Da Milano a New York

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Non credo ci fosse amore più grande come quello che provavano i miei genitori due anni fa.Ora le cose sono cambiate,si sono sgretolate,intensificate solo nel ricordo di quanto erano felici,e mio malgrado di quanto ero felice io solo a guardarli.Ora vedo delle macchine sfrecciare e tento di toccare il vetro dello sportello della BMW di mia madre,disegnandone il contorno immaginario.Mi giro per guardarla e noto le sue occhiaie viola,gli occhi gonfi di chi ha pianto ininterrottamente e qualche ruga in più in quel viso così simile al mio,dove mio padre accarezzandomi ripeteva "sei tale e quale a lei principessa di papà". Mi giro ancora verso il finestrino cambiando la musica nel mio mp3. Penso ancora a lui e penso anche quanto mia mamma abbia dovuto sopportare. Da quel 4 Settembre io ho perso chi nella vita mi ha insegnato ad andare in bicicletta senza rotelle,a fare i dolci,ad andare sullo skate e fare boxe.Mio padre era un mito.

Mi viene in mente quello che é successo e sento i brividi scorrere dentro di me.

Flashback.

-Wilson,tu non andrai ora a lavorare,non vedi che tempo fa?-
Mia madre sposta le tende e io sono li con loro seduta nel divano a leggermi "Scarlett". Alzo gli occhi e vedo mio padre davanti a me,affianco alla porta. Ha una valigia in mano che contiene i suoi documenti da giudice e un sorriso splendido rivolto a me.Mio padre mi fa l'occhiolino e io lo comprendo subito. Io e mio padre siamo quelli dells sfide e lui mi sta sfidando perché sa che convince la mamma.
Sorrido e ricambio l'occhiolino.

-Andiamo Clarissa,siamo in Italia che vuoi che succeda..- Dice per convincerla cambiando il tono della voce,facendo un broncio.

-Wilson,non sono d'accordo che esci con questo tempaccio sai bene che siamo in allerta meteo!- Mamma é sempre così protettiva con me e papà che in quel momento mi viene da sorridere.

Papà si avvicina a mamma e la bacia sulla tempia.
-Amore mio,ti prometto che andrà tutto bene..sarò a casa tra un'ora devo solo consegnare questi documenti per la causa di lunedì ok? Ti amo,torno subito..-
Mia madre sorride,forse perché sa che mio padre é sempre così,un po folle.

-Papà io non merito un bacio?- Sono la piccolina di papá.

Torna indietro dato che era quasi alla soglia della porta e io intanto appoggio "Scarlett" nel tavolino di cristallo.

-La mia dolcissima principessa.- Mi bacia sulla fronte e mi guarda con quegli occhioni blu che tanto gli invidio dato che li ho verdi come quelli di mia mamma.-Torno presto amore di papà- Lo abbraccio.

Fine flashback.

Guardo ancora la strada.Quella fu l'ultima volta in cui lo vidi,poco dopo ci hanno chiamato i soccorsi,mio padre aveva avuto un incidente in auto era scivolato per la troppa pioggia.Mia madre da quel momento é cambiata e io sono cambiata con lei.Non siamo state vicine nel dolore,entrambe ci siamo chiuse in noi stesse e questo ha portato a massimo tre dialoghi in una giornata.Era lui il nostro anello di forza anche se spesso penso che io ho perso un padre a sedici anni ma mia madre ha perso l'amore della sua vita.Si amavano incondizionatamente,quasi da far venire i brividi tanto che penso che tutt'ora la sua unica ragione per andare avanti é l'amore che gli hs promesso all'altare. In quei tre o quattro dialoghi che ci sono stati una settimana fa vi era l'avviso di partenza.Mio padre per sposarsi con mia madre era voluto tornare per amor suo in Italia nonostante si fosseto conosciuti a New York.Mia madre é Italiana mentre lui era Americano.Mi sono quindi catapultata a New York con lei perché ha trovato lavoro qui come Stilista di alta moda.Non ho esitato e mi sono limitata a non rispondere quando me lo ha detto,proprio perché tanto non avevo amici avendo studiato da privatista.Persino questo é cambiato da quando lui non c'è,mia madre ha scelto di farmi svolgere l'ultimo anno di liceo qui e io non ho risposto un'altra volta.Guardo sul mio telefono le coordinate e noto che stiamo per arrivare alla nuova casa.In tutto questo oltre al fantastico ricordo di mio padre ho la fortuna di aver imparato perfettamente la sua lingua,con lui parlavo l'americano con mamma l'italiano.Mia madre ferma la macchina e mi guarda,io la guardo rimanendo un minuto senza sbattere le palpebre.Non provo odio per lei,anzi.Credo che dopo la morte del mio eroe però lei abbia smesso di fare il genitore anche perché anche se non uscivo con nessuno,mi sono trasformata dalla dolce ragazzina che ero la piccola Arleen di papà,alla Arleen che graffittava i muri,per tutta Milano.Questa era forse l'Arleen che dovevo essere e che sono.Poche cose sono rimaste di quella che ero un tempo.Mamma scende dall'auto e io prendo la mia valigia e vado nella porta.Quando mia madre apre la porta appoggia le valige in un belissimo salotto enorme,con un pavimento in vetro e un divano in pelle bianco a forma di L davanti a un camino e una televisione che prende quasi un'intera parete.

-La tua stanza se così vogliamo chiamarla è al piano di sopra..-

Mi stava praticamente dicendo che in quella villa io avevo una sorta di appartamento tutto per me.
Fantasico,io non ho mai compreso tutto questo lusso inutile. Sbuffo.

-devi prendere l'ascensore Arleen,ha anche un'altra uscita dall'altra parte se vuoi-
Mi indica l'ascensore con una mano e io mi accorgo solo ora di averlo proprio affianco a me.

-Ciao- Le dico imprecando sottovoce.

Arrivo di sopra insieme alle mie valigie e vedo anche per me un ottimo pavimento di vetro con un divano enorme.Sento dei rumori e vedendo un vaso di cristallo lo prendo immediatamente.Mi avvicino dove sento il rumore e credo che quella che ho davanti sia una cucina.Vedo una signora ai fornelli e agrotto le sopraciglia per chiedermi che diavolo stesse facendo nel mio appartamento.
Si gira,con un enorme sorriso.

-É arrivata signorina!- Si avvicina a me dopo essersi asciugata le mani connino straccio.-Io sono la sua cameriera personale,mi chiamo Laila-
Una bella donna di origini sicuramente polacche.

Tendo la mano e mostro un sorriso tra quelli che ho nel repertorio.

-Piacere,io sono...-

Mi interrompe -So chi é signorina e sono felice di essere al suo servizio- Si inchina davanti a me.

-No ti prego dammi del tu,io sono Arleen ok? Niente signorina o inchini o cose così.Sono felice di conoscerti.-

Sorride e annuisce.-Deve essere affamata ed é già pronta la cena,accomodati in salotto Arleen-

La seguo e mi siedo.Sucessivamente mi porge tutto ciò che dovrei mangiare.

-Laila sono solo io..Hai cucinato per venti!- Dico sorridendo e alzando le mani.

-Scusi...cioé scusami é che non sapevo cosa poteva piacergli e...- sorrido anche io di rimando e capisce che nom fa nulla.

-Non devi scusarti,perché ci sono solo io a tavola..e tu?-

-Signorina io non posso cenare con te..tu sei la padrona e io una semplice cameriera..-

Devo aver cambiato il mio viso perché questo mi fa arrabbiare sul serio. -Chi te le ha dette queste cose mia madre?!- quasi urlo.

-No signorina sono io.-

Le prendo la mano e la faccio sedere affianco a me.-Da adesso in poi mangerai con me d'accordo?-

Lei annuisce.

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