Zone d'ombra

413 17 3
                                    

"Regazzi" fischio quando vedo apparire una chioma vermiglia diretta dal corridoio al giardino con il chiaro intento di fumare un po'. Si gira velocemente e si schiude in un sorriso sincero:

"Maestro!"

Ghigno di rimando senza nessuna allegria negli occhi: "Aspettame, te faccio compagnia" estraggo una sigaretta dal pacchetto e gli indico con un cenno l'esterno.

Dobbiamo parlare un po'.

Quando qualche giorno fa ti ho trovata in camera non sapevo quanto le cose si fossero complicate e quanto lui si fosse dimostrato chi ho sempre pensato che fosse.

Stringo forte l'accendino pronto a respirare un po'  della mia giornaliera dose di veleno, che magari se lo respiro fa meno male che sputarglielo addosso.

Siamo soli, quale miglior momento.

"Allora maestro? Che mi dici?" sorride ignaro di quanto vorrei la sua dentatura a contornare il mio collo, come monito al prossimo.

"Tutto bene dai, ci si trascina al solito. Te?" con naturalezza mi assicuro che la vetrata sia chiusa, in modo che le nostre parole rimangano custodite in questo angolo verde.

"Ovvio tu sei sempre il primo della classe! Ci credo che va bene" ridacchia malizioso "lascia qualcosa anche a noi!"

Lei.

Tu hai lei.

E non hai nulla né fai niente per meritarla.

Coglione.

Sorrido pensando a quando, nascosta tra le pieghe della federa, hai sussurrato stizzita di averlo appellato così. Come quando da bambino dicevi le parolacce sotto voce per non farti sentire dai tuoi, perché non si dicono però ogni tanto ci stanno proprio bene.

"Con Sarah?" chiedo fintamente distratto aspirando una nuova boccata.

Mi guarda per un attimo come alla ricerca di un dettaglio, una sotto traccia, un non detto che possa spingerlo a parlare. Preda di una battuta di caccia.

"Comincia a correre" penso

Sorrido di rimando, portandogli una mano sulla spalla, fraterno, rassicurante

"Oh ma mica te vergogni no? Se stamo a fa du chiacchiere tra omini" dico

"Trappola in atto" penso

Perché glielo voglio sentir dire, voglio lacerarmi il petto sapendolo da lui cosa ti ha fatto, voglio guardarlo negli occhi mentre si bea della sua pochezza.

Ricambia la stretta ridendo sguaiato: "Ma no te pare, se condivide con gli amici"

Bingo

Quando il suo braccio mi circonda ho la certezza che la preda sia caduta nella trappola e che da adesso possiamo solo prolungare la sua morte giocando al gatto con il topo.

Mi slaccio accendendomi un'altra sigaretta è portando poi il pacchetto verso di lui, sia mai che privi i miei nemici della possibilità di uccidersi.

Accetta ben volentieri: "Ho poco da dirti fra, non si passa oltre la prima base" una nota amara nel suo tono divertito che sbuffa via fumo.

"Non ce credo. Uno come te che non va a segno" ammicco, non mi basta, voglio farmi più male vedendo le mani che hanno scavato nella tua anima raccontarmi come si fa.

"È mezza frigida" altra boccata "considera che lunedì ci ho provato un po' di più, mentre stavamo sul letto, si è alzata piangendo perché le avevo toccato il culo"

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora