L’alba filtrava attraverso i rami degli alberi, diffondendo una luce dorata che accarezzava dolcemente la pelle di Camila, distesa sull'erba verde e umida del suo giardino. O meglio, di quella che sperava sarebbe presto diventata la sua serra. Quella notte, il sonno l’aveva abbandonata; i pensieri frenetici la spingevano verso un sogno che aveva accarezzato sin da bambina: costruire una serra dove la primavera non finisse mai, un luogo che custodisse la bellezza delicata dei fiori anche durante l'inverno più rigido.
Con la mente troppo attiva per restare a letto, aveva preso un foglio e iniziato a disegnare. L’idea era ancora nebulosa, una bozza abbozzata tra ombre e dettagli che si definivano solo a tratti. Ma era già un passo avanti: un progetto su carta, qualcosa che la tenesse impegnata e che desse forma a quel desiderio sopito. Per tutta la notte, aveva curato ogni minimo particolare, perdendosi nelle linee e nei contorni di un sogno che sembrava finalmente prendere forma.
Il suono delle forbici da giardino risuonava nel silenzio, mentre Camila tagliava l’erba con cura maniacale, ogni filo ridotto a un'altezza precisa. Immaginava già le varietà di fiori che avrebbero riempito quello spazio: tulipani, giacinti, viole. Pensava ai colori, ai profumi, a come avrebbero spezzato il grigiore dell'inverno e portato un eterno respiro di primavera. Voleva quel senso di rinascita intorno a sé, un rifugio dal freddo in cui potesse immergersi ogni volta che la neve avrebbe ricoperto tutto. Lo desiderava con tutta se stessa, e quella notte, per la prima volta, sembrava quasi a portata di mano.
I fiori del tardo inverno e dell’inizio della primavera occupavano nel cuore di Camila uno spazio sproporzionato rispetto alle loro minuscole dimensioni. C'era qualcosa in quei boccioli coraggiosi, pronti a sbocciare tra il gelo che non si era ancora del tutto dissolto, che la affascinava profondamente. Li considerava piccoli atti di ribellione, un’esplosione di vita contro il grigiore dell’inverno. Credeva fermamente che la natura parlasse, con una voce sottile e multiforme, capace di esprimere tutte le sfumature delle emozioni umane. Era convinta che ogni fiore avesse una storia da raccontare, un segreto da condividere, e che come le persone, anche loro avessero molteplici facce.
Le margherite erano le sue preferite. La loro semplicità e purezza la incantavano; quei petali bianchi e quel cuore giallo le davano l’impressione che ogni margherita sorridesse alla vita con una grazia ineguagliabile. A Camila piaceva pensare che le margherite fossero la natura nella sua forma più schietta, senza pretenziosi orpelli, un simbolo di un candore che lei stessa cercava e raramente trovava nel mondo.
Un giorno, mentre stava annaffiando i fiori del suo giardino, si fermò davanti alle margherite, come faceva spesso, per osservarle da vicino. Era un rituale che la calmava, che la aiutava a sentirsi connessa con qualcosa di più grande. Mentre spruzzava l’acqua fresca sui petali delicati, sentì un pensiero attraversarle la mente, una sensazione di calore che le scivolava nel cuore. Fu allora che prese una delle margherite,
iniziò il gioco, toglieva un petavo alla volta mentre il pensiero di Lauren, di sapere se lei la amasse la costringevano a fare un piccolo gioco da ragazzini. Ma arrivata alla fine, con un sussurro che sembrava venire dal vento o dal profondo della sua stessa coscienza, le confidò ciò che lei ancora non era riuscita ad ammettere a sé stessa: “M'ama”.Camila rimase immobile, con la mano sospesa nell’aria, mentre l'ultimo petalo cadeva giù attratto dalla gravità, e il battito del cuore che accelerava. Non era solo una suggestione, qualcosa dentro di lei sapeva che quelle parole erano vere. Quelle parole, bisbigliate da un fiore che lei stessa aveva coltivato, risuonavano con una dolcezza e una certezza che la lasciarono senza fiato. Era come se la natura avesse trovato il modo di comunicarle ciò che lei aveva cercato di ignorare o nascondere: un sentimento genuino, limpido, come quei petali bianchi che ondeggiavano sotto la brezza.
E dopo una lunga notte, Camila si ritrovava lì, stesa sull'erba fredda e bagnata del giardino, con lo sguardo perso nel cielo pallido dell'alba. I suoi occhi erano ancora gonfi dal pianto incessante che l'aveva accompagnata per ore, lacrime silenziose che avevano scavato sentieri umidi sul suo viso. Era immobile, il corpo intorpidito dal freddo, ma la mente era un vortice di pensieri caotici e incessanti, come foglie trascinate dal vento. Si sentiva schiacciata da una tempesta di emozioni, da domande senza risposta che si rincorrevano senza tregua.
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Wacky Life (Camren)
FanfictionLauren, una studentessa di psicologia dal passato burrascoso e pessimista sul futuro, si ritrova ad affrontare un nuovo semestre con la timida speranza di trovare un po' di luce nella sua vita. Incontra la sua insegnante Camila, una donna dolce, pos...