Mi sono accorta che

420 21 7
                                    

"Me lo dici che succede?" Mari mi guarda di sbieco dal bordo del suo letto, decidendosi finalmente a chiedermi il motivo del mio innaturale silenzio.

"Nun t'azzitti mai te eh? Te chiameremo Radio Amici, dalle 07:00 alle 24:00 sempre in onda" mi aveva detto ridendo non più di un mese fa mentre tornavamo dagli studi, facendomi ridere avvolta in uno strano incedere abbracciati. In uno strano ricordo spartiacque del prima di lei.

"Niente" sbuffo tirandomi il cuscino a coprirmi il volto "non ho proprio niente"

"Si, certo, e Nicholas è il cocco della Celentano" mi fa il verso la mia amica "sono giorni che ti trascini in giro come uno zombie e soprattutto che non passi dalla tana, avete litigato?"

Ma quale litigato, almeno avremmo parlato. Ci ero passata alla tana dopo la sua entrata, ma li avevo trovati a ridere vicino alla console, lei appoggiata alla mia scrivania che si spostava i capelli dal viso e lui che la guardava come un cretino. Mi era venuto un conato di vomito e senza farmi vedere avevo tirato dritto con nella testa ancora l'immagine di lei al mio posto, nel nostro posto. Almeno credevo. Jo aveva concesso l'accesso soltanto a me in tutti questi mesi, persino Salvo e Christian lo attendevano sull'uscio quando lo andavano a cercare, rispettosi di uno spazio privato che non era di pubblico accesso.

"Perché a me hai permesso di entrare?" pungono gli occhi nel ricordo di noi sul divano stretti in un plaid ad ascoltare musica di sottofondo alle nostre chiacchiere. "Perché tu aggiungi un po' di magia" aveva risposto lasciandomi un bacio tra i capelli allungandosi a cambiare colonna sonora, come da turni e tornando subito accanto a me. "Dai sono seria" ridevo sferrandogli un piccolo pugno sul braccio "perché proprio io", non mi aveva risposto limitandosi ad alzare le spalle e stringermi appena a sè, lui al mio contrario parla sempre troppo poco.

Mari sta ancora attendendo una mia risposta dondolando le gambe nel vuoto, è un osso duro e non mollerà la presa quindi tanto vale parlare.
"Non ci ho litigato" rispondo tra le pieghe della federa "non ci parlo proprio da quando è entrata"

Ed è maledettamente vero. Da quando quei ricci hanno fatto intrusione in casa lui di me si è completamente dimenticato.

"Martina" aveva sorriso raggiante la ragazza presentandosi ad ognuno di noi ma con particolare riguardo nei confronti del cantante romano, non avrei saputo ben dire perché, ma la luce di quegli occhi caraibici aveva sfavillato a contatto con le ambre cupe di Jo e, stranamente, il mio stomaco si era torto nel capirlo. La ragazza dalla pelle cappuccino era l'ultimo acquisto natalizio della Pettinelli che non aveva mancato di sottolineare quanto fosse migliore e più preparata rispetto a me che, non poco faticosamente, mi ero guadagnata in pianta stabile un'onesta posizione di metà classifica. Ma non era stato in studio che avevo intravisto una rivalità quanto, del tutto inaspettatamente, nello sguardo di Jo che ancora le stringeva la mano con un mezzo sorriso sul volto.

Da quell'esatto momento Martina si era infiltrata nei piccoli, ma incessanti, spazi che lui le aveva concesso e io stavo venendo a patti con una strana sensazione di fastidio nel vederli giorno dopo giorno sempre più vicini. Vedere lei accanto a lui sembrava una terribile nota stonata di una canzone in cui io invece mi calo perfettamente.

Mari ride sommessa: "Ah ecco cos'è! Sei gelosa"

Colpita e affondata.

"Tranquilli alla cena ce pensamo noi" aveva cinguettato la mora stringendogli il braccio "stasera carbonara per tutti, quella vera". Li avevo visti cucinare dalla veranda scambiandosi sorrisi e chiacchiere come di solito accadeva con me. Lei però sembrava incredibilmente sicura dei suoi movimenti dentro e fuori i fornelli: lo sfiorava passandogli di fianco, sbatteva energicamente le uova, rideva inclinando la testa e lo correggeva sui passaggi da eseguire. Donna. Cuoca. Grande. Mica come me che non avevo mai cucinato nemmeno un uovo e flirt l'avevo letto solo sulle riviste per ragazze. Mi ero sentita bruciare le guance alla consapevolezza dell'invidia che stavo provando nei suoi confronti, sembrava capace di tutto e tutto meglio di me. "Dai lasciami giù" e li avevo visti mentre lui la sollevava per toglierle il pepe dalle mani, lui che non mi aveva mai nemmeno degnato di un abbraccio vero, ridere complici e avevo capito che potevo non sapere un sacco di cose ma quella che sentivo dentro lo stomaco era sicuramente gelosia.

Sposto il cuscino alzandomi un poco per guardarla: "Tipo, ma sinceramente non so perché" non ho mai capito l'esigenza di mentire, lo sento e lo dico e poi che senso ha nasconderlo a Mari? Mi capisce prima lei di me stessa.

Batte le mani entusiasta lasciandosi andare anche a qualche verso di giubilo: "Io lo sapevo che ti piaceva! L'ho sempre saputo!"

"Ma che dici! Ti pare che mi piace Jo?" e lo penso davvero ma non so perché le labbra si tendono in uno spontaneo sorriso mentre ne parlo

"Mi pare sì! Solo tu non l'avevi capito Sa, ti ci voleva Martina per farti vedere come lo guardi"

Avevo incrociato il suo sguardo nel corridoio per sbaglio e avevo invano tentato di tirare dritto per non dovergli parlare ma la voce mi aveva immediatamente bloccato: "Sa, perché scappi?".
Occhi negli occhi per almeno venti secondi mentre cercavo parole che non avrei trovato e che non somigliassero a un'accusa o al capriccio di una bambina a cui hanno rubato il suo giocattolo preferito. Peccato che poi fosse arrivata anche lei, come sempre, con il suo sorriso perfetto a chiederti di accompagnarla in sala e io ne avessi approfittato per scappare con due occhi brucianti puntati sulla schiena.

"Falla finita! È solo che pensavo fossimo davvero amici e invece mi ha accantonato in un angolo alla prima occasione" arriccio il naso in una smorfia infastidita, altro che giocattolo preferito, sono solo un gioco per bambini piccoli buttato in un angolo al nuovo arrivo fiammante.

"Certo ed è per questo che, fino all'ingresso di Martina, bisognava fare una richiesta in carta bollata per vederti perché eri impegnata a camminare con lui a mezzo metro da terra circondata da cuoricini e cupidi" ride sarcastica la mia amica sapendo di aver fatto centro.

Socchiudo gli occhi ripensando agli ultimi mesi vedendo un unico denominatore: io e Jo, insieme, sempre. Nelle prime classifiche, nei momenti brutti che poi insieme diventavano sempre meglio, nelle gioie piccole e grandi e nella quotidianità. Io l'ho sempre cercato perché illumina le mie giornate, sono più felice quando sto con lui e io mi sento la versione migliore di me: entusiasta, logorroica e innamorata della vita. Canto meglio se c'è lui ad ascoltarmi che mi corregge e mi supporta come un sostegno fisso che ti impedisce di cadere. Se Jo non c'è è tutto più difficile, più cupo e più spaventoso come se oscurassero il sole fino al suo ritorno. Io e Jo. Io con Jo. Sempre. Prima di lei. Stronza.

Butto la testa indietro a colpire il letto nascondendomi di nuovo tra le pieghe del cuscino: "Sono fottuta" mormoro a tono abbastanza alto da farmi sentire.

Mari ride e si avvicina ad accarezzarmi il ginocchio: "Dai, inizia l'operazione due: vattelo a riprendere"

Sbircio sopra di me: "Quale era l'operazione uno?"

"Fartelo capire, scema!"

Ridiamo ma senza di te so farlo molto meno.


Note d'autrice:

Ta-daaaa! Finalmente anche Sarah apre gli occhi!
Questo capitolo è molto più narrativo fatemi sapere che stile preferite e soprattutto cosa ne pensate dell'ingresso di Martina, vi aspetto nei commenti e come sempre grazie per il supporto ❤️

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora