Il mio nome è Nessuno

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Rumore di risate proveniente dalla tana, ad orecchio circa sei persone. Non mi sbaglio di poi tanto, ci sei tu sdraiata accanto a Martina con in mano non so quale spartito, Sofi è alle prese con i suoi buffi salti, Kumo studia la batteria senza il coraggio di toccarla, ardore che invece non manca a Mida intento a giocare con il mixer, Mari e Salvo tubano litigando fintamente per un tubetto di patatine, immagino vietate a quest'ultimo.

"Sta casa è diventata una comune" sbuffo entrando "ma non ce l'avete le stanze vostre?". Una risata generale coinvolge la comitiva: "Si però qui è più divertente maestro" risponde Sofi gioiosa. "Lo vedo, sempre un piacere ospitarvi" colpisco Chri con uno scappellotto dietro la nuca "basta che tenete le manacce a posto, vero Chri?"

"Ahia! Ma che fai? Guarda che so come usarlo" risponde massaggiandosi il collo. "Me lo immagino, ma leva comunque quelle dita, grazie"

"Ti ricordo che tu mi devi ..." tenta il milanese ma viene da me bruscamente interrotto: "Si si du piotte, mo stai comunque bono". Da quando la tana ha avuto il free entry ti vedo più serena, forse devi dividerti meno tra me e il mondo come un funambolo esperto. Devo dire che forse anche io comincio a giovarne di cominciare a smontare questa fortezza di solitudine e ansia e sostituirla con la baldoria e il casino di troppi artisti in pochissimi metri quadri.

Come a leggermi nel pensiero Gaia atterra sul pianeta Holden, trafelata e con la borsa del cambio al seguito: "Ciao ragazzi, cantanti tutti sulle gradinate, ce l'hanno appena comunicato".
"Ammazza ma ce prendono la mira? So appena tornato da lezione!" e soprattutto non ho ancora avuto modo di stare con te, ma questo credo che didatticamente non gliene possa importare di meno. Kumo mi lascia una pacca sulla spalla: "Dai, vi accompagniamo anche noi e vi prepariamo le crêpes per dopo"

"Oh questo è un amico!" rido ma con sullo stomaco una sensazione strana e sono quasi sicuro non riguardi le crêpes.

                                         ***

Siamo tutti sulle gradinate, tu tra le mie gambe che ti fai abbracciare giocando con qualcuno dei miei bracciali di corda. Mi sembra quasi strano fregarmene di essere alla mercé televisiva avendoti così vicino, tanto come spesso mi ripeti, prima o poi lo capiranno anche i sassi. E comunque ormai sei maggiorenne.

"Allora ragazzi abbiamo due buste blu per l'assegnazioni dei compiti" la voce di Maria si dipana nell'interfono "secondo voi per chi sono?".
Sono domande che non capisco, potenzialmente chiunque di noi deve sottoporsi a compiti e prove, eppure le braccia di diversi compagni, compresa la tua svettano verso l'alto. "Holden tu non hai alzato la mano" osserva la conduttrice "allora dimmi tu secondo te per chi è"

Mi stringo nelle spalle: "Mida!" lo sento bofonchiare alla mia sinistra "così comincia a fa qualcosa". Le minacce di morte vengono sopite da un nuovo messaggio dall'alto: "No, stavolta Mida è salvo"

"Mannaggia Marì, allora non lo so" rido divertito da una dinamica, per una volta, non tossica "indizio?". "Vediamo, diciamo che ti è molto più vicina di chiunque altro" sguardo che corre ovunque per non puntare su di te, non che sia chissà quale disgrazia ma mi dispiace sempre quando ti mettono in difficoltà, dalla tua faccia però capisco che è inutile cercare altre risposte: "Mi sa che ti tocca Fatì"

Corri fuori e in un paio di minuti ti riposizioni tra le mie ginocchia: "Leggo io o tu Maria?" chiedi incupita. "Come vuoi tu, secondo te chi la manda?"

Sarcastica ghigni: "E chi può essere, la mia fan numero uno! Anna vero?"

"Esatto" conferma scontata più che al discount, devo ancora capire perché la Pettinelli ti odi così tanto, eppure da discografica dovrebbe saper riconoscere il talento acerbo.

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora