La musica nel bar si mescola con il ronzio del chiacchiericcio dei clienti e i miei pensieri annebbiati dalla tequila. Sono appoggiata al bancone, il bicchiere ormai vuoto, mentre il ragazzo messicano di fronte a me continua a parlarmi con un sorriso malizioso. È alto, con la pelle dorata dal sole del deserto e i capelli neri come il carbone, che gli ricadono disordinati sulla fronte. I suoi occhi scuri brillano sotto le luci blu del bar, e quel sorriso, sì, quel sorriso da donnaiolo che sembra sapere già come finirà la serata.
Non è che mi dispiaccia essere guardata in quel modo. Il suo sguardo mi percorre con una sfacciata sicurezza, come se fosse certo di aver già vinto il gioco. Indossa una camicia bianca leggera, aperta sul petto abbronzato e muscoloso, e i suoi jeans aderenti sono perfetti per evidenziare le sue gambe lunghe e sicure. È affascinante, c'è poco da dire. Ma mentre continua a parlare, facendomi domande a cui rispondo con mezza attenzione, sento che qualcosa non va. Il mio pensiero vaga altrove, verso qualcuno che non è lui.
"Allora, Roxenne," dice, il suo accento messicano che rende il mio nome un suono più morbido, "ti piace la musica qui?"
Gli rispondo con un sorriso vago, mentre mi concentro per cercare di restare presente. "È decente," dico, ma la mia voce tradisce la distrazione. La tequila che ho bevuto inizia a fare effetto, rendendomi un po' più sciolta, ma anche un po' più vulnerabile. Mi guardo intorno, cercando qualcosa che non riesco a identificare.
È allora che La Mordidita di Ricky Martin inizia a suonare, il ritmo latino travolgente che si diffonde nell'aria. Il ragazzo messicano sorride ancora di più, come se quella fosse la sua canzone, e prima che io possa dire o fare qualcosa, mi prende per mano e mi trascina verso il centro della pista.
"Balliamo, hermosa!" dice ridendo, il suo sorriso pieno di quella sicurezza sfacciata che solo certi uomini sanno portare. Le sue mani si posano sui miei fianchi con naturalezza, mentre iniziamo a muoverci al ritmo della musica. È bravo a ballare, lo devo ammettere. Il suo corpo si muove con una fluidità sorprendente, e mi guida con destrezza.
Mi sento leggera, l'alcol mi fa sentire più libera, più disinvolta. Ma c'è una parte di me che rimane distratta, come se stessi aspettando qualcos'altro. Qualcun altro.
Improvvisamente, lo sento. Un cambiamento nell'aria, una presenza che è inconfondibile, anche senza vederla. Un brivido mi percorre la schiena, e mi fermo un attimo. Il mio sguardo si sposta oltre il ragazzo di fronte a me, e lo vedo. Austin.
Sta lì, fermo all'ingresso del bar, come un'ombra tra la folla. I suoi capelli biondi, spettinati e arruffati dal casco, gli ricadono sulla fronte in ciocche disordinate, dandogli quell'aria selvaggia che non riesco a togliermi dalla testa. Indossa una maglietta bianca che gli aderisce al corpo, rivelando ogni muscolo delle spalle e del petto. Ogni respiro che prende sembra far tendere quel tessuto sottile, accentuando la sua fisicità con una naturalezza disarmante.
I suoi jeans slavati, logori e consumati, si adattano perfettamente alle sue gambe forti, raccontando la storia di ogni miglio percorso sulla sua Harley. E i suoi stivali da biker, pesanti e segnati dal tempo, risuonano sul pavimento con ogni passo deciso che fa nella mia direzione. Non stacca gli occhi da me, e il mio cuore batte più forte. Sento l'adrenalina salirmi addosso, un misto di desiderio e tensione che mi lascia quasi senza fiato.
Il ragazzo messicano continua a muoversi, ignaro di ciò che sta per accadere, le sue mani ancora sui miei fianchi. Ma poi, prima che possa rendermene conto, sento altre mani su di me. Le mani di Austin.
Sono sicure, forti, e si posano sui miei fianchi con una fermezza che non ammette repliche. Non mi sta ancora toccando del tutto, il suo corpo è a pochi millimetri dal mio, ma la sua presenza è così travolgente che sento come se mi avesse avvolta completamente. Il ragazzo messicano capisce immediatamente. Fa un passo indietro, con un sorriso che sembra dire "questa partita è persa", e si allontana, lasciandomi sola con Austin.
Non faccio nulla per fermarlo.
La musica continua a suonare, il ritmo incalzante riempie l'aria, ma ora tutto sembra essere sfumato. Il mondo intorno a noi è svanito, lasciandoci soli. Austin si muove con me, guidandomi senza bisogno di parole, i suoi fianchi che seguono il ritmo dei miei, i suoi movimenti lenti e sicuri. Non mi tocca direttamente, ma ogni parte del suo corpo sembra comunicare con la mia.
Sento il suo respiro caldo sul collo, il suo petto che si avvicina e si allontana dalla mia schiena, senza mai sfiorarmi davvero. Il suo viso è così vicino al mio che potrei girarmi e sentirlo contro le mie labbra, ma non lo faccio. Il suo silenzio parla più forte di qualsiasi parola, e io mi lascio trascinare in questa danza magnetica, completamente immersa in lui.
Le sue mani si stringono leggermente sui miei fianchi, facendo sentire ogni millimetro di quel contatto. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di mantenere il controllo, ma è impossibile ignorare l'effetto che mi fa. Ogni respiro, ogni movimento mi lascia senza fiato, e la mia mente si svuota di ogni pensiero che non sia lui.
Poi, all'improvviso, Austin rompe il silenzio. La sua voce è bassa, roca, un sussurro che si perde tra il rumore della musica e il battito accelerato del mio cuore. "Ti piace essere seguita, Roxenne?"
Il mio cuore salta un battito, e un sorriso mi sfugge, anche se non posso vederlo. Mi giro appena, abbastanza per guardarlo negli occhi, ma non abbastanza per rompere la tensione tra di noi. Le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie, così vicine che potrei sentirne il calore, ma ancora così distanti.
"Non mi sembra di averti chiesto di seguirmi," rispondo, il tono leggermente provocante. Non voglio che sappia quanto mi fa perdere il controllo.
Lui sorride, quel sorriso mezzo storto che sembra sempre sapere più di quanto dovrebbe. "No, non l'hai fatto. Ma non sembri nemmeno dispiaciuta."
Le sue mani si muovono leggermente, stringendomi un po' più forte, e sento un altro brivido percorrermi la schiena. Cerco di mantenere il controllo, di non lasciargli vedere quanto mi stia togliendo ogni certezza. Ma è difficile, impossibile, con lui così vicino.
"Forse non lo sono," rispondo piano, la mia voce appena un sussurro.
Le sue dita si muovono sui miei fianchi, tracciando linee invisibili sulla mia pelle, e io sento la mia resistenza crollare. Austin si avvicina ancora di più, il suo respiro caldo che mi sfiora l'orecchio, e poi mi sussurra, con una calma che mi fa impazzire: "Se ti fermassi adesso... mi seguirai tu, allora?"
Rido piano, cercando di non lasciarmi sopraffare. Scuoto la testa, come se la sua domanda fosse ridicola, anche se dentro di me sento che ha già vinto. "Non sono il tipo che segue, Austin."
Lui mi guarda per un lungo momento, e poi il suo sorriso si allarga. "No, non lo sei," dice lentamente, "ma sei il tipo che non dice mai di no a una sfida."
Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. Sa esattamente come prendermi, sa esattamente cosa dire per farmi perdere l'equilibrio. E io, per quanto cerchi di resistere, so che ha ragione.
Mi volto leggermente verso di lui, i nostri volti così vicini da poter contare ogni respiro. "Cosa vuoi da me, Austin?" chiedo, la mia voce appena un sussurro, carica di una tensione che non posso più ignorare.
Lui mi fissa, i suoi occhi nei miei, e per un attimo sembra che stia cercando le parole giuste. Poi, senza mai distogliere lo sguardo, sussurra: "Voglio vedere cosa fai quando smetti di nasconderti."
E con quelle parole, tutto dentro di me si spezza.
Chiudo gli occhi per un momento, lasciandomi andare completamente, sentendo il calore del suo corpo, il ritmo della musica che ci circonda, e capisco che, per quanto possa lottare, questa è una sfida che non posso vincere.
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Renegades
ChickLitRoxenne, motociclista appassionata, perde il lavoro e decide di intraprendere un viaggio in solitaria negli Stati Uniti sulla sua Harley Davidson, alla ricerca di una nuova direzione nella vita. Durante il viaggio, incontra ripetutamente Austin, anc...