San Valentino

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"Ma la produzione ti ha chiamato per il regalo a Sarah?" Mida esordisce così, nel più palloso dei lunedì in cui tu sei a lezione fino a tardi e io ho troppo tempo libero. Mi faccio spazio sul divano che, queste bestie dei miei amici, occupano allegramente: "Stavolta al limite è il contrario, il quindici faccio gli anni io" chissà come ha fatto a confondersi, è passato da così poco il tuo.

"Beh auguri bro, ma il quattordici è San Valentino" la mia espressione tradisce la completa dimenticanza riservata alla festa e a tutti i regali ad essa collegati: "Cazzo, San Valentino" lo ripeto come se potesse scongiurarne l'ipotesi di festeggiamento. Non sono un grande fan della ricorrenza, non che mi dispiaccia farti regali e passare la serata con te, ma il vincolo smielato dei Baci Perugina e delle cene fatte pagare il triplo non è esattamente nel mio perimetro di comfort. Nel mio però.

"Non mi dire che te lo sei scordato" esclama Salvo fino ad ora intento a sgranocchiare dei grissini ed usare la sua mezz'ora di concessione del cellulare. Sbuffo: "Non c'ho pensato. Non mi piace molto come festa"

"E a lei?" chiede Kumo completando il terzetto d'accusa. Passo più volte le mani tra i capelli sentendo crescere il nervosismo: "Ma non credo, non me ne ha mai parlato"

A ricordarmi che sto mentendo a me stesso Chri è record olimpionico, mondiale ed europeo tutto insieme: "No infatti, una ragazza dolcissima che ti regala dei disegni per indicare il tuo grado di socialità non sembra proprio una interessata a San Valentino" sghignazza faceto.

L'escalation del dargli ragione nella top ten delle cose che è odio assume tratti sempre più repentini: "Voi che ve siete inventati?"

Scuotono la testa quasi all'unisono, facendomi prendere nota di indagare meglio sulla situazione del ballerino, ma è Salvo a prendere parola: "Ancora nulla, la produzione non si è pronunciata su nessuna delle nostre richieste"

"E soprattutto stavolta devi fare tutto da solo" insiste il venezuelano con un sorriso enorme a dipingergli il volto. Lo ammazzo, prima o poi.

"Peccato come fata madrina sei stato impeccabile" un colpo secco alla coscia risponde a risate forse troppo scroscianti. "Tua sorella impeccabile" borbotta tra i denti "ancora mi chiedo come mi hai convinto"

"Mica sei stato te il problema, sai se glie chiedo alla produzione un altro favore che gesto me fa?" butto la testa indietro a colpire lo schienale del divano, vorrei poter abolire tutto il preconfezionato dall'amore e lasciare solo quell'istinto incontrollabile che mi ha sempre mosso verso di te, anche contro me stesso.

Salvo si schiarisce la voce: "Vabbè fra, male che va le canti una canzone" che è forse l'idea più sensata venuta fuori da questo delirio. "Beh sì voi su questo siete avvantaggiati" commenta Kumo ironico facendoci ricordare le sue discutibili doti canore che però non esita a mostrare, regalandoci sempre molte risa.

Mi acciglio appena: "Fratè io non ho più chiesto niente, ma quando te va de facce capì quarcosa sempre qua stiamo". Da quella discussione di qualche giorno fa sono usciti entrambi con gli occhi gonfi ma stretti l'uno all'altro, nessuno ha parlato, nessuno ha chiesto, nemmeno tu, ti sei limitata a guardarlo in cagnesco a dei rispettosi passi di distanza. Forse Sofi ti ha poi parlato, ha riempito quel vuoto pieno di dubbi con risposte ed emozioni. Kumo no, è venuto nella tana, ha parlato di tanto altro ma mai di lei e io, come sempre, non ho chiesto. Stavolta lo ammetto però, la curiosità aveva colpito anche me.

Si stringe nelle spalle: "È complicato, però mi piacerebbe farle un pensiero" le espressioni interrogative costellano i nostri volti ma come sempre ci pensa Salvo a smuovere le carte: "Non puoi ballare per lei?"

"Cazzo è, un pavone?" forse sono brusco, ma appena vedo anche il ballerino non trattenere le risa capisco che come sempre il più piccolo ha generato buon umore. Paupula il riccio in una goffa imitazione del volatile, questa immagine mi resterà in testa per un po'.

Randagi e AvvelenatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora