Quattordici

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Pov's Cris

La partita Portogallo - Francia era quel giorno, avevo ansia ma non troppa perché sapevo che mio papà avrebbe vinto e credevo in lui.
"Cris sei sveglio?" mi chiese Mateo sbattendo alla mia porta.
"No" risposi. Ero ancora mezzo assonato cosa dovuta dal fatto che mi ero svegliato solo cinque minuti prima.
"Ti devo chiedere una cosa" mi disse Mateo.
"La porta è aperta" risposi.
"Ciao Cris" disse saltando sul mio letto.
"Dimmi" gli dissi.
"Stavo pensando che potevamo andare a fare un giro insieme, solo noi due, ho bisogno di connettermi ad un uomo" disse.
"Va bene, adesso faccio colazione e mi preparo, ci metto poco" dissi. Mateo uscì da camera mia e io tirai fuori dei vestiti dal mio armadio a caso, prima però andai a fare colazione, mi lavai i denti, le ascelle e il viso. Come vestiti avevo scelto dei semplici pantaloni corti grigi e una maglietta nera, mi sistemai un pò i capelli ed ero pronto per andare.

Avevo passato la mattinata con Mateo a parlate e a comprare dei vestiti per me e per lui, eravamo tornati a mezzogiorno e mezzo per pranzare e poi volevo fare una dormita veloce prima di prepararmi per la partita.
"Ragazzi ceniamo prima sta sera perché abbiamo più strada da fare" disse Gio seduta a tavola.
"Va bene, cosa mangiamo?" chiese Alana.
"Penso che prenderò della pizza poi subito finito andiamo da Walter" disse.
"Okay, quando ceniamo?" chiesi.
"Alle sei e mezza, preparatevi prima però" disse Gio.
"Okay" rispose Eva.
Finì di cenare e andai a dormire per due ore,  quando mi svegliai era ora di prepararsi e mi misi dei pantaloncini neri e ovviamente la maglietta portoghese con il mio nome dietro ma il numero di mio papà.
Mi spruzzai un pò di profumo e poi mi lavai i denti, cosa che avrei fatto anche dopo aver cenato.
"Cris vieni ad aiutarmi" urlò Alana da camera sua e di Eva così andai da loro.
"Dimmi Ala" dissi appena entrai.
"Non riesco a chiudermi i pantaloni" disse mia sorella.
"Non potevi chiedere ad Eva?" chiesi andando da lei.
"Eva non riesce" rispose. Le chiusi la zip dei jeans.
"Spruzzati del profumo che puzzi" dissi uscendo da camera sua.
"Ragazzi c'è la pizza" urla Gio entrando in casa.
Corsi nella sala da pranzo e iniziai a tagliare la mia pizza senza aspettare nessuno.
Ci misi pochi minuti perché avevo una fame assurda e dopo venti minuti eravamo in macchina per andare a casa di Aurora.

"Se non vuoi più fare il calciatore, quale sarebbe la tua altra opzione?" mi chiese Aurora seduta accanto a me. Aveva la schiena appoggiata alla parte del finestrino e le gambe sopra le mie ma non mi dava fastidio.
"Non ci ho mai pensato onestamente ma credo che farei qualcosa sempre sportiva" risposi.
"E tu? Sai già cosa vuoi fare?" chiesi a mia volta.
"Credo avvocato o comunque una donna d'affari" rispose lei.
"Sei ambiziosa e determinata quindi sono sicuro che lo diventerai" dissi alla ragazza.
"Anche io sono sicura di diventarlo" rispose lei.
"Hai mai pensato di essere gay?" mi chiese e io scoppiai a ridere.
"No, e sono sicuro di non esserlo" risposi.
"Secondo me tu hai delle tendeze" disse lei ridendo.
"Sei pessima" le dissi.
In quel momento arrivammo allo stadio così uscimmo dalla macchina e entrammo per l'entrata vip, arrivammo alla tribuna cinque minuti dopo.
Dopo venti minuti la partita iniziò. Mio padre aveva avuto diverse occasioni per fare gol durante i novanta minuti ma nessuno aveva concluso niente, iniziai a preoccuparmi quando anche nei supplementari nessun gol era stato fatto. Strinsi la mano di Aurora più forte di quello che già stavo facendo ma non stava dicendo niente neanche lei così non mi preoccupai.
Nel primo rigore Diogo Costa non aveva parato e la palla dei francesi era entrata dentro la porta. Poi il portiere francese non parò la palla di mio papà. Successivamente era di nuovo il turno di Diogo Costa ma anche sta volta non aveva parato ma per fortuna un giocatore del Portogallo aveva fatto Gol. Turno dei francesi e quello che tira prende il palo. Vittoria del Portogallo. In mezzo alle urla dei tifosi Portoghesi e delle persone accanto a me mi alzo dal mio posto e Aurora mi abbraccia. Appena si staccò da me mi fiondai nelle sue labbra. Era un bacio incerto all'inizio perché non ricambiato ma appena sentì la sua lingua muoversi con la mia iniziai a sorridere. Aveva le labbra morbide e di sicuro era bravissima a baciare. Ci staccammo e nessuno vicino a noi si era accorto di qualcosa, sorridemmo con sguardo complice e iniziammo a festeggiare la vittoria del Portogallo.

So che la partita non era andata proprio così ma mi serviva per fare questa fine di capitolo.

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