Odi et Amo

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"Holden lo sai che nella gara a complicarti la vita per nulla arriveresti sempre primo?"

"Da quando mi chiami Holden, Mida?" Rimbecco a uno stralunato Christian seduto di fronte a me con in mano un clipper che ha già acceso e spento mille volte

"Da quando te lo meriti" fuoco. Buio.

"Che cosa mi merito?" ringhio fissandolo "te vorrei ricorda che ha fatto tutto l'amica tua"

Gira sulla sedia annoiato riservandomi qualche sguardo truce di tanto in tanto: "Frate"

"Te l'ho già detto, mettice l'accento, la vita monastica non fa pe me" arriccio il naso infastidito da quella cadenza dialettale

"Non si direbbe considerando che continui a spararti nelle palle" replica asciutto

"Aho ma davero?" sbatto violentemente i pugni sulla scrivania "ha fatto tutto lei, ha sbroccato completamente senza un motivo"

Sguardi serpeggiano a ritmo di un accendino che a breve sarà utile solo come portachiavi. Christian è arrivato qui due ore fa, si è seduto e ha cominciato a sputare sentenze che è esattamente l'ultima cosa di cui ho bisogno, il tuo amichetto del cuore venuto a perorare la tua tesi. Che poi cosa vuoi lo devo ancora capire.

"Ma tu davvero ci sei quindi, pensavo di poterti esimere almeno l'aggravante della stupidità" mi rimbecca prontamente. Appunto.

"Chri io te lo dico chiaro, a mandatte a fanculo ci metto meno di zero" chioso caustico. Mi ci manca solo lui oggi.

"Jo ma tu te rendi conto che se continui così è lei a mandartici si?"

"Ma perché cosa? Cosa ho fatto" urlo fuori di testa "ma siete tutti impazziti? Me devo costituì per quale reato?"

Devo ammetterlo quando si alza in piedi un senso di imponenza lo avvolge, i quasi due metri di questo lampione dinoccolato si ergono con occhi fiammeggianti davanti a me: "Jo accendi quel cervello che ti ritrovi e pensaci mezzo secondo, da quanto non parli con Sarah?"

"Una settimana"

"Cosa è successo una settimana fa?"

"Boh di importante... è entrata Martina"

Mi guarda con espressione teatrale come a farmi notare l'evidenza del collegamento che a me rimane ancora tutto fuorché palese.

"Embè?"

Sbuffo sonoro e sopracciglia ancora più arcuate: "Fra, è gelosa"

Ci sono un sacco di cose che cadono di botto e senza preavviso: vasi dalle finestre, lacrime da occhi stanchi e foglie pigre autunnali e questa volta anche il velo davanti ai miei occhi, rapido come uno schiocco di dita. Sei gelosa? Di me? Perché?

I miei occhi devono rivelare gli ingranaggi interni smossi da quella dichiarazione e danno adito al continuo della conversazione: "Non mi dire che non l'avevi capito"

"Ma de che deve esse gelosa Chri? Non esse ridicolo" rispondo quasi a tapparmi le orecchie da un tarlo sottile e perpetuo che tento di evitare dai primi di settembre, la speranza. La conosco quella lì, mi si insidia nel cervello e non mi lascia proiettando ogni immagine vissuta sotto una luce diversa, più calda e rassicurante come a dire "guarda che davvero sta succedendo" e ti ci fa sperare tanto che sembra impossibile che assaggerai di nuovo l'amaro della delusione, che punge sulla punta della lingua senza ritegno.

Due mani forti sulle mie spalle a scuotermi dai miei infiniti viaggi mentali: "Jo svegliati, ma davvero eh, altrimenti la perdi"

Un brivido mi attraversa tutta la schiena al pensiero di non sentire più la tua voce gioiosa saltellarmi intorno, la paura da sempre fa novanta ma l'orgoglio? Addirittura novantuno?

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora