Capitolo 6

20 2 0
                                    

Hermione

La prima notte trascorsa al Manor è stata esattamente come mi aspettavo: un incubo. Negli ultimi quattro anni, ho rivissuto nella mia mente gli eventi accaduti in questa casa innumerevoli volte, ma trovarmi qui non ha fatto altro che rendere quei ricordi ancora più vividi. Ogni ombra, ogni angolo di questo luogo sembra rievocare frammenti di un passato che ho tentato di seppellire, ma che qui, al Manor, risorge prepotente.

Mi alzo dal letto con un nodo allo stomaco e, istintivamente, getto uno sguardo alla mia cicatrice. La parola "Sanguemarcio" è ancora lì, scolpita sulla mia pelle come un marchio. È questo che sono, soprattutto dentro questa casa: un'estranea, un'intrusa in un luogo che respira disprezzo e oscurità. Un luogo che mi ricorda costantemente che non sono mai stata accettata.

Mi trascino fino al bagno, il viso ancora stanco e segnato da occhiaie profonde. L'acqua fredda sul viso mi aiuta a scacciare la stanchezza, ma non il peso dei ricordi. Mentre mi guardo allo specchio, sento i crampi della fame. Ieri sera a cena non sono riuscita a toccare cibo, e adesso la fame si fa sentire prepotente. Esco dalla mia stanza, decisa a trovare la cucina senza chiedere aiuto agli elfi. Non sopporto l'idea di dover dipendere dai servizi di quelle creature, tanto meno in questo posto.

Finalmente trovo la stanza che cercavo. La cucina è immensa, con superfici in marmo e mobili di legno scuro che emanano un'aria antica. Al centro, su un bancone di granito, troneggia un cesto di frutta fresca. Tally, uno degli elfi domestici del Manor, si materializza senza preavviso, e mi informa che il padrone ha ordinato loro di farmi trovare ogni mattina della frutta fresca per colazione.

"Non serve," ribatto, cercando di mantenere la voce calma, ma sentendo il nervosismo vibrare sotto la superficie. "Sarò io a preparare i miei pasti, eccetto per la cena."

Tally sembra sconcertato e, con un leggero cenno del capo, si ritira in un angolo, osservandomi con occhi spalancati.

La cena sarà l’unico momento che io e Malfoy condivideremo, un rito che si ripeterà ogni sera prima dei nostri "incontri".

Mi avvicino alla dispensa e rimango sorpresa nel trovare una varietà di alimenti, anche prodotti babbani. Un pensiero fugace attraversa la mia mente: non mi sarei mai aspettata che Malfoy si preoccupasse di mantenere una dispensa così fornita, e di certo non mi aspettavo di trovare il mio amato tè Earl Grey.

Mentre la teiera inizia a scaldarsi, mi perdo nei miei pensieri, la testa piena di domande senza risposta e di un'ansia che mi consuma. Proprio in quel momento, Malfoy fa il suo ingresso in cucina, interrompendo il mio flusso di pensieri.

"Buongiorno, Granger. Noto che sei una persona mattiniera." Il suo tono è sorprendentemente calmo, quasi amichevole, e questo mi infastidisce ancora di più.

"Sono le dieci del mattino, Malfoy. Non direi proprio che è mattina presto." Lo fisso, notando l’ombra scura sotto i suoi occhi. Sembra esausto, come se non avesse dormito affatto.

"Beh, volevo solo darti il buongiorno. Spero che la colazione preparata dai miei elfi sia di tuo gradimento." Si sforza di sorridere, ma il risultato è teso, forzato.

Sbuffo, lasciando trapelare tutta la mia irritazione. "Sono i loro servizi a non essere di mio gradimento, Malfoy. Posso provvedere da sola a prepararmi il cibo." C'è un tono di sfida nella mia voce, come se volessi testare la sua reazione, spingerlo a rivelare la sua vera natura.

Malfoy sospira, visibilmente irritato, ma alla fine non risponde. Fa per dire qualcosa, poi ci ripensa, scuote la testa e si dirige verso la porta.

"Io sarò nel mio studio a lavorare. Se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure a Tally." E se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Lo osservo mentre si allontana, con una fitta di rabbia che mi stringe lo stomaco. Lo odio. Lo odio immensamente. Odio la sua apparente cortesia, odio il modo in cui cerca di comportarsi come se fossimo solo due vecchi compagni di scuola costretti a coabitare. Ma la verità è che qui, in questa casa, mi sento come se fossi io la prigioniera, costretta a rivivere i traumi del passato.

Decido di rifugiarmi nella biblioteca, il luogo dove si è tenuto il nostro incontro la scorsa sera. È l'unica stanza di questa casa che riesca a darmi un minimo di conforto, lontana dai corridoi e dalle stanze che riecheggiano di memorie dolorose. Mi soffermo a scorrere i dorsi in pelle dei libri, le dita che accarezzano la copertina di un vecchio tomo di alchimia.

Scelgo un libro e mi siedo su una delle poltroncine, cercando di concentrarmi sulla lettura. Ma la mia mente continua a vagare, a interrogarsi su questo nuovo Malfoy, così diverso dal ragazzo che conoscevo. Qual è il suo vero intento? E come potrei mai concedergli la mia fiducia, dopo tutto quello che ci ha diviso?

Mentre leggo, le parole iniziano a mescolarsi, diventando indistinte. Senza neanche rendermene conto, il peso della stanchezza e dei pensieri che mi tormentano si fa sentire, e le mie palpebre si chiudono lentamente. Mi addormento lì, sulla poltroncina in velluto, circondata dai libri, in una casa che sembra ostile ma che, per un breve istante, mi concede un po' di tregua.

L'incontro _DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora