Hellen, Purgatory e Heaven sono tre sorelle, cresciute in un quartiere malfamato di New York, i loro genitori sono stati uccisi, anche se vogliono vendetta, decidono di non mettersi nei guai e di non rischiare la pelle.
Hellen è impulsiva, fa casini...
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mi sveglio con un mal di testa incredibile, non mi ricordo bene cosa è successo, ma se non mi sbaglio qualcuno mi ha fatta svenire con un panno umido e poi il buio totale, mi osservo un po' attorno, c'è un camino acceso davanti a me, la stanza è fatta di legno e dalla parte della finestra non coperta dalle tende riesco a vedere un po' di neve, ma dove sono finita? di certo questa non è casa mia
«finalmente ti sei svegliata» vedo Ace seduto su una poltrona in un angolino della stanza «come ci sono finita qui» «dovresti stare più attenta, sai che è pericoloso uscire da sola in sto quartiere?» «non metterti a farmi la ramanzina» «te la faccio eccome, visto che sono io a doverti salvare poi»
«perché mi hai salvato una volta ora ti senti superman?» «non sto scherzando, poteva farti qualsiasi cosa quella persona» «beh per fortuna ci sei tu a salvarmi, superman» «puoi smetterla per un momento?» «di fare cosa?» «di prendermi in giro, ti ho salvata e mi aspetterei almeno un grazie»
«grazie mio eroe» lo continuo a sbeffeggiare e lui alza gli occhi al cielo, provo ad alzarmi ma un dolore alla gamba mi immobilizza, abbasso lo sguardo su di essa e noto una benda di garza attorno «ma che diamine mi è successo?!» «calmati hai solamente preso una storta quando sei svenuta»
«e io ora come torno a casa» prendo il telefono per chiamare le mie sorelle quando mi accorgo che la linea qui non c'è «ma dove vivi? disperso nella foresta?» «semplicemente abito un po' lontano dalla città»
spalanco le tende e una vista meravigliosa mi appare davanti, degli alberi sono ai lati di un fiume, che inizia da una cascata e che finisce, da quel che sembra, dall'altro lato.
«almeno hai una bella vista» si avvicina e si perde ad osservare ciò che ha davanti, non è la cosa più bella del mondo ma è come se per lui lo fosse, improvvisamente lo stomaco mi brontola e allora lo tocco con un dito sul braccio
«avrei fame» mi guarda e poi si gira, mo dove sta andando? giuro che se non sta andando a cucinarmi qualcosa come cibo mi mangio lui. Arriviamo finalmente in cucina
«preparati quello che vuoi» alzo gli occhi al cielo, se è così che accoglie gli ospiti siamo messi male, inizio a prepararmi delle uova strapazzate, saltello di là e di qua alla ricerca delle cose che mi servono, lo sfaticato mi osserva con uno sguardo divertito, anche se qua di divertente non c'è niente, c'è solo lui che mi osserva al posto di aiutarmi.
«dovrei assumerti come cuoca» «e io dovrei assumerti come scalda letto, visto ciò che fai» «mi diverte vederti saltellare da una parte all'altra» «a me non diverte proprio per niente» finisco di fare le uova e le metto sul tavolo, pronta a mangiarle quando Ace prende la forchetta e si mangia un po' delle mie uova, beccandosi uno schiaffo in pieno volto, nessuno e dico nessuno si deve permettere a mangiarsi il mio cibo.