CAPITOLO 6

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Clarke asciugò le mani e tirò un profondo respiro. Poteva farcela a non uccidere quella cogliona! Al limite l'avrebbe trattenuta Lexa! Uscì dalla toilette e mentre tornava verso la sala riunione, si rese conto che guardavano verso di lei.

Incrociò lo sguardo di Lexa, aveva una postura retta e rigida, come se qualcosa la tenesse all'erta, neanche le mani in tasca riuscivano ad attenuare la tensione che trasmetteva. La guardò interrogativa rallentando il passo, lei le fece un cenno appena percettibile con la testa. Non voleva che tornasse in sala riunioni? Guardò la Queen, poi di nuovo Lexa. Qualunque cosa fosse successa in quella stanza non aveva nessuna intenzione di rintanarsi da qualche parte dandola vinta a quella specie di donna! Regina dei miei stivali! Riprese a camminare con passo deciso, Lexa la fulminò con uno sguardo quando entrò nella sala. La ignorò e tornò a sedersi mentre la Queen continuava a guardarla in modo inopportuno.

"Spero di non offenderla, signorina Griffin, dicendole che è una donna molto attraente", le disse guardandola negli occhi.

Lexa la guardò inarcando un sopracciglio. "Ma quanta premura figlia di puttana!", pensò sentendo il sangue ribollirle nelle vene. Clarke sorrise senza sentimento.

"Grazie signora Queen".

"Mi piacerebbe molto avere la possibilità di offrirle una cena... magari stasera", a Clarke corse un brivido di disgusto lungo la schiena. Dio, che donna viscida!

"Sono molto lusingata dal suo invito signora Queen, ma non credo che la mia ragazza approverebbe".

"Brava bambina!" pensò Lexa soddisfatta.

"Non mi fraintenda signorina Griffin! Sarebbe una cena di lavoro!", ribatté con espressione innocente.

"Certo come no?! Sto per spaccarti il culo figlia di puttana!" pensò ancora Lexa.

"Oh ma allora non credo ci siano problemi!", rispose Clarke lasciando tutti di stucco.

Lexa la guardò come se le fosse spuntata un'altra testa. Era forse impazzita?! Clarke alzò lo sguardo verso di lei sorridendo.

"Per te non è un problema, vero tesoro?", Lexa rimase senza parole, Clarke tornò a guardare Nia, la quale era diventata bianca come un lenzuolo. Guardava prima Clarke poi Lexa, saltando nervosa dall'una all'altra.

"Ah io... non avevo capito che... che...", balbettò la donna.

Lexa fece uno sforzo non indifferente per riprendersi dalla sorpresa, poi guardò Queen.

"Direi che a cena potremmo andare tutte insieme, visto che sarebbe di lavoro", non capì come riuscì ad usare un tono di voce fermo e deciso.

"Ma certo", rispose frettolosamente la Queen. Si alzò guardando l'orologio d'oro che aveva al polso.

"Direi che per oggi può bastare. Potreste iniziare a buttare giù qualche idea... così potrò prendere la mia decisione".

L'accompagnarono all'ascensore, salutò velocemente stringendo la mano ad entrambe ed andò via.

"Beh, direi che non è andata male", disse Clarke con tono di trionfo guardando le spalle di Lexa. Lei si voltò lentamente a guardarla. Aveva uno sguardo così truce che Clarke indietreggiò istintivamente di un passo.

"Vorrei tanto sapere che cazzo ti è saltato in mente!", le disse alzando la voce.

"Lexa io... ho solo voluto metterla al suo posto...".

"E le spari addosso che sono la tua ragazza?! Ma ti ha dato di volta il cervello?!", Clarke si guardò intorno nervosa, le urla di Lexa iniziavano ad attirare un po' troppa attenzione.

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