21 Austin

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Le grida di Roxenne mi scuotono brutalmente dal sonno. Le urla sono così strazianti e cariche di paura che mi sembrano provenire da un lontano incubo. Apro gli occhi, ma il buio intorno a me è denso e il mio corpo è pesante. Il torpore dell'alcool ha reso ogni movimento difficile e goffo. I battiti del mio cuore accelerano, e un senso di allerta comincia a penetrare nel mio stato di torpore.

Sforzandomi di aprire gli occhi completamente, mi accorgo che la stanza è avvolta in un buio profondo. Le urla continuano, e ora posso percepire che sono più vicine di quanto pensassi. Non riesco a capire subito cosa stia succedendo, ma l'angoscia che provano quelle grida è palpabile, e inizia a penetrarmi come un coltello affilato.

Mi alzo lentamente dal letto, le coperte che scivolano via e il pavimento freddo che mi fa sobbalzare. La mia testa è pesante e la mia visione è offuscata. Ogni passo che faccio sembra un'impresa titanica, e il mio corpo protesta con ogni movimento. Le grida si fanno sempre più forti, e una sensazione di panico crescente comincia a prendere piede.

Arrivo alla porta della mia stanza, il cuore che batte furiosamente. Apro la porta con una mano tremante e il corridoio davanti a me è buio e silenzioso, tranne per le urla strazianti che continuano a riverberare. Cammino a fatica lungo il corridoio, cercando di capire da dove provengano. Ogni passo sembra un enorme sforzo, e il mio corpo è impacciato dalla sbronza.

Quando arrivo alla fine del corridoio, vedo che la porta della stanza accanto è aperta. Le urla arrivano da quella direzione, e l'aria è carica di un'angoscia palpabile. Mi avvicino lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile. Le mie mani tremano mentre mi avvicino alla porta e mi sporgo per guardare dentro.

La scena che mi si para davanti è confusa e surreale. Vedo una figura femminile rannicchiata sul pavimento, con le mani strette sul volto e il corpo scosso da singhiozzi convulsi. Non riesco a distinguere i dettagli, ma la sua disperazione è evidente. Il mio cervello è inondato da una nebbia di confusione, e il senso di torpore dell'alcool rende tutto ancora più confuso.

«Hey!» grido, cercando di farmi sentire, ma la mia voce esce roca e debole. «Cosa sta succedendo?»

Roxenne non sembra accorgersi di me. Le sue urla continuano a riempire l'aria, e il panico che sento è crescente. Mi avvicino lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile. La mia mente è un caos di pensieri confusi, e cerco disperatamente di capire come posso aiutare.

La scena che mi si para davanti è confusa e surreale. Vedo una figura femminile rannicchiata sul pavimento, con le mani strette sul volto e il corpo scosso da singhiozzi convulsi. Non riesco a distinguere i dettagli, ma la sua disperazione è evidente. Il mio cervello è inondato da una nebbia di confusione, e il senso di torpore dell'alcool rende tutto ancora più confuso.

«Hey!» grido, cercando di farmi sentire, ma la mia voce esce roca e debole. «Cosa sta succedendo?»

La donna non sembra accorgersi di me. Le sue urla continuano a riempire l'aria, e il panico che sento è crescente. Mi avvicino lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile. La mia mente è un caos di pensieri confusi, e cerco disperatamente di capire come posso aiutare.

«Va tutto bene?» chiedo, cercando di mantenere la calma, anche se la mia voce tradisce il mio stato di agitazione.

Finalmente, la donna solleva lo sguardo verso di me, e i suoi occhi sono pieni di terrore. Il suo volto è rigato di lacrime, e il suo corpo continua a tremare. Il freddo nella stanza è palpabile e visibile mentre parlo. Sento il mio cuore battere forte, e l'angoscia che proviene dalla donna è contagiosa.

«Roxy parlami» rimane un sussurro quello che mi esce dalle labbra.

Ma lei sembra totalmente ancora vittima dei suoi demoni. Non mi da cenni, solo quello sguardo vitreo che mi fissa. Vede me?

Le sue mani si muovono in modo spasmodico, graffiando l'aria come se cercassero di respingere qualcosa di invisibile. Un suono strozzato le sfugge dalla gola, quasi un rantolo, e il gelo nella stanza sembra farsi più intenso. Mi inginocchio accanto a lei, il pavimento ruvido e gelido che preme contro le mie ginocchia.

"Roxenne, sono qui," mormoro, ma la mia voce è appena un soffio, smorzata dal nodo che mi stringe la gola. Cerco di afferrarle le mani, ma lei le ritrae di scatto, come se il mio tocco le avesse bruciato. Il suo corpo trema, scosso da singhiozzi che sembrano venire da un dolore troppo profondo per essere espresso a parole.

La osservo attentamente, e l'angoscia nel suo volto mi colpisce come una lama. I suoi occhi, pur spalancati, sembrano fissare un punto lontano, come se stesse guardando qualcosa che io non riesco a vedere. Non il presente, ma qualcosa sepolto nel passato.

"Roxenne," insisto, questa volta con più forza, cercando di scuoterla dalla sua trance. "Sono qui, sei al sicuro."

Non risponde. Le sue labbra si muovono appena, mormorando frasi sconnesse che non riesco a comprendere del tutto. Mi avvicino di più, cercando di captare meglio le sue parole. "No... lasciami... basta..." sussurra, il suo tono carico di un terrore che mi stringe il petto.

È un incubo, mi dico, ma uno di quelli che non svaniscono al risveglio. Uno di quelli che ti agguantano l'anima e ti trascinano indietro nel tempo. Non posso sapere cosa stia vedendo in questo momento, ma è evidente che non è qui, con me, in questa stanza. È altrove, imprigionata in qualche ricordo che la sta consumando.

Mi chino verso di lei, abbassando la voce. "Roxenne, ascoltami. Sei al sicuro. Qualunque cosa tu stia vedendo, è finita. Non sei più lì."

Per un istante, i suoi occhi sembrano mettersi a fuoco, come se le mie parole fossero riuscite a raggiungerla. Poi un nuovo singhiozzo scuote il suo corpo, e si stringe ancora di più su se stessa. Non so cos'altro fare. Mi sento impotente, e l'unica cosa che posso fare è restare lì, vicino a lei, lasciandole sentire che non è sola.

I minuti scorrono lenti, e finalmente il suo respiro inizia a rallentare. La tensione nelle sue spalle si allenta, e le sue mani, che fino a poco fa stringevano il vuoto con disperazione, si adagiano sul pavimento. Quando i suoi occhi si alzano verso di me, sono lucidi, ma presenti.

"Scusa..." sussurra, la voce spezzata, appena un filo. Non serve che dica altro; il senso di colpa nel suo sguardo parla per lei.

"Non devi scusarti," rispondo, cercando di infonderle sicurezza. "Vuoi parlarmene?"

Lei scuote la testa, lentamente. "Non ora." Poi si stringe le ginocchia al petto, come per proteggersi, e lascia che il silenzio riempia lo spazio tra di noi. Rimango accanto a lei, senza insistere. Non voglio forzarla, ma voglio che sappia che sono qui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 29, 2024 ⏰

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