvvisamente, un sorriso si dipinse sul mio volto, provocandone l'irritazione.

"Questa me la paghi," sibilò fra i denti, stringendo alcuni gambi di orchidea.

Attraverso il cimitero silenzioso, Luca avanzava con passo pesante, il cuore opprimente di tristezza e rabbia. Ogni tomba rappresentava un frammento di vita spezzata, un ricordo di ciò che una volta era stato. Era una passeggiata tra le ombre del passato, un viaggio dentro sé stesso alla ricerca di risposte che forse non avrebbe mai trovato.

Quando finalmente trovò la tomba di Eleonora, un senso di vuoto lo avvolse. Era come se tutto intorno a lui si fosse fermato, come se il mondo stesso si fosse inchinato al suo dolore. Si chinò per deporre i fiori, un gesto di amore e rimpianto per una donna che non avrebbe mai più visto.

"Mi manchi," mormorò, le parole sospese nell'aria come un'eco di un tempo passato. "Avrei voluto dirtelo prima che fosse troppo tardi."

Il vento gli portò via le parole, mescolandole con il suono delle foglie che sussurravano segreti antichi. Era come se il mondo stesso stesse cercando di consolarlo, di fargli capire che non era solo nel suo dolore.

Ma Luca sapeva che quella consolazione non bastava a lenire la sua sofferenza. Era solo lui e il suo dolore, un viaggio solitario attraverso il labirinto della perdita.

Luca si ritrovò ad afferrare i ciuffi d'erba con forza, come se quel contatto potesse tenerlo ancorato alla realtà. Le lacrime scorrevano senza sosta lungo le sue guance, mescolandosi al suolo umido del cimitero. Mentre ancora recitava preghiere, si sentiva come se stesse implorando il cielo di portargli conforto, di alleviare il peso insopportabile che opprimeva il suo cuore.

L'immagine di Eleonora gli bruciava nella mente, il suo volto così vivo nel ricordo, ma così distante nella morte. Si chiese se anche lei, nel suo eterno riposo, fosse tormentata da incubi simili ai suoi, se anche lei desiderasse vendetta per il male subito. Avrebbe voluto che lei potesse confermare i suoi sospetti, ma al tempo stesso temeva che tale conferma avrebbe solo alimentato ulteriormente il suo dolore.

Era certo di conoscere l'identità dell'assassino, quel vile individuo che aveva spezzato la vita di Eleonora e della loro creatura. Ma sapeva anche che rivelare la verità avrebbe significato mettere a rischio la propria vita, esporre sé stesso a un pericolo mortale. Eppure, non poteva rimanere in silenzio, non poteva ignorare quel sentimento amaro che gli bruciava dentro.

Con un sospiro pesante, si rialzò lentamente, lasciando che la terra si sgretolasse dalle sue mani. Doveva trovare il coraggio di affrontare la verità, di mettere fine al suo

tormento e a quello di Eleonora. Anche se il timore lo avvolgeva come un manto oscuro, sapeva che non poteva voltare le spalle alla sua missione. Era giunto il momento di porre fine al silenzio e di fare luce sull'oscurità che aveva oscurato le loro vite.

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