Capitolo 13: la Sala Grande

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Draco

Quando Hermione torna al Manor, il suo viso è teso, il suo sguardo distante. La vedo avanzare con passi più pesanti del solito, come se portasse con sé un peso che non riesce a sopportare. Non serve che mi dica nulla: capisco subito che al Ministero è successo qualcosa.

Durante la cena, il silenzio tra di noi è opprimente. I nostri pasti sono spesso tranquilli, ma questa volta c’è qualcosa di diverso, di irrisolto, che aleggia nell'aria. Ogni tanto la osservo di sottecchi, cercando un segno che mi permetta di capire cosa le stia passando per la testa, ma lei tiene gli occhi fissi sul piatto, la forchetta che gira nervosamente sul bordo.

Quando la cena giunge al termine, mi aspetto che si alzi per dirigersi verso il nostro solito punto d'incontro, per quegli interrogatori che sono diventati una strana forma di dialogo tra noi. Ma non si muove. Resta seduta, le mani che si stringono e si rilassano sul bordo del tavolo, lo sguardo rivolto a terra. Sembra quasi stia cercando di trovare le parole giuste.

Alla fine, rompe il silenzio, e il suo tono è spezzato. "Non avremo alcun incontro questa sera."

Resto immobile, cercando di nascondere la tensione che si insinua nei miei muscoli. "Per quale motivo?" chiedo, anche se temo di conoscere già la risposta.

Hermione alza lo sguardo per un attimo, poi lo abbassa di nuovo, come se le costasse troppo guardarmi negli occhi. "Devo verificare cosa c'è nella sala grande." La sua voce è quasi un sussurro, e riesco a percepire tutto il peso di quella richiesta. È evidente quanto le faccia male doverlo dire, quanto la sua stessa coscienza stia lottando contro il dovere.

Mi colpisce una stretta allo stomaco. Sento l’impulso di chiederle perché debba davvero farlo, di convincerla che non c’è nulla da temere, che non c'è niente di oscuro dietro quella porta. Ma so che sarebbe inutile. Lei è lì per compiere una missione, e il Ministero non la lascerà in pace finché non avrà adempiuto ai suoi doveri.

"Tu... tu sei sicura di volerlo fare?" La mia voce trema leggermente, un dettaglio che odio di me stesso.

Lei annuisce, e vedo il tremito nel suo labbro inferiore. "Non ho scelta." Le sue parole sono un colpo sordo che mi perfora il petto.

Mi alzo dalla sedia, un gesto impulsivo, e faccio il giro del tavolo. So che non posso fermarla, e che resistere sarebbe solo un modo per complicare ulteriormente la sua situazione. L’unica cosa che posso fare è accompagnarla, essere lì quando aprirà quella porta e affronterà i suoi demoni.

Se questa cosa va fatta, meglio affrontarla subito. Non è per me che sono preoccupato—so bene che nella sala non c’è nulla di compromettente per me, nulla che potrebbe legarmi ai Mangiamorte. Ma temo la sua reazione, il modo in cui quel luogo potrebbe risvegliare i suoi ricordi, riportarla a rivivere il dolore di quella notte, il terrore che si nasconde tra quelle mura. Quel dolore, lo conosco bene anche io, ma per ragioni diverse.

"Va bene," dico, cercando di mantenere la voce ferma. "Andiamo allora."

Hermione

Ogni passo verso quella parte del Manor mi sembra più pesante del precedente, come se le mura della casa si stessero stringendo intorno a noi. Draco cammina al mio fianco in silenzio, e percepisco la tensione nel suo respiro, nella rigidità delle sue spalle. Non riesco a guardarlo, non riesco a sopportare la sua presenza accanto a me mentre mi preparo ad affrontare ciò che mi aspetta dietro quella porta. È la stessa porta che ha segnato la mia anima con cicatrici invisibili, la stessa stanza dove il mio coraggio è stato messo alla prova nel modo più crudele possibile.

Arriviamo davanti alla grande porta di legno scuro. Draco si ferma e mi guarda, il suo viso in ombra. Non c’è più traccia della maschera di sicurezza che indossa così spesso, e per un attimo intravedo il vero Draco: un uomo tormentato, che sa che ciò che sto per fare potrebbe distruggermi.

"Non c’è nulla che devi temere," dice piano, ma la sua voce tradisce la preoccupazione che prova per me. "Io sarò qui, qualunque cosa accada."

Vorrei rispondergli, dirgli che sono pronta, che non ho bisogno del suo aiuto. Ma non è vero. La verità è che ho paura, una paura che non provavo da molto tempo. Stringo la bacchetta tra le dita, il legno che mi sembra improvvisamente troppo fragile. Prendo un respiro profondo, poi allungo la mano per afferrare la maniglia.

La porta si apre con un cigolio, e l'oscurità della sala mi avvolge. Per un attimo, i miei occhi devono adattarsi alla penombra, e l’aria fredda mi colpisce, facendomi rabbrividire. Il luogo è rimasto immutato nel tempo, come se ogni cosa fosse rimasta congelata al momento in cui me ne sono andata, lasciando dietro di me le urla e le lacrime.

Draco mi segue all'interno, ma resta a distanza. Percepisco la sua presenza, come un’ombra che si muove dietro di me, ma non si avvicina più di tanto, forse per rispettare il mio bisogno di affrontare questo momento da sola. Avanzo lentamente, ogni passo che risuona sul pavimento mi riporta indietro, a quella notte.

La mia mente si riempie di immagini che ho cercato di seppellire: la bacchetta puntata contro di me, la voce crudele che recitava maledizioni, il dolore che mi lacerava ogni fibra del corpo. Chiudo gli occhi per un istante, cercando di tenere a bada le lacrime. Ma non posso permettere che quei ricordi prendano il sopravvento. Non ora.

Con uno sforzo immenso, riapro gli occhi e mi concentro sull’oggi, sulla stanza come è ora. Un’ombra del passato, sì, ma nulla di più. Le pareti spoglie, il pavimento freddo e vuoto. Non c’è nulla di sospetto, nessun segno di magia oscura. Solo un luogo che un tempo fu teatro di orrori.

"Non c’è nulla qui," sussurro, più a me stessa che a Draco. Le parole si perdono nell’eco della sala, e mi sento travolta da un’ondata di emozioni che non riesco più a trattenere. Le lacrime, che ho tenuto rinchiuse per troppo tempo, iniziano a scorrere senza freni lungo le mie guance. Mi porto una mano alla bocca nel tentativo di soffocare un singhiozzo, ma è tutto inutile. Finalmente, dopo tanto tempo, lascio che il dolore esca, senza cercare di reprimerlo.

Draco non dice nulla. Sento i suoi passi avvicinarsi, e poi le sue braccia che si stringono intorno a me, in un abbraccio incerto ma incredibilmente sincero. Mi tiene stretta, e per un attimo, il tempo sembra sospendersi. È una sensazione stranamente familiare, ma diversa. Non siamo mai stati così vicini, eppure in quell'abbraccio sento una sicurezza che non avrei mai pensato di trovare in lui.

Mi appoggio contro il suo petto, lasciando che le lacrime continuino a scorrere, e Draco mi tiene con una delicatezza che non pensavo gli appartenesse. Sento il suo respiro farsi più lento, come se cercasse di calmarmi, di trasmettermi una tranquillità che neppure lui possiede. Restiamo così, stretti l'uno all'altra, mentre le ombre della sala sembrano finalmente dissolversi.

Forse, per la prima volta, stiamo davvero cercando di guarire insieme.

L'incontro _DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora