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SBANDATI DEL CAZZO

James chiuse le ginocchiere ed entrò nella bowl. Mantenne l'equilibrio e riuscì a compiere un paio di manovre al suo interno, prima di chiudere la sua breve session[1] con un Rock 'n' Roll. Henry e William espressero il loro apprezzamento a gran voce, Noah applaudì soddisfatto. Anthony gli schiaffò un cinque e si tuffò a sua volta nella piscina svuotata.

«Noto grandi progressi, fratello!» Disse Henry. «Stai imparando in fretta, grande.»

James riprese fiato. Ultimamente si recava più spesso allo skatepark, carico di aspettative, non sapendo mai cosa avrebbe riservato il pomeriggio a bordo della sua tavola. Infilarsi nelle pazze avventure dei suoi nuovi amici, in giro alla ricerca di spot[2], era adrenalina pura. Tra trick avventati e rasserenanti tiri di marijuana, non correva il rischio di annoiarsi. Quel giorno aveva seguito gli altri fino ad una villetta abbandonata situata sulle colline poco fuori città.

Henry, prima che la raggiungessero, aveva spiegato: «L'ho scoperta una sera, andando a zonzo tutto sballato. Non capivo assolutamente nulla, ero in down totale, ma quando mi è apparsa la piscina svuotata sul retro ho recuperato un po' di lucidità. Mi sono detto "Porca troia, devo assolutamente portarli qui!". Quella è un'ottima bowl, vedrete».

Il cartello "PRIVATE PROPERTY, NO TRESPASSING"[3] apposto sulla spessa recinzione esterna non era servito a farli desistere dal loro intento. James era rimasto colpito dal fascino decadente della villetta. Anche se gettava in uno stato di disfacimento, sicuramente apparteneva a una famiglia piena di soldi. Nel giardino intorno ad essa regnava il silenzio più completo, spezzato soltanto dal fruscio delle foglie dell'alto olmo, scosse dal vento. Nei paraggi della piscina dalle piastrelle azzurre, cartacce e bottiglie rotte completavano l'ecosistema mortuario del luogo. Il posto era a loro completa disposizione.

Anthony ribaltò un bidone della spazzatura, che rigettò immondizia varia al suolo, e urlò: «Ue, stronzi! Questo come ostacolo va benissimo. Chi lo salta vince una birra da tutti gli altri!» Prese la rincorsa sulla tavola e tentò di superarlo, ma lo skate nel salto andò a sbatterci contro. Anthony imprecò scocciato e lasciò il posto a Noah. Anche lui sbagliò. Toccò poi a William, che fallì ugualmente.

Henry lanciò un ululato selvaggio e gridò: «Che banda di scarsi! Ora vi mostro io». Puntò il bidone e lo scavalcò, con un ollie eseguito alla perfezione. Gli amici lo mandarono a fanculo, con invidia. Henry euforico sollevò l'indice e il medio facendo una V di vittoria.

James si scrocchiò il collo. Era arrivato il suo turno. Aveva da poco acquistato e montato il nuovo setup, abbandonando così la vecchia tavola. Le sue prestazioni erano cresciute e si reputava ad un discreto livello, soprattutto tenendo conto che aveva ripreso da un paio di settimane. Sì, poteva farcela, sebbene fosse consapevole della difficoltà. Si tolse la maglietta della Everlast: faceva davvero caldo. Fissò l'ostacolo, in segno di sfida, e si diresse a buona velocità verso di esso. Balzò in alto al momento giusto e aprì le braccia per coordinarsi. La tavola riprese il contatto con il terreno, con lui sopra. L'aveva oltrepassato. L'unico ad esserci riuscito, insieme a Henry. Esclamazioni sorprese e urla di giubilo accompagnarono il suo trionfo. Era un grande risultato per lui. "Da oggi la considerazione che avranno per me salirà", constatò fieramente.

Per un paio d'ore continuarono a divertirsi e a far baccano sulle tavole.

Henry in un momento morto gli propose: «Una delle prossime sere usciamo. Che ne dici di unirti? Ti divertirai...»

James si passò una mano sulla nuca. Non aveva ancora fissato un'uscita serale con Grace, era libero in sostanza. L'intimità con lei cresceva ad ogni incontro. Grace, in una delle corsette ormai abituali che condividevano insieme, gli aveva rivelato che passare il tempo con lui le migliorava la giornata. Il suo volto a quella confidenza si era illuminato di felicità. Tutto stava andando per il meglio in quella frequentazione un po' inusuale. La sua spiritosaggine riusciva a farla ridere e Grace si divertiva moltissimo quando lui faceva dell'autoironia, ad esempio sulla sua scarsa resistenza nella corsa. In certe occasioni provava anche a flirtare e si rendeva conto che Grace non si sottraeva al gioco. Percepiva l'alchimia direttamente sulla pelle. Non mentiva a sé stesso, aveva maturato una cotta per lei.

Summer '98Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora