13. Game of glances

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provo a caricare il telefono con il power bank ma niente, il filo del caricatore si è rotto e il mio telefono è morto, sta piovendo e in più come se non mancasse non ho l'ombrello, veramente peggio di così penso che non possa andare, è da mezz'ora...

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provo a caricare il telefono con il power bank ma niente, il filo del caricatore si è rotto e il mio telefono è morto, sta piovendo e in più come se non mancasse non ho l'ombrello, veramente peggio di così penso che non possa andare, è da mezz'ora che sto camminando, perché sta scuola è lontana da casa e ho perso l'autobus, colpa mia che ho perso tempo ad ascoltare quella che si era persa e non sapeva più come uscire, c'erano una decina di persone davanti e lei proprio me doveva fermare, in più oggi mi è venuto il ciclo, quindi direi che sto proprio na meraviglia, mi fermo davanti a un bar, che si chiama passion and love, anche se tutto ciò che provo in questo momento è rabbia e dolore, apro la porta ed entro, anche perché non ci penso nemmeno a restare un minuto di più là fuori.

Mi siedo su uno sgabello davanti al bancone e guardo il tabellone con tutti i drink scritti
«vorrei un Sex on the beach, grazie» mentre il barista fa il mio drink io mi guardo un po' attorno, anche se fuori piove dentro è pieno e ho già riconosciuto qualche studente della mia vecchia scuola che mi osservano come se avessi un terzo occhio.

«ecco qui» la barista mi da' il drink e la osservo meglio, ha un vestito rosa chiaro, il grembiule pub di un viola e un cerchietto dello stesso colore con sopra un fiocchetto bianco.

«bella la tua divisa»
«davvero? graziee» i suo occhi neri da cerbiatta si illuminano, mi fa schifo la sua divisa ma non voglio ferirla
«si, mi piace davvero molto» le regalo un sorriso, lei prende il vassoio rotondo con sopra dei drink e saltella dietro il muro.

«non pensavo sapessi anche dire qualcosa di carino» qualcuno mi parla dietro e riconosco subito quella voce, la sua voce che risveglia le farfalle dentro alla mia pancia e che riprendono a battere velocemente, come il mio cuore, mi giro verso di lui con il mio drink in mano.

«come puoi vedere anch'io sono gentile»
«peccato che lo sei solo con chi non conosci»
«non ti conosco eppure con te non lo sono»
«io penso che tu mi conosca abbastanza»
«se lo dici tu, ora però devo andare, biondino»

mi alzo ed esco senza voltarmi indietro, sono quasi arrivata a casa quando sento un panno umido premermi sulla bocca e naso, provo ad urlare ma non ci riesco, il panno soffoca le mie urla, dopo un po' sento gli occhi farsi pesanti e sto per chiuderli quando sento un rumore e un urlo di dolore prima di cadere a terra e svenire.

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