La donna giaceva immobile sul pavimento, cercando di riprendere fiato dopo l'aggressione subita. Mentre lottava per riacquistare la lucidità, udì dei passi leggeri che echeggiavano nella stanza. Erano diversi dai passi pesanti e minacciosi dell'uomo che l'aveva attaccata; questi erano più delicati, quasi furtivi.
Il cuore della donna si fermò per un istante mentre tentava di discernere chi potesse essere lì con lei. Il terrore la avvolse di nuovo, ma insieme ad esso emergé una spruzzata di speranza. Forse c'era qualcuno lì che poteva aiutarla, che poteva offrirle una via d'uscita da quell'incubo.
Nella sala d'interrogatorio, l'aria era pesante di tensione. Matteo sedeva con le mani serrate sui braccioli della sedia, il viso pallido e gli occhi fissi su un punto indefinito del tavolo di metallo di fronte a lui. L'ispettore capo lo osservava attentamente, cercando un varco nel muro di silenzio che Matteo aveva eretto intorno a sé.
"Matteo, sappiamo che sei coinvolto. Abbiamo le prove," disse l'ispettore, la voce ferma ma non aggressiva. "È inutile continuare a negare. Parlami, per il tuo bene."
Matteo strinse le labbra, scosse la testa e distolse lo sguardo. "Non capite. Non è come pensate. Io volevo solo ciò che era mio di diritto."
L'ispettore sospirò, appoggiando le mani sul tavolo. "Cosa intendi dire? Cos'è che pensi ti spettasse di diritto?"
Matteo rimase in silenzio, il suo sguardo ora rivolto verso la porta chiusa. Il ticchettio dell'orologio era l'unico suono nella stanza, un costante promemoria del tempo che passava.
"Matteo, collaborare potrebbe fare la differenza. Se ci dici la verità, possiamo aiutarti," insistette l'ispettore, aumentando leggermente la pressione nella voce.
Matteo scosse di nuovo la testa, la sua voce era un sussurro spezzato. "Non potete capire. Nessuno può capire. Io volevo solo ciò che era mio di diritto."
L'ispettore capo si piegò in avanti, il volto a pochi centimetri da quello di Matteo. "E cos'era questo, Matteo? Di cosa stai parlando? Soldi? Potere? Qualcosa di più personale?"
Matteo aprì gli occhi, fissando l'ispettore con uno sguardo carico di rabbia repressa. "Lui ha causato la mia rovina ancor prima che nascessi. Tutta la mia vita è stata segnata dal modo in cui esercita il potere sugli altri."
L'ispettore fece un cenno, comprensivo. "E questo ti ha portato a fare quello che hai fatto? Matteo, tu hai ucciso una donna."
Matteo sgranò gli occhi e rimase in silenzio, ma il suo sguardo parlava da solo. L'ispettore decise di cambiare approccio, cercando di avvicinarsi al cuore della questione.
"Matteo, ascolta," disse l'ispettore con tono più dolce, cercando di creare un ponte empatico. "Cosa è successo quella notte? So che c'è più di quanto appaia. Chi era quella donna per te?"
Matteo deglutì, il volto segnato da un misto di angoscia e rimpianto. "Non doveva finire così. Lei... Eleonora era solo un'innocente coinvolta nei giochi di potere di mio padre. Non avevo intenzione di farle del male. Volevo solo che lui capisse, che pagasse per tutto ciò che aveva fatto."
L'ispettore si sporse in avanti, la voce calma e rassicurante. "Quindi è stato un incidente? Stavi cercando vendetta su tuo padre e lei è stata coinvolta?"
Matteo annuì lentamente, le lacrime che cominciavano a scendere lungo le guance. "Non riuscivo più a sopportare il peso del suo disprezzo. Ho pensato che se avessi colpito lui attraverso ciò che amava di più, forse avrei trovato la pace. Ma Eleonora non meritava di essere una pedina nel mio piano."
L'ispettore annuì, prendendo nota di ogni parola. "Matteo, questo è importante. Devi raccontare tutto ciò che sai, tutto ciò che è successo. Sappiamo che Roberto Brancacci ha recentemente modificato il proprio testamento in favore di Elena de Santis."
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Ombre tra di noi
Mystery / ThrillerLuca Salzano ha perso tutto nella vita: la moglie, la reputazione e ogni speranza per il futuro. Ora, gli resta solo un'ossessione: scoprire il vero assassino e ottenere vendetta. In un mondo dove la vendetta per amore si confonde con la giustizia...