9 Roxenne

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La mattina dopo, il sole filtra dalle tende, portando con sé una luce calda e dorata che inonda la stanza. Apro lentamente gli occhi, ancora avvolta in quella sottile sensazione di sicurezza che mi ha cullata durante la notte. Accanto a me, Jhon dorme ancora profondamente, il viso rilassato e sereno, come se anche lui avesse trovato una tregua temporanea dai pensieri che lo affliggono.

Mi sollevo dal letto con delicatezza, cercando di non svegliarlo. Mi dirigo verso la cucina, dove il profumo del caffè appena fatto mi accoglie come un abbraccio. La casa è silenziosa, un silenzio che mi dà un senso di pace, una pausa necessaria dal tumulto della sera precedente.

Mentre preparo una tazza di caffè, sento dei passi leggeri dietro di me. Mi giro e vedo Jhon, ancora assonnato, che si avvicina con un sorriso stanco ma affettuoso. "Buongiorno," sussurra, posando una mano sulla mia spalla e lasciandomi un dolce bacio sulla tempia.

"Buongiorno," rispondo, offrendo una tazza anche a lui. Sorseggiamo il caffè in silenzio, un silenzio che non ha bisogno di essere riempito di parole. È una quiete che entrambi accogliamo con gratitudine, un momento di normalità in mezzo al caos.

Sentiamo il motore del pick-up, entrambi ci voltiamo verso la finestra che dà sul viale d'accesso.
Logan scende con passo rapido e preoccupato. Non appena varca la soglia, i suoi occhi scansionano la stanza, cercando me. L'ansia e la preoccupazione sono evidenti sul suo volto.

"Roxenne, stai bene?" chiede, la voce carica di apprensione mentre si avvicina a grandi passi. Senza aspettare una risposta, mi tira in un abbraccio stretto, come per rassicurarsi che sia davvero lì e al sicuro. Mi lascio andare tra le sue braccia, sentendo il calore e la sicurezza del suo abbraccio. "Ho saputo tutto," mormora Logan, con un tono basso e carico di emozione. "Se mi viene sotto le mani, lo uccido."

Mi stacco leggermente da lui, cercando di mascherare l'emozione che minaccia di travolgermi di nuovo. "Grazie, Logan, ma Austin ci ha già pensato" ripenso alla furia e allo sguardo carico di schifo e odio mentre colpiva e colpiva e colpiva quell'uomo.

Grace entra trafelata, con il viso segnato da lacrime non ancora asciugate. Senza dire una parola, corre verso di me e si getta tra le mie braccia, scoppiando in un pianto dirotto. Colta di sorpresa, l'abbraccio stretta, accarezzandole i capelli in un gesto rassicurante.
Sentendo la forza delle sue emozioni "Grace, non è successo nulla" le dico con un tono dolce ma fermo mentre le accarezzo la testa.
La mia rassicurazione sembra calmare un po' Grace, che annuisce, asciugandosi le lacrime e abbozzando un debole sorriso.

Alla fine, mi hanno solo palpeggiata. Poteva andare molto peggio, e non voglio che la situazione degeneri ulteriormente. Non dovrebbe accadere nemmeno quello e mi sono sentita comunque violata ma la mia vita non può fermarsi a quello.

"Capisco," dice infine Logan, con una voce che tradisce una leggera malinconia. "Sai che sei sempre il benvenuto qui, Austin. Ma se senti che è il momento di andare, non possiamo fermarti."

Austin annuisce, il suo sguardo si addolcisce per un istante. "Apprezzo davvero la vostra comprensione," risponde, la sua voce è più bassa, quasi un sussurro. "Ho bisogno di vedere nuovi posti, di staccare per un po'."

La sua dichiarazione sembra essere una conclusione inevitabile, un addio non detto che aleggia nell'aria. Io rimango in silenzio, cercando di assorbire la notizia. Nonostante tutto, una parte di me è sollevata. Forse è meglio così, meglio chiudere questa parentesi con un arrivederci che con un addio drammatico.

L'atmosfera si rilassa un po', con una strana combinazione di tristezza e sollievo. Il rumore del caffè che si raffredda nella tazza e il leggero fruscio del vento fuori dalla finestra sono gli unici suoni che accompagnano i nostri pensieri.

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