Ci sei sempre stata

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"Continua a cantare, continua!" sibilo mentre ti vedo perderti in un palco così grande che sembri maufrago al suo interno "mannaggia a te questa la sai!". Quante volte me l'hai cantata negli ultimi mesi, non posso credere che proprio ora ti scivoli tra le dita. Sono un fremito che scuote il banco in cui sono seduta e anche quello davanti a me facendo voltare Kumo con fare interrogativo: "Che succede?"

Io e Kumo non abbiamo mai parlato davvero dal brusco allontanamento da Sofi ma adesso è l'ultimo dei miei pensieri: "Succede che questa la sa! Vaffanculo!"

Le sopracciglia del ballerino si arcuano: "E allora perché non canta?". Perché non canti? L'ansia è tornata, lo vedo dalle dita malferme sul microfono, come se non trovassi appiglio per non cadere in quel baratro che ti tenta ad abbandonartici. Perché non me lo hai detto? Ti ho sempre aiutato io, un moto di orgoglio mi attraversa, solo io.

"È nel panico, così non canterà mai" rispondo continuando a guardarti sperando che tu possa sentire a distanza le mie carezze, possa ricordare noi appoggiati ad un pianoforte a riprendere il filo della ragione nascosto tra i tasti bianchi e neri come la vita non è mai. "Dai Jo, forza" stringo la lingua tra i denti per non alzarmi e urlare, puoi farcela, lo so.

Quando Rudy tuona di restituirgli la maglia capisco che non tutti i professori sono come Lorella, che mi osserva e si prende cura di me, perché lui sembra proprio non conoscerti. Tu che non ti curi della musica? Forse potrebbero toglierti l'acqua ma non le sette note. Vivi per loro. Tu sei musica. Ti scorre nelle vene e disegna motivi che trasformi in capolavori quando la voce riesce ad uscirti dall' ugola, gabbia dorata, emozionando chiunque riesca ad ascoltarti.

Sei mortificato, hai offeso la tua arte e mancato di rispetto a chi la venera quanto te, o almeno questo ti vogliono far credere e io non posso permetterlo. Possono cambiare tante cose e tu puoi anche non volermi come ti voglio io, ma siamo spalla a spalla fino alla fine, almeno per me, almeno oggi.

Cerco incessantemente lo sguardo di Maria per sillabarle, non appena riesco, "la sa, lo faccio cantare" e indicarmi il microfono, eco di risonanza emotiva, che suona muto proprio ora che mi servirebbe aperto, come il mio cuore, per portarti nel tuo mondo, per placare la tua ansia. La bionda annuisce quasi soddisfatta senza lasciarmi il tempo di chiedermi perché, sento il respiro amplificarsi e so che ora mi sentirai, spero forte e chiaro.

"La tua voce mi arriva, suona come un'onda che mi porta al mare ma che cosa di più" torna da me, torna nella tana a tenermi tra le braccia e cantarla quando pensi non possa più sentirti, torna qui e fagli il culo che tutti quanti non valgono la metà di te. Ti giri, mi hai sentito, sottopelle. Scatto in piedi come per farmi vedere tra la folla, come quando sei a scuola e ti sembra che mamma non sia arrivata, dimenticato, ma poi quella mano fra la folla scatta e ti tranquillizzi "sono venuti a prendere anche me". Eccomi Jo, afferra la mano e torniamo a casa nostra, lasciamo fuori tutto e ti ascolto cantare per ore fino a quando hai voce.

"Iris ti ho detto ti amo e se questo ti piace rimani con me" eccola, eccoti. Ma quella sarebbe un'altra canzone. Occhi negli occhi a mischiarsi le anime mentre le voci hanno imparato a farlo molto prima di noi, sarà poi tanto diverso? Ti amo, quanta potenza in poche lettere, troppo per poterci definire, ma se con me ritrovi le parole forse c'è un perché, ne vale davvero la pena ignorarlo?

Riprendi a cantare, quel filo di incertezza nelle note sporca il giusto per innamorarsene, come ho fatto io senza accorgermene e ci penso ora, mentre stringi le mie dita in modo così naturale da pensare di essere nati per questo. Una volta mi hai detto che io "ti accarezzo il cuore", adesso che mi ringrazi a fior di labbra penso di aver ben capito cosa intendessi. Ma allora perché non mi vuoi più con te? Non siamo sempre noi?

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora