Prologo

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Apro gli occhi mentre la sveglia delle cinque e mezza suona. Il mio collega si stiracchia accanto a me. Ieri sera abbiamo discusso un caso pro bono fino a tarda notte, accompagnati da una bottiglia di Chianti. Ci siamo lasciati trasportare un po' oltre il lavoro.

Cosa possiamo dire? Lui è un associato, io lo diventerò a breve. È stato il mio mentore: spietato e freddo, il migliore da cui potessi apprendere. Ora, però, sono diventata più brava. Ovviamente, lui ha l'esperienza dalla sua parte e il potere decisionale. L'unico difetto? È sposato. Sono innamorata? Assolutamente no. Sono semplicemente attratta dalle cause impossibili. È sempre stato così. Il mio primo amore era gay. Il secondo abitava a Parigi. I ragazzi impegnati sono una calamita per me e li preferisco: non rompono troppo le scatole ma, quando ci sono, ti danno le attenzioni giuste.

Guardo la schiena nuda di Derek, il lenzuolo verde petrolio gli copre appena il fondoschiena tonico. Per un uomo di 45 anni li porta davvero bene: fisico massiccio e muscoloso, capelli neri con qualche filo bianco che, a mio parere, lo rendono ancora più affascinante. Mi piego su di lui e gli bacio la schiena. Il suo sospiro mi fa capire che è sveglio. Ormai abbiamo questa relazione clandestina da due mesi e presto la terminerò. Appena mi faranno associata, dichiarerò la nostra fine. Lui ha potere decisionale, ma i risultati che ho portato allo studio mi rendono degna di quel ruolo. Prendo il telecomando e apro le tende che oscurano le vetrate della stanza: la vista di Manhattan mi dà il buongiorno. I giorni si ripetono sempre uguali: mi sveglio in compagnia o da sola, bevo il mio caffè, faccio un'ora di palestra, una colazione abbondante, tribunale, ufficio, bar, sesso, e poi mi addormento.

"Derek, alzati. Tua moglie sta rientrando da Washington proprio in questo momento e io devo essere in aula tra quattro ore." Il suo braccio mi riporta giù sul letto.

"Mia moglie non rientra fino a stasera e tu hai ancora quattro ore da dedicarmi. Quindi," mi bacia la pelle nuda della spalla, "ora ti farò essere sul punto di venire per poi non essere minimamente soddisfatta." Mi afferra i capelli neri e fa in modo che la mia testa si pieghi verso di lui. "Abbiamo appurato che diventi molto brava quando sei insoddisfatta. Solo se vinci la causa riceverai la tua ricompensa." La sua mano libera inizia a solleticarmi il capezzolo.

Quattro ore dopo sono un fascio di nervi. Sei ore dopo vengo soddisfatta da Derek nel mio nuovo ufficio. Sono un'associata. La testa di Derek è tra le mie gambe, seduto sulla mia sedia di pelle. Si sta concentrando sul mio clitoride in modo metodico e professionale. Il mio assistente è già seduto alla sua scrivania davanti alla mia porta, incaricato di non far entrare assolutamente nessuno nel mio bellissimo ufficio. Finalmente ho raggiunto il posto che mi merito. A pranzo vedo i miei genitori per dare loro la buona notizia, li renderò fieri di me.

"Derek Sloan!" Una voce che conosciamo entrambi benissimo ci coglie di sorpresa. Ero talmente concentrata a godere della mia vita e delle abilità di lingua dell'uomo che ho tra le gambe, che non ho sentito la porta aprirsi.

"Mi scusi...Cazzo!" Avery. La signora Murphy, della Murphy e Associati, il mio capo, colei che ha permesso la mia promozione, nonché moglie di Derek, è appena entrata nel mio studio.

"Amanda! Non è come sembra!" Io e lei fissiamo uno dei più importanti avvocati dello stato giustificarsi in questo modo con sua moglie. È senza camicia, con i miei umori ancora sulle labbra, i capelli scompigliati e il cazzo duro tra le mani.

Io esplodo in una risata. Non riesco a trattenermi: una delle risate più sincere e folli esce da me.

"Signorina Thompson, può liberare la sua scrivania. Non è più ben accetta nello studio e le renderò impossibile lavorare in tutto lo stato. Buona fortuna, Roxenne." Non mi degna nemmeno di uno sguardo, troppo concentrata sul suo futuro ex marito. "Avery, impacchetta tutto e spedisciglielo a casa." Si slaccia la giacca bianca del completo pantalone e raccoglie le mie mutandine da terra. "Queste immagino ti servano."

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