Trentatreesima parte.

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Cassiopea si ritrovava al centro del campo di Quidditch, le mani strette attorno alla sua scopa e lo sguardo concentrato sui compagni di squadra. L’aria era fredda, tagliente, ma il cielo limpido prometteva una giornata perfetta per l’allenamento. Sugli spalti, centinaia di studenti erano accorsi a guardare: Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero si mescolavano in un vociare entusiasta. Alcuni erano lì per tifare, altri per criticare, ma la maggior parte era curiosa di vedere come si sarebbe comportata la squadra di Hogwarts contro le temibili scuole straniere.

La formazione di Hogwarts non era mai stata così variegata, e questo portava inevitabilmente a tensioni e rivalità. Ma oggi, Cassiopea non poteva permettersi distrazioni. Aveva deciso che il suo ruolo di capitano non sarebbe stato solo un titolo: sarebbe stata una guida, un punto di riferimento per tutti.

"Siamo qui per vincere," annunciò, la voce ferma e autoritaria. "Non importa chi siamo fuori da questo campo, qui siamo una squadra. E per farlo dobbiamo lavorare come una sola unità."

Terrence Higgs, che fino a pochi giorni prima avrebbe potuto facilmente ribellarsi a un tono del genere, ora annuiva. C’era qualcosa nel modo in cui Cassiopea si muoveva, nella sua determinazione, che richiedeva rispetto. Gli altri seguivano il suo esempio. Cedric Diggory, con la solita compostezza, era pronto ad ascoltare, mentre i gemelli Weasley, che solitamente non prendevano sul serio nulla, la guardavano con sguardi attenti e persino disciplinati.

Il campo, perfettamente curato, si estendeva davanti a loro come una tela vuota. Cassiopea sapeva che, per riuscire a competere, non bastava solo essere bravi. Dovevano essere impeccabili, precisi, una macchina perfettamente oliata. Gli altri giocatori di Quidditch delle Case, che non erano stati selezionati per la squadra principale, erano lì per aiutarli. Erano orgogliosi di rappresentare le loro case, ma anche consapevoli che il vero obiettivo era far vincere Hogwarts.

"Cacciatori, prendete le posizioni," ordinò Cassiopea, guardando Zaccaria Smith, Andrew Jones e Terrence Higgs. "Voglio vedere un gioco veloce, scattante. Smith, non restare troppo indietro. Jones, attento alle aperture sui lati."

La rigidità della sua voce non ammetteva repliche. Il gioco iniziò subito, intenso. I tre Cacciatori volavano come fulmini, scambiandosi la Pluffa con una precisione impressionante. Cassiopea osservava ogni movimento, i suoi occhi non perdevano un dettaglio.

I Battitori, Fred e George Weasley, si muovevano sincronizzati come solo loro sapevano fare. "Voglio che colpiate con forza," ordinò Cassiopea, le braccia incrociate. "Ma non sprecate energie in colpi inutili. Calcolate ogni azione. Non siamo qui per fare spettacolo, ma per vincere."

Fred ridacchiò sotto i baffi, ma George lo zittì subito con uno sguardo. Anche loro sapevano che non c’era spazio per leggerezze. Hogwarts aveva bisogno di loro al massimo delle loro capacità.

Mentre la palla sfrecciava avanti e indietro, Cassiopea si concentrò su Eddy McCarthy, il Portiere. Era bravo, nessuno lo metteva in dubbio, ma lei notava delle piccole imperfezioni. "McCarthy!" urlò, attirando l'attenzione del Tassorosso. "Le tue parate sono troppo prevedibili! Devi essere meno lineare, altrimenti ti leggeranno come un libro aperto."

Il ragazzo annuì, mordendosi il labbro. Sapeva che Cassiopea aveva ragione.

Mentre l'allenamento proseguiva, Cassiopea salì sulla sua scopa, volando sopra il campo per osservare meglio i movimenti della squadra. Essere una Cercatrice era ancora una novità per lei, ma la velocità e la precisione che quel ruolo richiedeva non la spaventavano. Anzi, c’era qualcosa di affascinante in quella sfida individuale. Doveva trovare il Boccino, sempre e comunque. E nel farlo, doveva essere più veloce, più astuta, più determinata di tutti gli altri.

Cedric, che volava accanto a lei in una pausa del gioco, la guardò con un sorriso. "Te la cavi bene, Cassiopea."

"Non abbastanza," rispose lei, gli occhi fissi sul campo sottostante. "Dobbiamo essere migliori di così."

La pressione che sentiva era enorme, ma Cassiopea non l’avrebbe mai ammesso. Non di fronte a loro, non di fronte a Harry che la guardava con fiducia, non di fronte a Terrence che la sfidava con gli occhi a ogni ordine che dava. Era lei la capitana, e non poteva permettersi di deluderli.

L'allenamento si interruppe per una breve pausa, ma Cassiopea non lasciò che nessuno si rilassasse troppo. "Questa è solo una parte del lavoro. Dobbiamo aumentare il ritmo. Più velocità, più precisione. Gli avversari non ci daranno tregua, e noi non possiamo permetterci di essere impreparati."

Sugli spalti, l'entusiasmo degli studenti era contagioso. Alcuni applaudivano, altri commentavano tra di loro le giocate, altri ancora, specialmente i Serpeverde, si limitavano a osservare con aria critica. Ma Cassiopea sapeva che non importava cosa pensassero: l’unico giudizio che contava era quello del campo.

"Domani ci alleneremo ancora più duramente," annunciò alla fine dell’allenamento, quando tutti atterrarono sul terreno erboso, stanchi ma soddisfatti. "E non accetterò scuse. Se qualcuno non si sente all’altezza, può dirlo subito e ne discuteremo."

"Non deluderemo la nostra capitana," disse Terrence con una sfumatura ironica, ma il rispetto nel suo tono era innegabile.

Mentre il gruppo si disperdeva e gli studenti sugli spalti cominciavano a scendere verso il castello, Cassiopea si fermò a riflettere. Il peso della responsabilità gravava su di lei, ma era una sensazione che, in fondo, le piaceva. Si sentiva viva, in controllo, e per la prima volta in tanto tempo, sicura di poter portare Hogwarts alla vittoria.

Mentre osservava il sole tramontare dietro il castello, Cassiopea si ripromise che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per riuscirci. Il Quidditch era più di un semplice gioco. Era onore, era Hogwarts, era casa.

"La mia figlioccia spacca i culi"ammise James.

"Cassiopea era nella sua massima forma"sorrise Hermione verso l'amica.

"In realtà al sesto anno era peggio"ammise Ron guardando di sfuggita la corvina.

"Eddai non è vero!"

"Beh..in realtà"borbottò Harry sorridendo.

Eccomi amici! Sono viva!! Yeii

Scusate l'assenza, però per rassicurarvi posso dirvi che ho già il prossimo capitolo pronto e che in settimana potrei benissimo pubblicarlo!

Che ne pensate??

Un bacione
~Kathleen🌙

Ingannare la Morte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora