Capitolo 15

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Draco

Hermione mi tende la mano per smaterializzarci insieme, ma la riluttanza nel suo gesto è evidente. Vedo il modo in cui le sue dita tremano leggermente prima di sfiorarmi, e un velo di tristezza mi attraversa il cuore. La prendo comunque, ignorando il gelo che sento nel suo tocco. In un attimo siamo nel cuore del Ministero, di fronte a un destino che non posso più sfuggire.

Quattro anni. Sono trascorsi quattro lunghi anni da quando ho varcato per l'ultima volta questa soglia, da quando ho respirato l'aria della libertà per l'ultima volta prima di essere confinato ai domiciliari al Manor. E ora mi ritrovo di nuovo qui, nel luogo dove tutto è iniziato e forse, ora, tutto finirà. Il Ministero della Magia.

Mi lascia nell'anticamera dell'ufficio e si allontana per parlare con il suo capo. Attraverso la porta socchiusa riesco a sentire frammenti della loro conversazione. Lei è tesa, ma mantiene la voce ferma, quella di una professionista che sa cosa sta facendo. E poi sento la voce del suo capo, il signor Barbins, grave e soddisfatta. «Sono fiero di Lei, signorina Granger. Sapevo che ci sarebbe riuscita.»

Un brivido mi attraversa. Le sue parole sono come un pugno nello stomaco. Mi domando se tutti quei momenti passati con Hermione, le conversazioni sincere, le risate rubate tra le pieghe della sorveglianza, fossero solo una messa in scena. Aveva pianificato tutto, con la freddezza di chi sa di avere un obiettivo? Voleva che abbassassi la guardia, che mi fidassi di lei, solo per portarmi qui, davanti a questo giudizio?

Ma alla fine, non importa. Io la amo. E, nonostante tutto, credo ancora che lei sia migliore di me, che meriti la mia sincerità. Le ho detto solo una parte della verità, eppure quella parte l’ho rivelata perché lei la meritava. Anche ora, in questo momento di sconfitta e incertezza, mi aggrappo all’unico pensiero che mi dà un minimo di pace: che almeno con lei, alla fine, non ho mentito su ciò che provo, su ciò che sono.

La porta si apre e li vedo entrare nell'ufficio. Hermione non alza lo sguardo verso di me, e io cerco i suoi occhi con una disperazione che non riesco a nascondere. Sembra consumata dai suoi stessi pensieri, come se le sue certezze le stessero scivolando dalle mani.

«Signor Malfoy, mi presento, sono il signor Barbins, capo della sezione investigativa del Wizengamot. Immagino che lei sappia perché si trova qui.» La sua voce è autoritaria.

Annuisco, senza aprire bocca. Non c'è molto da dire. Le accuse pendono su di me come una spada: il possibile coinvolgimento nella morte di un gigante, l’aggressione di un nato Babbano. Sentirle messe nero su bianco, scandite con una freddezza burocratica, è un colpo che mi lascia privo di fiato.

Hermione trema appena quando il signor Barbins menziona il Veritaserum, e per un istante vedo un’ombra di paura attraversarle il volto. Forse teme che possa rivelare troppo. Troppo di noi, di quello che ha iniziato a nascere tra le macerie del nostro passato.

Ma non c'è più tempo per domande, né per dubbi. Un uomo brizzolato entra nella stanza. Il signor Barbins gli fa un cenno con la testa, e in pochi secondi mi ritrovo a guardare il soffitto mentre la mano dell’uomo mi tira indietro la testa, versandomi in gola il liquido trasparente. Sento il sapore amaro del Veritaserum scivolare giù, freddo come ghiaccio, bruciando ogni resistenza.

Il siero fa effetto quasi subito. Sento la mia mente perdere i suoi filtri, come se tutte le barriere che avevo costruito per proteggermi cadessero una ad una. Ogni pensiero, ogni ricordo è a nudo, pronto a essere estirpato.

«Iniziamo», annuncia il signor Barbins, la sua voce priva di qualsiasi emozione. Mi fissa con la ferocia di un predatore, mentre Hermione rimane in piedi accanto a lui, immobile come una statua di marmo. «Signor Malfoy, ha avuto un ruolo nella morte del gigante?»

L'incontro _DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora