CAPITOLO 16

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Una sensazione di apprensione mista a speranza la invase mentre aspettava, sperando che questa nuova arrivata fosse lì per aiutarla e non per aggiungere altro pericolo alla sua già precaria situazione.

Poi, la voce femminile si fece udire, confusa e piena di angoscia. "Non doveva succedere," mormorò, il tono carico di rimpianto e disperazione.

La donna intuì che stava parlando con se stessa. Ciò che era chiaro era che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quella stanza, qualcosa di cui la voce femminile si pentiva amaramente.

L'aria nella stanza si fece pesante, come se ogni respiro fosse un peso da sopportare. Il silenzio, denso e opprimente, avvolgeva i presenti in un'atmosfera carica di tensione, rendendo persino il ticchettio dell'orologio sul muro udibile come un martello pneumatico. Nessuno osava muoversi, quasi temessero che il minimo movimento potesse far scoppiare la bolla di angoscia in cui erano immersi.

I muscoli di Roberto erano tesi come corde di violino pronte a essere suonate, visibili attraverso la pelle pallida che ne sottolineava i contorni. Il suo volto, solitamente impassibile, era ora una maschera di contrastanti emozioni: la determinazione gli animava gli occhi, ma il terrore si insinuava nelle pieghe del suo volto, tradendo la sua ansia interiore.

"Il ragazzo è sotto shock e non sa cosa dice," intervenne Roberto con voce soffocata, come se temesse che le sue parole potessero destabilizzare un equilibrio già precario. Ma l'ispettore non sembrava disposto a cedere così facilmente di fronte a un'argomentazione così debole.

Lo guardò con un'aria corrucciata, le sopracciglia aggrottate in segno di irritazione, mentre le linee del suo volto si increspavano in un'espressione severa. "Stia al suo posto, signor Brancacci, appena sarà finita questa storia le conviene cercarsi il miglior avvocato che esista" rispose con voce tagliente, il tono autoritario squarciava l'aria carica di tensione. "Matteo è importante che tu risponda. Chi subirà le conseguenze? Chi è questa 'lei'?"

Le parole dell'ispettore erano come colpi di frusta, fendendo l'aria con una ferocia che lasciava tutti senza fiato. Gli sguardi si incrociavano nervosamente, mentre l'enigma dietro quelle parole continuava a tessere la sua tela oscura, avvolgendo tutti in un vortice di incertezza e paura.

Matteo, con il petto che si sollevava ansiosamente, fece per aprire bocca, ma fu interrotto da Roberto che gli posò una mano sulla spalla con gesto deciso, frenandone l'impeto. La mano di Roberto trasmetteva calore e sostegno, una sorta di conforto silenzioso che cercava di trasmettere al giovane la forza di resistere alla pressione dell'interrogatorio.

"Matteo, aspetta," sussurrò Roberto con voce tremante, il suo respiro affannato quasi udibile nell'aria carica di tensione. Cercò di calmarlo con uno sguardo compassionevole, comunicandogli con lo sguardo che doveva mantenere la calma e ragionare con lucidità prima di rispondere. Matteo lo guardò con occhi spalancati, pieni di paura e confusione, ma alla fine annuì, comprendendo l'importanza di non lasciarsi trascinare dall'impeto delle emozioni.

Nel frattempo, l'ispettore, osservando la scena con un misto di impazienza e scetticismo, sbuffò leggermente prima di rispondere a Roberto. Il suo sguardo freddo scrutava attentamente ogni movimento, cercando segni di debolezza o incertezza. "Signor Brancacci, capisco le sue preoccupazioni, ma la situazione è critica. Abbiamo bisogno di risposte ora, non possiamo permetterci di rimandare."

Era Matteo stesso che, nonostante il torpore della paura che gli attraversava il corpo, fece un timido tentativo di parlare, ma Roberto, con una mossa rapida, lo fermò. "Aspetta, Matteo," sussurrò con voce sommessa, fissandolo negli occhi. "Prima devi pensare bene a ciò che dirai."

Ombre tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora