CAPITOLO 55

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ADAM

«Mi sei mancato, era da un po' che non ti facevi vedere».

Mio padre continua a parlarmi, ignorando Sam e Kyle che restano in silenzio.

Le nostre mani si sciolgono e, sebbene abbia un momento di esitazione nel parlare, alla fine riesco a dirgli «Lo so, sono successe molte cose in questo periodo e in molte di esse c'entri anche tu».

«Che cosa vuoi dire, figliolo? Che cosa è successo?» chiede lui. Lo vedo allarmarsi e cercare di fare finta di nulla.

Teme qualcosa e fa bene a pensarlo.

«Il tuo avvocato, la signora Eva...» dico soltanto, lasciando la frase in sospeso.

«Si, mi ricordo chi è il mio avvocato» scherza lui, rivolgendomi un sorrisetto nervoso.

Il mio sguardo rimane impassibile, freddo e piatto. «E' morta un mese fa, in un incidente stradale».

Gli occhi marroni di mio padre si fanno immediatamente più scuri, si accascia con le spalle alla sedia e sospira. «Mi dispiace, povera donna. Come mai non mi è stato detto nulla? Sai già come muoverci in questo caso? Bisognerà trovare un altro avvocato...».

«Ho chiesto io che non ti venisse comunicato nulla», scuoto la testa nel parlare «Non ci sarà nessun avvocato».

«Cosa?». Mio padre fa una risatina nervosa, non capendo ovviamente il senso di ciò che dico.

«Lui è Kyle Foster». Ignoro completamente la domanda di mio padre, voltandomi verso Kyle. Poi sposto gli occhi su Sam e ripeto la stessa cosa «Lei è Samantha Lane, la figlia di Eva».

Mio padre spalanca gli occhi quando pronuncio i nomi dei miei amici.

Lo conosco.

Ha capito.

Sa chi sono.

«Ti dicono qualcosa questi nomi?» gli chiedo, prendendomi gioco di lui, esattamente come ha fatto con me per tutto questo tempo «Non dici niente?».

Papà guarda prima Kyle, i loro sguardi seri si sostengono a vicenda per qualche attimo, prima che venga presa in considerazione anche Sam.

Devon Sullivan, l'uomo che ha provocato la morte di suo fratello, la osserva con sguardo pentito. O almeno è quello che riesco a percepire. Scuote appena il capo, come se volesse dire qualcosa, ma poi sembra ripensarci e torna a concentrarsi su di me.

Su suo figlio. Il figlio di cui si è preso gioco.

«Figliolo...» fa per dire, ma io lo blocco all'istante ed esclamo «Mi hai mentito!».

Lui rimane con la bocca aperta, le parole non dette per troppo tempo sospese in aria, come incatenate al suo interno.

«Adam...».

«Mi hai mentito!» urlo con tutto il fiato che ho in corpo, tanto che Sam e Kyle si voltano subito verso di me.

Sento le lacrime che stavo cercando di trattenere colare sul mio viso e ripeto, stavolta a voce più bassa ma con tono più sprezzante «Mi hai sempre mentito. Sempre».

«Adam, cerca di capirmi... non avevo scelta» prova a spiegarsi lui.

«Su cosa non avevi scelta?» torno ad urlare «Su cosa? Sul prenderti gioco di me? Io ti stavo aiutando! Stavo aiutando te, cazzo! Stavo rovinando le loro vite per farti uscire da qui, sono stato pagato dal tuo avvocato per farli separare, in modo che si potesse riaprire un processo e farti scagionare... e tu mi hai sempre preso per il culo. Ti credevo innocente e invece... invece sei sempre stato tu il colpevole».

È incredibile.

Incredibile, ora che ascolto le mie stesse parole, come Eva che è sempre stata attenta alla carriera, era disposta a rischiare di macchiarla solo per dividere Sam e Kyle.

Perché è ovvio che, se mio padre fosse stato scagionato, la colpa di tutto sarebbe ricaduta su Kyle. Di conseguenza, lui e Sam non si sarebbero divisi soltanto a causa mia, ma anche perché lui sarebbe finito in prigione.

Che cosa assurda.

Che cosa assurda può essere la mente umana a volte.

«Calmati Adam» cerca di tranquillizzarmi Sam.

«Esatto, non serve a niente agitarsi ora» ribatte Kyle, mettendomi una mano sulla spalla.

«Signor Sullivan» si fa avanti Sam, dimostrando di essere la più coraggiosa di tutti in questa stanza «Credo sia inutile continuare a mentirci, immagino che lei abbia capito benissimo chi siamo noi».

Come fa a trattarlo così?

In modo così gentile e tranquillo?

Mio padre sussurra appena «Si, non vi ho mai visti, ma so chi siete».

«Bene» riprende Sam «Non sono venuta qui per cercare un colpevole. In fondo, non credo che lei lo sia. Quello che è successo è stata una disgrazia e, anche se lei deve pagare per questo, non la reputo una persona cattiva. Se noi siamo qui oggi, insieme a suo figlio, è perché vorremmo delle spiegazioni per poter andare avanti con le nostre vite. Credo che, dopo tanto, ce lo meritiamo».

Papà scuote la testa, si porta le mani ammanettate al viso e lo strofina frustrato.

Quando le toglie, noto delle lacrime nei suoi occhi.

«Io non volevo fare del male a nessuno» scuote la testa, dispiaciuto «Non volevo rovinare la vostra vita».

Sposta gli occhi velati da Kyle a Sam, quest'ultima che lo guarda con tristezza.

«Eva aveva promesso di farmi uscire. Sapevo di essere nel torto ma volevo soltanto uscire da qui per Adam».

«Perché mi hai mentito? Dimmelo, perché mi hai preso in giro in questo modo?» lo accuso ancora con tono duro, quando si rivolge a me.

«Perché volevo prenderti e portarti lontano per cercare di rimediare a tutta la sofferenza che hai dovuto subire nella tua vita a causa mia».

«E per questo hai detto di essere innocente quando invece non lo eri? Che senso ha avuto tutto questo?». Sbatto il pugno sul tavolo, facendo sobbalzare tutti.

«Per me lo aveva dato che...» fa una pausa, abbassando la testa come un condannato alla gogna «...non uscirò da qui per molti anni. Forse non avremmo più avuto una vera occasione per recuperare il nostro rapporto se non avessi fatto quello che avevamo in mente con Eva».

Inarco un sopracciglio difronte alla sua confessione e lo stesso fanno Sam e Kyle. Ci scambiamo tutti e tre un'occhiata confusa. C'è qualcosa che non quadra nelle sue parole, qualcosa che non torna, a cui non riesco a dare un significato.

«E' arrivato il momento che tu sappia tutta la verità...».

Lascia la frase in sospeso, studiando il mio sguardo, ed io mi rendo conto che c'è qualcosa di più grande.

Qualcosa che non sapevo e che ora sembra stia venendo a galla.

La vera confessione sta arrivando soltanto ora.

«Quella notte è stato un tragico incidente, si. E probabilmente me la sarei cavata con poco se solo...».

«Se solo?» lo incito, impaziente. Non mi interessa quanto sconvolto potrei rimanerne, devo sapere. Devo sapere a tutti i costi!

«Adam, io non sono qui soltanto per l'incidente che ha coinvolto loro due, quella è stata soltanto un'aggravante, diciamo pure così. La pena che sto scontando è per traffico di droga, furto e...».

Sento il sapore salato delle mie lacrime adagiarsi sulle labbra.

Labbra che vengono morse dai denti così forte che al sapore di esse si mescola quello ferroso del sangue.

«E...» sussurro.

Nella mia testa si forma un'immagine che spero non sia vera, ma che diventa terribilmente reale appena due secondi dopo.

«Omicidio».

Chiudo gli occhi a quella parola, desiderando di scomparire.

Il Nostro Fantastico Errore 3 - Per Sempre, Io e TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora