2 Austin

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Mi fermo sul ciglio della strada polverosa, il motore della mia Harley Davidson ruggisce sotto di me come un richiamo alla libertà. Il sole al tramonto proietta lunghe ombre attraverso la prateria texana, tingendo tutto di un arancio crepuscolare. Quel paesaggio desolato rispecchia perfettamente il mio stato d'animo, come se la natura stessa avesse deciso di rispecchiare il vuoto che sento dentro.

Sono passati solo pochi mesi da quando la mia vita è stata sconvolta. La perdita ha spezzato qualcosa di fondamentale in me. Ogni risata, ogni gioia, ogni senso di speranza è svanito in un istante, lasciandomi nudo e vulnerabile di fronte a un dolore che non riesco a comprendere né a gestire. È come se un pezzo di me fosse stato strappato via senza preavviso, lasciandomi a combattere contro un abisso di angoscia e rimpianto.

Non so spiegare perché, ma una mattina mi sono svegliato e ho sentito il bisogno irresistibile di fuggire. Senza dire una parola, ho fatto la valigia, ho preso le chiavi della Harley e mi sono messo in viaggio. Ho lasciato tutto, ogni cosa che mi ricordava la vita che conoscevo. Le lacrime, le implorazioni, i momenti di disperazione, mi hanno tormentato durante i primi chilometri, ma poi, chilometro dopo chilometro, quel dolore acuto si è trasformato in una sorta di torpore.

Adesso sono solo, perso in un vasto nulla, cercando di ritrovare un senso alla mia esistenza. Ogni miglio percorso è un tentativo di lasciarmi alle spalle il peso insostenibile del passato, ma so che non è così semplice. La perdita è con me in ogni momento, nei sogni, nei pensieri, nei ricordi che affiorano quando meno me lo aspetto. Anche adesso, fermo su questa strada sconosciuta, posso quasi vedere il riflesso di quel vuoto nello specchietto retrovisore.

Passo una mano sulla barba ispida e trascurata. Ho bisogno di qualcosa, ma non so cosa. Spero che questo viaggio senza meta possa darmi le risposte che cerco, che possa aiutarmi a ritrovare me stesso. Ho lasciato tutto dietro di me, eppure non riesco a scrollarmi di dosso il senso di colpa. La mia fuga è stata un atto di codardia, ma forse, penso, è anche l'unica cosa che potevo fare per non impazzire del tutto.

Guardo l'orizzonte, il cielo che inizia a scurirsi e le prime stelle che timidamente fanno la loro comparsa. Prendo un respiro profondo e risalgo sulla Harley, accendendo la radio per cercare un po' di compagnia. Mentre il motore riprende a rombare e la Harley avanza lenta sulla strada sterrata, mi prometto che troverò un modo per andare avanti. Per me stesso, per quell'assenza che mi ha straziato, e soprattutto per quel vuoto che ora abita dentro di me.

E così, con il cuore pesante ma con una nuova determinazione, continuo il mio viaggio, sperando che da qualche parte, lungo quella strada infinita, possa trovare una ragione per ricominciare.

Mi trovo a pochi chilometri da Lake Travis quando scorgo un piccolo Bed and Breakfast lungo la strada sterrata. È un edificio modesto, circondato da alberi maestosi che si stagliano contro il cielo notturno. Decido che è il momento di fermarmi. Il sole è ormai tramontato da tempo, lasciando il posto a un cielo stellato che mi sovrasta come un mantello scuro.

Accosto la Harley e mi fermo davanti alla struttura. Il vento della notte scompiglia i miei capelli e mi rinfresca il viso. Sento l'odore del legno umido e del muschio, un profumo terroso che permea l'aria fresca della notte. Sono accolto da Jhon, il ragazzo che gestisce il B&B. È giovane, con un sorriso aperto e sincero che contrasta con il torpore che sento dentro di me.

"Benvenuto," mi saluta cordialmente, "hai fatto una lunga strada oggi?"

Annullo con un cenno del capo. Non sono veramente qui per fare chiacchiere, ma per trovare un rifugio temporaneo.

"Sei stanco," mi dice, come se possa leggere nei miei occhi l'ombra di angoscia che mi ha accompagnato lungo questo viaggio senza meta.

Mi accompagna alla mia stanza. È semplice ma confortevole, con un letto che sembra invitante e una finestra che si affaccia sul paesaggio notturno. Lo ringrazio e lo vedo allontanarsi lungo il corridoio, lasciandomi finalmente solo con i miei pensieri.

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