Un'idea intelligente,se non fosse che...

132 8 5
                                    

La notte del 5 settembre 2013, sono diventata Silence.
É evidente che,dopo aver perso mio padre e aver fatto il funerale ero palesemente distrutta.La prima volta che Milano ha visto la mia scritta è priprio quella.Una notte distorta,piena di ripensamenti perché una ragazza come me coi vestiti rosa e le passioni più semplici di questo mondo,si é trovata davanti a un muro.Quel muro era bianco,perfetto. Proprio li mi venne l'idea.Una bomboletta appresso,nera,il colore di come la mia anima era diventata con la sua assenza.Un fottutissimo giorno,solo uno e già mi sentivo morire. Scrissi la prima cosa che mi venne in mente.Silence.Mia madre aveva smesso il giorno stesso di parlarmi e sapevo che sarei diventata quello.Sono diventata il silenzio.Negli anni,questa cosa si è progredita sopratutto dentro di me.Il silenzio é me,e decisi proprio in quel momento che il mio silenzio é dovuto ai ripensamenti su mio padre.Sono diventata una ragazza tormentata e sola,da quel momento sapevo che solo la mia testa era in grado di crescermi ecco per quale motivo io non sono servita a mia madre e lei non è servita a me.In parte,penso che la colpa non sapendo a chi darla,l'abbia data a me.Avevo origliato una delle visite delle sue amiche a casa,quelle che "si erano dimenticate" di venire al funerale,un mese dopo dell'accaduto.Mia madre aveva fatto un errore molto grave quel giorno,parlato più del dovuto, effettivamente.Diceva che da quando lui non c'era ero cambiata e che non si sarebbe stupita che nel mio silenzio poco tempo dopo avrei fatto la sgualdrina.Ha cambiato definitivamente la visione che avevo di mia madre.Ha iniziato ad avercela con me per qualsiasi cosa,per il pagamento del parcheggio privato della macchina che avevo scelto con papà ad esempio,prendendomi praticamente in giro dato che so che le entrate tra il lavoro di mamma e quello di papá non era di certo dieci euro.Milano costava,é vero ma per noi non era mai stato un problema.Alla lettura del testamento,papà aveva messo in mano a me tutti i beni dal primo che possedesse all'ultimo ovviamente utilizzabili ai miei diciotto anni.Non avevo ancora avuto il coraggio dopo due anni di toccare qualsiasi cosa avesse a che fare con papà.Per venire fin qui abbiamo utilizzato due aerei privati.In uno dei due c'era tutto ciò che vi era nella villa a Milano.
Mia madre certamente non aveva sopportato che mio padre avesse messo in mano tutto a me.E io per giorni mi sono sentita davvero in colpa fino a quando ho capito che il problema era solo nella testa di mia madre.Aveva provato a mandarmi da degli psicologi e io non rispondevo mai.Dicevano che ero sotto shock.La questione era un'altra.Come potevo solamente pensare di rispondere a un perfetto sconosciuto su domande personali che riguardavano la morte del mio eroe? Non potevo evidentemente.Poi aveva provato a farmi reagire urlando,é servito solo ad aumentare il silenzio tra di noi.Silenzio che mi ha fatto compagnia nei momenti peggiori.
Silenzio che mi ha fatto compagnia più di mia madre in questi anni.Voleva fare il genitore dopo il lutto,peccato che per quel ruolo intendesse che dovevo stare sempre a casa nella sua solita bolla.Non ci volevo più stare,per questo ho risposto ancora col silenzio quando mi é stato detto che sarei andata a un liceo privato,come le persone normali della mia età.Guardo davanti a me la foto perché come al solito sono al bordo del mio letto.

-Papá non ti voglio mettere da parte,questo mai,voglio solo iniziare a vivere,ho paura che possa farti pensare che ti dimentico ma non é così,giuro,non sarà mai così.- Sospiro e piango in modo forte.-Voglio iniziare a costruirmi una personalità,non so chi sono da quando non ci sei,ero il frutto di te,e lo sono ancora.Voglio imparare ad essere me.Ad essere una normale ragazza di diciotto anni-

Silenzio.

Immagino la sua risposta e so che é fiero di me in qualche modo e penso che sa anche quello che diventerò un giorno.

Asciugo le mie lacrime e caccio i soldi nei jeans.

-Artur la mia macchina é qui?-

Artur era stato un genio,lo avevo chiamato dalla scuola prima di scendere a prendere le cose nello sgabozzino.Aveva ripreso la mia macchina dal parcheggio e me l'aveva fatta portare a casa.

-Signorina eccola qui.- Mi da le chiavi e lo ringrazio.

-Artur rimani a casa ok? Di a Laila che sarò di ritorno per le otto così mangeremo tutti insieme.-

-Signorina io non credo sia una buona idea..-

Mi fermo sui miei passi dato che ero quasi alla macchina e mi giro.

-Artur sono Arleen non una signorina,lo sai.Inoltre voglio pranzare con delle persone con il quale mi sento a casa e so che lei non mangia mai qui.Ti sto invitando,Laila mangia sempre con me.A più tardi-

Mi sorride e annuisce.Viene apresso a me,apre la mia portiera e mi fa salire.

-Ciao Artur- Dico mettendo in moto.

Guardo il mio orologio,le sei in punto.Sono davanti al negozio di tatuaggi e ormai niente mi fermerà.Arrivo al bancone.

-Scusi posso chiedere se ha un tatuatore disponibile?-

La ragazza mi sorride,chiama al telefono e in un attimo mi trova un tatuatore pronto per me.

-Ragazza mia sei fortunatissima,non abbiamo mai un posto libero.Accidentalmente un tonto oggi ha dato buca,tra dieci minuti é tutto tuo!!-

Sorrido e la ringrazio di cuore.
Mi siedo affianco a un ragazzo poco più grande di me che ha già la pelle con numerosi tatuaggi.Guardo il mio bracciale e penso che una delle prossime cose che di certo devo fare é andare ad iscrivermi nuovamente a boxe.Papà non avrebbe mai voluto che io mollassi anche se,io non avrei mai voluto che lui lasciasse me.

Dieci minuti dopo la ragazza mi accompagna davanti alla postazione del tatuatore e mi raccomanda di stare tranquilla perché é davvero uno che ci sa fare.Annuisco e busso alla porta.

La porta viene aperta e mentre il cliente prima di me sta uscendo il tatuatore,che ancora non riesco a vedere lo raccomanda di vedersi di nuovo tra una settimana.

Il cliente va via e mi trovo davanti il mio tatuatore.

Deven.

Silence.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora