16 Roxenne

14 1 0
                                    

Mi lascio cadere sul letto della mia stanza al Lintel, il vecchio motel polveroso dove alloggio da qualche giorno. Il neon rosso fuori dalla finestra lampeggia senza ritmo, proiettando ombre irregolari sulle pareti. La luce fioca del telefono è l'unica cosa che mi tiene compagnia in questa notte silenziosa. Scorro con le dita sullo schermo, leggo i messaggi di Logan e sorrido, sapendo bene che lui sta cercando di essere malizioso.

Logan: "Se fossi lì con te, non ti lascerei dormire nemmeno un minuto."

Rido sotto il respiro, alzando gli occhi al soffitto. È sempre lo stesso gioco con lui: battute, provocazioni, quel tipo di tensione che ti fa sentire viva per un attimo. **Logan il Ranchero**, come lo chiamo io, è divertente, sicuro di sé, e sa esattamente come stuzzicarmi. Eppure, c'è qualcosa che mi manca, come un vuoto che lui non riesce a colmare, nonostante le sue parole piene di allusioni.

Digito una risposta breve, lasciando spazio a un gioco che non mi prende veramente.

**Io**: "Forse non voglio dormire."

Appena invio il messaggio, mi giro su un fianco, la mente che già vaga altrove. Allungo il braccio verso il comodino, cerco distrattamente una sigaretta, quando un rumore familiare mi strappa dal torpore. Il rombo di una moto. La vibrazione profonda di una Harley che risuona nell'aria ferma della notte.

Mi avvicino alla finestra, scostando leggermente la tenda per guardare fuori. Ed eccolo lì. Austin.

Il cuore mi fa uno strano balzo nel petto, e in un istante tutto quello che stavo pensando prima scompare. Logan, i messaggi, quel gioco stanco e prevedibile... tutto sfuma, lasciando solo il rumore sordo della moto che si spegne e la figura di Austin che scende.

Le sue mani si muovono con sicurezza mentre si sfila il casco, i capelli spettinati che gli ricadono sulla fronte. È come la prima volta che l'ho visto, al ranch di John. Era arrivato senza fare troppo rumore, ma l'avevo notato subito. C'era qualcosa in lui che attirava lo sguardo, una sorta di magnetismo che non riuscivo a spiegare, qualcosa che andava oltre l'apparenza.

E ora è qui, davanti al Lintel, come se ci fosse stato un filo invisibile a condurlo dritto da me.

Mi stacco dalla finestra, il respiro un po' più corto di quanto dovrebbe essere. Mi passo una mano tra i capelli, cercando di scacciare la strana tensione che mi ha colto. *È solo Austin*, mi dico, ma la voce nella mia testa non riesce a suonare convincente.

Decido che ho bisogno di una doccia.

L'acqua inizia a scorrere mentre mi tolgo i vestiti lentamente, lasciando cadere il vestito bianco che ho indossato al bar sul pavimento. Mi sento ancora addosso il suo sguardo di poche ore fa, quel modo in cui mi ha guardato, come se avesse visto qualcosa che neanche io sapevo di avere.

Logan, il Ranchero, sarebbe probabilmente nei miei pensieri ora. Avrebbe dovuto esserci lui, con i suoi messaggi provocanti e le sue promesse non dette. Ma invece, l'immagine che si insinua nella mia mente è quella di Austin, che si avvicina a me sotto le luci blu del bar, con quello sguardo intenso che mi ha bloccato.

L'acqua è calda, avvolgente, e chiudo gli occhi, lasciando che il vapore riempia la stanza. Ma invece di pensare a Logan, invece di giocare mentalmente con le sue battute e immaginare il suo corpo accanto al mio, mi trovo a pensare a Austin. Alle sue mani, alle sue spalle larghe, al modo in cui il suo viso si avvicinava al mio mentre ballavamo. Il suo tocco non era invadente, non era una pretesa, ma c'era un'intimità che mi ha lasciata senza parole, qualcosa che mi ha colpito più profondamente di quanto avrei mai voluto ammettere.

Le mani mi scivolano sui fianchi, seguendo il percorso dell'acqua, ma è come se fossero le sue. La mia mente torna a quel momento sulla pista da ballo, a come ci siamo mossi insieme senza dire una parola. Il suo respiro vicino al mio orecchio, il suo odore – un misto di cuoio e qualcosa di più terroso, più reale – che mi avvolgeva.

Sento un brivido lungo la schiena, e non è per l'acqua che scorre. *Non dovrei pensare a lui in questo modo*, mi dico, ma la verità è che non riesco a smettere. C'è qualcosa in Austin che mi ha sconvolto, qualcosa che mi sta tirando verso di lui come una corrente sotterranea, lenta ma inesorabile.

Apro gli occhi, lasciando che l'acqua mi bagni il viso, cercando di scacciare via quei pensieri. Mi concentro sulla sensazione dell'acqua calda sulla pelle, cercando di riprendere il controllo, ma è inutile. Le immagini di Austin mi invadono comunque. Lui che scende dalla Harley con quella calma disarmante, lui che mi guarda come se vedesse attraverso ogni mia maschera, come se sapesse qualcosa di me che io stessa ancora non ho capito.

Mi passo una mano sui capelli bagnati, cercando di riportarmi alla realtà. Devo smettere di pensare a lui. È solo un ragazzo che ho incontrato per caso, un tipo solitario che sembra non appartenere a nessun posto, proprio come me.

Ma poi mi rendo conto che forse è proprio questo il problema. Forse è questo che mi attira di lui. Quella solitudine, quel senso di essere fuori posto nel mondo, lo stesso che provo io ogni volta che mi fermo a riflettere troppo a lungo.

Spengo l'acqua e mi avvolgo in un asciugamano, guardandomi allo specchio appannato. Respiro profondamente, cercando di allontanare quei pensieri, ma so che è inutile. Austin è già dentro la mia testa, e non so come tirarlo fuori.

RenegadesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora