CAPITOLO 3

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"Vieni a pranzo con noi?", le domandò Raven affacciandosi al suo ufficio un'ora dopo.

"No, pranzo con Lexa qui", le rispose senza distogliere gli occhi dal desktop del pc.

"Ah sì?", il tono malizioso dell'amica la indusse a guardarla.

"Non cominciare. Ti ricordo che ci è stato appena affidato un lavoro da svolgere insieme".

"Beh, farete qualche pausa relax...", continuò ammiccante l'altra.

Gli occhi di Clarke divennero due fessure minacciose.

"Raven..."

"Ooook! Buon pranzo... e non farti mangiare dalla Tigre!"

"Raven!", l'ammonì di nuovo Clarke, l'altra le fece l'occhiolino e si girò per andare via trovandosi di fronte proprio Lexa

"Ehi ciao!", la salutò con un sorriso esagerato.

Lexa la guardò accigliata tenendo tra le mani due scatole da asporto con dentro il pranzo.

"Ciao Raven".

"Divertitevi... cioè, buon pranzo!", scoccò ancora un'occhiata maliziosa verso Clarke la quale alzò gli occhi al cielo.

"Ma che aveva?", domandò Lexa entrando in ufficio e chiudendosi la porta alle spalle.

"Niente, pensa che scopiamo", le rispose poggiandosi allo schienale della poltrona e guardandola negli occhi.

"Ma dai! Che idea assurda!", sorrise maliziosa mettendole davanti il pranzo.

Clarke sorrise ed aprì la scatola.

"Perché proprio io per questa cosa Lexa? In questo ufficio qualsiasi donna o uomo sarebbe più che felice di accontentarti", le disse mentre mangiavano.

Lexa aveva preso posto su una delle due poltroncine di fronte alla scrivania. Dopo aver mangiato il panino Clarke si era seduta sul bordo della scrivania, di fronte a Lexa, e spiluccava le patatine fritte.

"È questo il problema. Una troppo entusiasta non me la schioderei più di dosso. Tra me e te una volta finita è finita. Sei l'unica che non mi abbia mai fatto il filo", rispose appallottolando il tovagliolo di carta e lanciandolo perfettamente nel cestino con una parabola discendente.

Il suo era un ragionamento che non faceva una piega.

"Con quante donne o uomini hai fatto sesso qui dentro?" le domandò Clarke mangiucchiando una patatina.

"Secondo te?", la guardò negli occhi.

Dio, era scandalosamente bella!

"Un numero ragguardevole", Lexa scivolò un po' sul sedile della poltroncina e le rivolse un sorriso da autentica canaglia.

"Ah sì? Sentiamo, chi mi sono fatta di questo ufficio?".

"Mhmm... dunque... Jess...", Lexa fece segno di no con la testa.

"No?! Sul serio?" chiese stupita.

"Ci siamo andate vicine, ma l'eccitazione si è dissolta quando ha iniziato ad ansimare come una vacca in calore".

"Le vacche ansimano?", domandò Clarke con un mezzo sorriso.

Intanto aveva tolto i tacchi e dondolava avanti e indietro le gambe come farebbe una bambina... con l'unico particolare che non aveva affatto gambe da bambina!

"Altro nome", la esortò cercando di non farsi distrarre dalle sue belle labbra.

"Stephanie."

"Si. Scopata piacevole ma niente di che. Sono stata la sua cena... non so se rendo l'idea!", sorrise maliziosa, Clarke la guardò scioccata e le diede un colpetto con il piede sul ginocchio.

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