Cap 30. In cerca di regali e cuori infranti

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Piccolo avviso: sto cercando di cambiare il tempo verbale dal passato al presente perché al passato non mi piace per nulla, appena finisce la storia modifico anche il tempo nei capitoli precedenti.

Questo ricordo sul mio passato mi è venuto in mente così all'improvviso, non ripensavo a quel primo bacio da anni e ora che ci ripenso mi strappa un sorriso.

Cesare è stato molto dolce quel Natale.

Ora però tutte le mie preoccupazioni sono tornate a fare capolino nella mia testa,
Cosa rispondo a Drew?
Cosa dico a Erica?
Devo parlare di nuovo con Nic?
Ma soprattutto
Con Cesare?

Dio che casino la mia vita, avessi saputo sarei rimasta ad Alessandria.

No scherzo, la mia città mi era mancata come l'aria, mai altra città potrà essere più cara a me della mia amata Bologna, con i suoi colli, il suo centro storico e le sue tradizioni culinarie invidiabili.

Oggi però i miei problemi vanno accantonati perché sta arrivando Emma e devo ancora comprare i regali per tutti, tra l'altro... Cesare mi avrà preso un regalo? Io sono sicura di volergliene prendere uno dopo che si è comportato come uno stronzo con me?

In effetti nemmeno io mi sono comportata bene con lui, penso tuttora di aver ragione ma potevo risparmiarmi quello schiaffo che gli ho dato di impulso. Mi sorprende che non si sia arrabbiato.
Non sono mai stata una ragazza manesca però ero indignata e furibonda con lui.

A pranzo sono rimasta a casa con i miei genitori, da quando mi avevano messo in punizione per quella festa sono stata il meno possibile a casa e ho parlato pochissimo con loro, vorrei che le cose tornassero come prima perché i miei genitori sono importantissimi per me.
Erano quasi stupiti che fossi stata a casa oggi a mangiare con loro, di solito o vado da Erica o da Nelson e spesso anche da Cesi nelle ultime settimane.

"Elisa è da tanto che non mangiavi con noi" disse mio padre a tavola con un tono molto più lieto di quello che pensassi, mi faceva male pensare di averli trascurati e che ci fossero stati male.

"Mi dispiace tantissimo, penso di avervi un po' evitati negli ultimi mesi"

Entrambi mi hanno guardata interdetti, allora ho ripreso a parlare

"Da quando mi avevate messo in punizione a quella festa ho cercato di parlarvi il meno possibile ma ora mi rendo conto di quanto sono stata stupida a comportarmi così. Avevate tutte le ragioni del mondo per arrabbiarvi e soprattutto perché non sono tornata a casa senza nemmeno avvisare, vi chiedo scusa"

Subito un sorriso dolce apparve sul viso di mia mamma.

"Eli tesoro so che essere un adolescente non è facile e spesso si fanno cose matte, io sono la meno indicata per giudicare non è vero Mauro?" Accompagnò quest'uscita con un sorriso ammiccante.

Dio non voglio sapere a cosa allude.

"Eh si noi due a qui tempi..."

"BASTA COSÌ" sbotto io per interrompere tutto questo.

Loro per tutta risposta si sono messi a ridere e mi hanno guardata con dolcezza.

Fare pace con loro mi ha tolto un grosso peso.

Alla stazione vedo Emma prima ancora che lei scenda dal treno, appena mette piede sul lastricato della stazione io mi fiondo su di lei e per poco non cadiamo come due cretine in mezzo alla ressa di Bologna centrale alle 14:00 del pomeriggio.

"Mi sei mancata così tanto!" Sono in lacrime

Non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancata finché non l'ho abbracciata in questo momento.
Anche lei ricambiò il mio goffo abbraccio.

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