Capitolo 2

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CAPITOLO DUE

La stanza dell'Hotel Donatello era un'elegante oasi di lusso e comfort. La mobilia, in stile liberty, abbracciava la stanza con sinuose curve intarsiate nel legno, mentre i fiori ricamati adornavano il pesante tendaggio. Era il palcoscenico dove il sipario della mia infedeltà al marito si era alzato, e dove il destino aveva tessuto i fili del concepimento di mio figlio. In quel luogo, mi sentivo padrona del mio destino, una donna invincibile e potente.

Mi accomodai sulla poltrona di fronte alla porta d'ingresso, lasciando che la tensione e l'adrenalina mi pervadessero. Con un gesto deciso, tolsi il cappello, sentendo il peso dei secondi scorrere implacabili come granelli di sabbia in una clessidra. La lancetta dell'orologio sembrava danzare nell'aria carica di aspettativa, fino a fermarsi con un lieve click a cinque minuti dal trenta.

Era giunto il momento.





Alcuni giorni prima...

Mentre Luca avanzava tra gli scaffali della farmacia, sentiva lo sguardo penetrante delle signore posarsi su di lui come un peso insostenibile. Avvertiva il sussurro sommesso, ma acuto, che tagliava l'aria come un coltello affilato. Si sentiva esposto, vulnerabile, come se ogni movimento suo fosse scrutato, analizzato, giudicato.

"Lo hai visto, vero? È lui, il signor Salzano," mormorò una delle signore anziane, inclinando leggermente la testa nella direzione di Luca.

"Gesù, sì. Quell'uomo che ha ucciso sua moglie," rispose un'altra, la voce carica di disgusto e orrore. "Come osa mostrarsi in pubblico dopo quello che ha fatto? Dovrebbe essere in prigione per il resto della sua vita!"

Le loro parole pungenti colpirono Luca come frecce avvelenate, facendogli sentire il peso opprimente della loro condanna. Anche se cercava di mantenere un'espressione neutra, sentiva il cuore stringersi nel petto mentre il senso di colpa lo avvolgeva come una morsa implacabile.

Prese la scatola di sonniferi dallo scaffale con mani tremanti, cercando di concentrarsi sulle etichette per evitare lo sguardo accusatorio delle signore. Ma ogni parola sussurrata, ogni sguardo furtivo, gli ricordava crudelmente il suo passato oscuro, la sua tragedia personale che lo perseguitava come un'ombra sinistra.

"C'è una tensione nella natura umana," pensò Luca, "che la spinge a godere quando si ascoltano le cattive notizie e i misfatti altrui. Il pettegolezzo è la più contagiosa fra le malattie, ma è un contagio dilettevole per il perverso animo umano; penetra a fondo senza che esso gli opponga la benché minima resistenza, annichilisce i pensieri e le emozioni più profonde."

Quando finalmente uscì dalla farmacia, sentì un senso di sollievo misto a vergogna. Era riuscito a fuggire da quel luogo di giudizio e pettegolezzo, ma sapeva che non avrebbe potuto sfuggire al peso del suo passato. Ogni giorno, ogni momento, sarebbe stato tormentato dalla memoria di ciò che aveva fatto, dalle parole sprezzanti delle persone che lo consideravano un assassino. Eppure, nonostante tutto, doveva trovare il coraggio di andare avanti, di vivere con il peso della sua colpa, di cercare una via per redimersi, se mai ce ne fosse stata una.

Il signor Luca, appena rientrato a casa dopo una giornata frenetica, si lasciò cadere sulla sua poltrona preferita con un sospiro di sollievo. Era finalmente al sicuro, lontano dal trambusto della città e dalle pressioni del lavoro. Il calore avvolgente della sua casa lo avvolse come una coperta familiare, portandogli un senso di tranquillità e comfort che non riusciva a trovare altrove.

Fuori dalla finestra, il giardino si estendeva silenzioso sotto il crepuscolo. La luce arancione del tramonto tingeva il cielo di tonalità calde, mentre le ombre si allungavano lungo il terreno. Cerbero, il suo fedele compagno a quattro zampe, giocava felice tra i cespugli, inseguendo farfalle con la sua tipica gioia spensierata.

Mentre si lasciava cullare dalla pace della serata, i pensieri di Luca iniziarono a vagare, trascinati dal flusso dei ricordi. Si ritrovò a ripensare alle giornate trascorse con Eleonora, la dolcezza dei loro momenti insieme, le risate condivise e i sogni per il futuro. Ma anche i ricordi più felici si tingevano di tristezza, poiché sapeva che quei giorni erano ormai passati, sepolti dal peso di un tragico destino.

Preparò una cena semplice ma confortante, lasciando che i profumi familiari riempissero la casa di un senso di accoglienza. Seduto al tavolo, si abbandonò ai ricordi mentre gustava il cibo, lasciandosi trasportare dal dolce richiamo del passato.

Poi, stanco e esausto, si ritirò nella sua camera da letto, sperando di trovare riposo nella quiete della notte. Ma il sonno non fu gentile con lui quella notte. I suoi sogni erano popolati da ombre del passato, immagini distorte e frammentate che si insinuavano nella sua mente come serpenti velenosi, tormentandolo con il peso dei rimpianti e delle colpe.

Nel buio della notte, si ritrovò immerso in un incubo vivido e spaventoso. Si trovava in una stanza oscura e angusta, con una sensazione di oppressione che gli stringeva il petto. Davanti a lui, una figura pallida e silenziosa cullava un bambino che piangeva disperatamente, mentre le pareti sembravano chiudersi sempre più su di lui, soffocandolo con il peso delle sue paure.

"Eleonora!" gridò Luca con voce strozzata, ma le sue parole sembravano perdersi nell'oscurità. Si sentiva impotente, intrappolato in un labirinto di paure e rimpianti, mentre il senso di colpa lo divorava dall'interno.

Quando finalmente si svegliò, il cuore gli batteva furiosamente nel petto e il sudore gli ricopriva la fronte. Guardò intorno, cercando di scacciare le ombre del sogno, ma sapeva che quelle immagini lo avrebbero perseguitato ancora per molto tempo, come spettri che lo osservavano dall'ombra.

Con un sospiro affranto, si alzò dal letto e si affacciò alla finestra, cercando conforto nella luce del nuovo giorno. Fuori, il sole sorgeva lentamente all'orizzonte, portando con sé la promessa di un nuovo inizio. Anche se il passato lo tormentava ancora, Luca sapeva che doveva guardare avanti, verso un futuro incerto ma pieno di possibilità.

Con determinazione, si preparò ad affrontare la giornata, consapevole che ogni nuovo mattino portava con sé la speranza di un nuovo inizio. E mentre i primi raggi del sole illuminavano la stanza, sentì una fiamma di speranza accendersi nel suo cuore, promettendogli che anche nelle tenebre più profonde c'era sempre una luce da seguire.

Luca si avvicinò alla finestra, lasciando che un raggio di luce illuminasse il suo volto, mentre il calore del sole gli accarezzava la pelle. Poi, chinò il capo in una mistica attesa, lasciando che i ricordi affiorassero nella sua mente come immagini sfocate su un vecchio rullino fotografico.

Rivide il volto di lei, una volta bellissimo e radioso, ora relegato al freddo abbraccio della tomba. Aveva amato Eleonora con fervore, in ogni sua sfumatura, anche quando il mondo sembrava voltarle le spalle. Ricordò le notti in cui lei lottava con la pagina bianca, la frustrazione dipinta sul volto, mentre lui preparava la sua tisana preferita, con semi di lino e cannella, cercando di lenire le sue ansie con gesti gentili.

Aveva amato così tanto Eleonora da lasciarla andare, nel tentativo di donarle la felicità che meritava. Il loro amore aveva conosciuto gioie e dolori, fino al tragico epilogo che la vita aveva riservato loro. La morte di lei, ancora irrisolta, si stagliava come un macigno sulle spalle di Luca, il vero assassino ancora libero di godere della vita mentre lui si sentiva impotente di fronte alla giustizia mancata.

"È morta", mormorò Luca con voce tremante, accettando la crudele verità. "E io non ho potuto aiutarla."

L'impotenza si trasformò in rabbia, una furia che cresceva dentro di lui come un fiume in piena. La sua voce si alzò in un grido di disperazione, accompagnato dal lancio del libro che giaceva sul comodino. Cerbero, il fedele cane, che fino a quel momento aveva seguito ogni suo movimento, si zittì di colpo, nascondendo la sua coda tra le gambe e fuggendo fuori dalla stanza.

La furia lasciò spazio all'angoscia, e Luca si ritrovò seduto ai piedi del letto, le mani strette tra i capelli, cercando di trattenere i singhiozzi che gli solcavano il petto. Sembrava passasse un'eternità, ma quando finalmente si rialzò per riprendere la sua routine quotidiana, l'orologio della cucina segnava solo le 7:05, appena cinque minuti dopo che la sveglia lo aveva strappato al suo tormento.

Il libro, ancora chiuso e immobile sulla moquette, sembrava nascondere segreti più grandi di quanto le sue pagine potessero rivelare, un enigma da risolvere in un futuro incerto. Ma Luca sapeva che, per quanto avesse amato Eleonora, il vero mistero risiedeva nel suo cuore, in quel mix di emozioni complesse che ora lo tormentavano mentre cercava di riportare un po' di normalità nella sua vita.

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