La fortuna del primo giorno.

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H:3:30

Non riesco a dormire.Mi chiedo come sia possibile che mia madre e io siamo arrivate a tutto questo.Addirittura ora non mangiamo più assieme,non.che negli ultimi due anni sia stato sempre così ma diavolo mi chiedo come sia possibile che abbia preso così tanta distanza da me facendomi abitare addirittura qui,da sola.Due ore dopo la cena con Laila,mi ero riposata un po sul divano e lei mi aveva accennato che camera mia fosse la imperiale l'ultima porta alla fine del corridoio.É una bellissima camera.Un letto a baldacchino che se solo a quattordici anni me lo avessero fatto vedere sarei svenuta all'istante ha perfino il materasso ad acqua é spaziosissima e ha un'enorme cabina armadio dove tra l'altro vi erano anche una montagna di vestiti nuovi,alcuni non li avrei messi sicuramente.La parte che amavo di più della mia stanza era la parete di fronte a me dove una gigantografia col sorriso mio e di mio padre poteva alleviare tutti i miei incubi che ero solita avere almeno il settanta percento delle volte che dormivo,se dormivo ovviamente.Oggi era una di quelle notti,di quelle che odio.Queste notti sono quelle che meno sopporto perché sento ancora l'ambulanza,il pianto isterico di mia madre sul corpo di mio padre che giaceva nell'asfalto e il sangue.Da quel giorno odio la vista del sangue.La vita é fatta di svariati colori e se cen'è uno che proprio non ho più guardato, e che mi da fastidio anche solo addosso a qualcun'altro, è certamente il rosso.Papà non meritava di morire,non meritava di lasciarmi qui ad affrontare l'adolescenza,senza i suoi consigli. Ricordo che una volta eravamo andati al mare e mio padre e mia madre rispettivamente avevano preso le mie braccia e per farmi volare.Quello stesso giorno subito dopo corsi e inciampai in un gradino,mia madre era disperata mentre mio padre le aveva fatto cenno di stare tranquilla.Papà si era accovacciato affianco a me e mi aveva detto: -Amore mio,ti sei fatta male?-
Io piangevo a dirotto e gli prendevo la mano. Mi aveva detto -Principessa se papà ti da un bacio passa tutto lo sai?- Così aveva fatto. Ora papà dove sono i tuoi baci? Vorrei passasse tutto anche ora.Eri tu l'artefice dei miei sorrisi,sei stato il padre migliore che possa esser esistito come faccio a chiederti un bacio ora?
Finalmente in questi pensieri riesco ad addormentarmi anche se si erano fatte ormai le cinque e io dovevo prepararmi per le sette e mezza.

GIORNO DOPO..

Parte la suoneria del mio telefono e le note di Kiss me slowly parte per svegliarmi dolcemente,proprio come ero io una volta.Mezza addormentata mi alzo prendo un jeans,una maglietta a caso e le mie adorate Puma.Slego i capelli e li lego nuovamente in una crocchia fatta a caso,lavo velocemente faccia e denti e sono pronta.Le sette e mezza in punto.

-Signorina...-
Metto una mano davanti e la guardo sbattendo il piede.
-Voglio che mi dai del tu..e poi hai preparato come sempre troppa roba- Sorrido prendendo solo un croissant al cioccolato. -Questo va bene,scappo Laila!- Dico mentre corro nel pavimento di vetro.

-fai attenzione!- Io sorrido.

Mp3 alle orecchie e Demi lovato con le sue parole canta le canzoni che amo.Adoro ascoltarla di mattina mi mette di buon umore.

Di sotto c'è una macchina e la guardo accigliata.

-Signorina sono Artur il suo autista!-

Che cosa?! Mia madre scherza!

-Scherza vero?- lo guardo e sto ribollendo dalla rabbia.

-No-no signorina io sono qui per servirla e portarla a scuola tutte le mattine.-

In Italia avevo la mia meravigliosa Fiat panda e dovevo solo pazientare perché la dovevo far portare ad aggiustare per affrontare decentemente lo scalo da li a qui.Mamma mi riempiva sempre di paranoie "prima o poi ti farai male quell'aggeggio non é sicuro" oppure "Cerca di cambiare quel rottame i soldi li abbiamo" io la ignoravo pesantemente quando faceva così,cosa ne poteva sapere lei? Quella macchina é per me un ricordo fondamentale.Mio padre mel'aveva regalata per imparare un giorno a guidare quando avrei potuto prendere la patente,questo perché da ragazzino lui aveva avuto una macchina nuova per il suo compleanno e siccome i nonni non avevano molto denaro l'avevano presa a rate.Papà ricordava sempre che una settimana dopo aveva fatto un incidente con un amico e la macchina era da buttare per cui ripeteva "inizierai da una macchina usata almeno per i primi mesi"..Lui aveva scelto quella.Era anch'essa rossa e mi ci sono messa d'impegno per farla verde proprio perché odiavo quel colore quando l'ho usata inizialmente,e lo odio tutt'ora.

Questi pensieri furono fermati da Artur che si fermò davanti a quella che dovrebbe essere la mia scuola.
Artur scende dalla limousine e mi apre la portiera. Odio davvero tutto questo,non voglio degli amici e se anche fosse ora per cosa mi vorranno? Per i soldi ovviamente,mia madre non lo comprende e credo xhe dopo due anni stasera sentirà la mia voce,eccome se la sentirà.

-Artur,grazie ma ti prego non mi aprire la portiera guardami- metto le mani avanti rivolte verso di lui -Ho le mani per mangiare,vestirmi,lavarmi,grafittare....e le ho anche per aprire una portiera..Io non sono mia mamma e almeno quando non c'è lei prendimi come un'amica ok?-

Artur mi sorride e annuisce
-D'accordo signorina-

Lo guardo e sorrido toccandogli una spalla e scrollandolo.
-Chiamami Arleen-

-Arrivederci Arleen!-

Mi giro e guardo la scuola.Identica a come l'avevo vista su internet,una magnifica scalinata con apposita salita per disabili poi un meraviglio giardino ai lati ed é alta almeno quattro piani,sembra quasi un college.Tutti hanno lo sguardo rivolto verso di me o forse per il fatto che sono scesa dalla limousine che ora sta partendo.Abbasso lo sguardo e cammino notando solo ora che ho la maglietta verde e le puma viola,fanculo!
Peggio di un pugno in un occhio.In realtà non me ne mai fregato nulla di come mi vesto ma diavolo potevo anche guardarmi stamattina prima di uscire!!

Sento un colpo fortissimo e sono stesa a terra.Vedo un ragazzo ma é completamente sfocato.

-Diavolo Deven sei un coglione..Ti sei fatta male?-

Non sento e non vedo più nulla.

Buio totale.

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