CAPITOLO 8

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Potevo assaporare la sua paura, dolce come la vendetta.

"Sono tuoi, ma abbassa quella dannata pistola! "mi urlò isterica. Così feci, abbassai l'arma e la posai sullo scaffale vicino alla porta, lasciandole il passaggio libero.

"Vattene." le intimai, e la signora Lodovico fu ben lieta di obbedire. La osservai mentre lasciava la camera a passi svelti, il ticchettio dei suoi tacchi echeggiava sul pavimento.

Mi fiondai sul letto. La tensione si stava finalmente allentando. Mi sentivo esausta e in poco tempo mi assopii profondamente. Era tutto finito. Ogni mia preoccupazione stava lentamente scivolando via.

D'un tratto, il rumore della porta che si chiudeva mi strappò dall'oasi mentale in cui mi ero rifugiata. Il suono era secco e metallico, contrastando con il silenzio della stanza. Per un attimo pensai che la signora Lodovico fosse tornata indietro per rimangiarsi la parola, ma non poteva essere lei: se n'era andata sbattendo la porta e non avrebbe potuto aprirla nuovamente.

Qualcuno di estraneo era entrato.

Luca sentì il cuore battere più forte nel petto mentre ascoltava la voce della segretaria di Roberto Brancacci dall'altro capo del telefono. Era come se ogni fibra del suo essere fosse improvvisamente in allerta, consapevole che si stava avvicinando a una svolta cruciale nella loro ricerca della verità.

"Sofia," rispose Luca, cercando di mantenere la calma nonostante l'agitazione che lo pervadeva. "Concordo. Avevo proprio bisogno di parlare con Roberto."

Emilia lo guardò, i suoi occhi brillavano di determinazione mentre si preparavano mentalmente per l'incontro imminente con l'uomo che sembrava tessere una tela intricata di inganni intorno a loro.

"Perfetto! E' disponibile tra un'ora, signor Salzano?" disse lei con voce fintamente allegra, ma Luca poté percepire un sottotesto di tensione nella sua tonalità. "Il signor Brancacci l'aspetta nel suo ufficio." Luca annuì, anche se sapeva che la donna non poteva vederlo attraverso il telefono. "Va bene, saremo lì."

Chiuse il telefono e lo guardò, cercando di leggere l'espressione di Emilia. Lei lo guardò negli occhi, e lui poté vedere una miscela di tensione e preoccupazione nei suoi sguardi.

"Emilia, non so di cosa voglia parlarmi," disse Luca, sentendo il peso della situazione cadere sulle sue spalle.

Lei annuì, la sua mascella serrata in una stretta di determinazione. "È strano. Dobbiamo stare un passo avanti a Roberto e scoprire in anticipo le sue mosse, a qualunque costo."

Si diressero verso l'auto, con la mente concentrata sull'incontro imminente che li attendeva. Non sapevano cosa avrebbero scoperto, ma erano determinati a non arrendersi finché non avessero portato alla luce tutti i segreti nascosti nel buio.

Mentre si allontanavano dal bar, il sole calante proiettava lunghe ombre sul selciato di pietra della piazza. Il vento primaverile sibilava tra gli alberi, portando con sé una sensazione di incertezza e di promessa di cambiamento imminente.

A bordo dell'auto, il silenzio avvolse Luca ed Emilia mentre percorrevano le strade di Ferrara. L'atmosfera era carica di tensione, e il ticchettio del motore sembrava il battito accelerato dei loro cuori.

"Emilia," disse Luca, rompendo il silenzio, "siamo veramente pronti per questo? Non sappiamo cosa ci aspetta, e potrebbe essere molto pericoloso. Non sappiamo nulla di tutta questa storia. Io non voglio metterti in pericolo. Ti prego, lascia che vada da solo."

Emilia lo guardò con determinazione. "Luca, non possiamo tornare indietro ora. Abbiamo un'opportunità unica di scoprire la verità e non possiamo lasciarcela sfuggire. Dobbiamo andare avanti, indipendentemente dalle conseguenze. E io...voglio esserci per te."

Ombre tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora