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Il pomeriggio, tanto atteso da Lauren e da Camila, giunse infine, portando con sé un improvviso peggioramento del meteo. La tempesta che era stata annunciata per giorni dai notiziari si abbatté sulla cittadina con una violenza che non lasciava scampo. Fuochi di fulmini squarciavano il cielo grigio come fenditure nel tessuto del mondo, mentre i tuoni rimbombavano con un’eco inquietante in tutta l’abitazione. Lauren osservava dalle finestre la pioggia scrosciare con una tale intensità che la visibilità si riduceva a pochi metri. Pensava di essere preparata, ma non si sarebbe mai aspettata un temporale tanto furioso.

Senza distogliere lo sguardo dalla tempesta, Lauren accese il fornello e mise il bollitore per il tè sul fuoco. Con l’altra mano manteneva il telefono all’orecchio, stringendolo con una presa ferma, mentre dall’altra parte della linea la voce di Normani, carica di preoccupazione, le arrivava chiaramente. Normani, sempre protettiva, era decisa a farle una vera e propria ramanzina.

<Lauren, non è possibile che tu non abbia ancora denunciato l’accaduto> diceva Normani con tono fermo, l’indignazione trattenuta a fatica. <Non puoi prendere tutto questo alla leggera>
Lauren sospirò, seguendo con lo sguardo una goccia di pioggia che scivolava lungo il vetro appannato. <Normani, è tutto sotto controllo, davvero> provò a rassicurarla, ma senza riuscire a nascondere del tutto la stanchezza nella voce. Sapeva che avrebbe dovuto ascoltarla, ma sentiva ancora addosso il peso degli eventi e non aveva voglia di aggiungere altre complicazioni.

<Sotto controllo? Non chiamerei sotto controllo quello che è successo, Lauren> ribatté Normani, la voce incrinata dalla preoccupazione. <Almeno promettimi che ci penserai> Lauren fece un piccolo sorriso tra sé, apprezzando l’affetto sincero della sua amica. <Va bene, ci penserò, promesso> disse infine, cercando di trasmettere una rassicurazione che non era sicura di sentire del tutto.

<Però davvero, è tutto okay> insistette Lauren, come se ripetere quelle parole potesse allontanare il pensiero inquietante che non riusciva a scacciare. Il problema principale non era la ferita al labbro, e lo sapeva bene. Era la consapevolezza che Shawn aveva oltrepassato un limite, che aveva lasciato emergere una violenza profonda e pericolosa, non solo contro una donna, ma contro un’altra persona, qualcuno che non aveva diritto di ferire.

In altre circostanze, Lauren avrebbe reagito diversamente. La sua indole impulsiva le avrebbe fatto alzare il pugno, affrontando Shawn senza timore e restituendo il colpo. Ma questa volta era diversa. Non si sentiva in grado di rispondere con rabbia; sentiva dentro di sé una complessità che la frenava. Camila stessa le aveva suggerito di farsi refertare per poi denunciare l’accaduto. La sua preoccupazione era evidente, il tono insistente, ma Lauren non riusciva a trovare in sé la determinazione per farlo.

Capiva la rabbia di Shawn, anche se non lo giustificava. Sapeva che quella rabbia non era rivolta solo a lei, che Shawn non era in sé, non era lucido. In un modo che non sapeva spiegare, provava quasi pietà per lui. Lauren ignorava cosa avesse spinto Camila a porre fine alla loro relazione, ma sentiva che, in qualche modo, lei stessa poteva aver contribuito alla frattura tra loro, ed era un pensiero che la tormentava. Sentiva crescere i suoi sentimenti per Camila come un fuoco inarrestabile, qualcosa di potente, ma temeva che quegli stessi sentimenti stessero già causando dolore.

Denunciare Shawn significava dare un colpo finale a qualcuno già in difficoltà, una scelta che percepiva come un atto definitivo. Sapeva di non dover giustificare le sue azioni violente, ma una parte di lei si sentiva colpevole. Non voleva essere colei che avrebbe innescato la discesa di Shawn verso il fallimento o che avrebbe alimentato la sua rabbia.

In quel momento i suoi pensieri furono interrotti da un lieve suono alla porta, un rumore che non sembrava un semplice bussare ma piuttosto la presenza di qualcuno che cercava riparo. Subito si avvicinò alla finestra e gettò un’occhiata verso l’esterno. Il suo cuore fece un piccolo balzo: sotto la pioggia incessante, Camila era lì, avvolta nel grigio del temporale, con una busta di plastica stretta tra le mani, che sembrava contenere qualcosa. Passava le mani sulle braccia, tentando inutilmente di asciugarsi dall’acqua che scrosciava impietosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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