Capitolo 7

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Draco

Dopo quattro anni trascorsi con la sola compagnia di due Auror che, per quanto simpatici, erano comunque a tutti gli effetti i miei secondini, mi è parso un sogno incontrare Hermione questa mattina. Era stupenda mentre, in tuta, si preparava il tè. Non sono riuscito a evitare di guardarla, il modo in cui il suo viso si distendeva, perso nei pensieri, i suoi movimenti misurati e precisi. Ero affascinato e al contempo frustrato, perché avrei voluto parlarle, avvicinarmi a lei, sfiorarle la pelle, ma sapevo che tutto ciò era profondamente sbagliato. Così, mi sono obbligato a lasciare la cucina e mi sono rifugiato nel mio studio, cercando di concentrarmi sul lavoro.

Mi dedico alla pozione che mi ha commissionato il Ministero, una mistura complicata che richiede precisione e concentrazione. Sto versando alcuni ingredienti nel calderone, osservando il liquido che inizia a cambiare colore, quando un suono inaspettato mi interrompe.

"DRACO!"

Sobbalzo, la mano che regge il cucchiaio trema leggermente. Quella voce... è la stessa che sento ogni notte nei miei sogni. Le stesse urla strazianti che risuonano nelle mie orecchie da anni. Cerco di scacciare il ricordo, convincendomi che è solo un altro dei miei incubi ad occhi aperti.

"DRACO!!"

Il sangue mi si gela nelle vene quando mi rendo conto che non è un sogno né un ricordo. Hermione sta realmente urlando il mio nome, ed è qui, nella realtà. Mi precipito fuori dal mio studio, attraversando i corridoi con il cuore che martella nel petto, minacciando di sfondarmi la cassa toracica. Sono terrorizzato da quello che potrei trovare.

La trovo nella biblioteca, accasciata su una poltroncina, con le lacrime che le rigano il viso. Sta dormendo, ma il suo sonno è tormentato, agitato. Mi avvicino, il battito del cuore che cerca di rallentare mentre la osservo. Anche lei sogna di quel giorno, come faccio io ogni singola notte da quattro anni. Esito per un attimo, incerto se toccarla, se infrangere quel fragile confine che ci separa.

"Hermione, sveglia." La mia voce è un sussurro, quasi timoroso. Lei non mi sente. Le poso una mano sulla spalla, il contatto leggero come una piuma. "Hermione, svegliati. È solo un sogno."

Apre gli occhi di scatto, il terrore ancora vivo nelle sue iridi scure, e quando mi vede davanti a sé, la paura si trasforma in un lampo di confusione. Non urla, ma non serve: posso vedere chiaramente quanto sia spaventata. Si ritrae velocemente dal mio tocco, spingendosi contro lo schienale della poltrona, come se volesse mettere quanta più distanza possibile tra noi.

"Malfoy. Cosa? Che... che è successo?"

"Stavi sognando. Hai urlato e sono corso a vedere se fosse successo qualcosa." Cerco di mantenere la voce calma, ma il mio tono tradisce l'agitazione che ancora non sono riuscito a placare. "Mi dispiace averti svegliata, ma sembravi davvero spaventata."

"Tu sei corso." Nella sua voce c'è uno stupore che mi colpisce come un pugno allo stomaco, e per un attimo sento un'ondata di frustrazione mescolata alla tristezza.

"Cosa avrei dovuto fare? Stavi gridando." Cerco di non sembrare troppo irritato, ma le parole mi escono più taglienti di quanto avrei voluto.

"Ti chiedo scusa se ti ho disturbato. Credo di aver avuto un incubo." La sua voce si abbassa, e vedo il rossore che le sale alle guance mentre distoglie lo sguardo.

"Io non... non volevo dire questo." Sbuffo esausto, stanco delle nostre incomprensioni. Non riesco a comunicare con lei senza che ogni parola sembri un campo minato. Forse è meglio che me ne vada prima di peggiorare ulteriormente la situazione. Mi volto, dirigendomi verso la porta.

"C’eri anche tu, sai? Nel mio sogno. Tu eri lì." Mi blocco all'istante, le sue parole mi colpiscono come un incantesimo immobilizzante.

"Lo avevo immaginato. Stavi urlando il mio nome." La mia voce si fa più bassa, quasi un sussurro, mentre la osservo. La vedo arrossire lievemente e abbassare lo sguardo.

"Io, beh... stavo sognando di quella notte qui al Manor." Non c'è bisogno che specifichi di quale notte parli. Il ricordo è un'ombra che ci avvolge entrambi, un legame oscuro che ci tiene ancorati a un passato doloroso. Non riesco a trovare altre parole, e alla fine, con un senso di impotenza che mi opprime il petto, riesco solo a mormorare: "Mi dispiace immensamente." Poi, mi dileguo, incapace di restare oltre e rischiare di crollare davanti a lei.

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Hermione

Ho urlato il suo nome. Mentre sognavo Bellatrix che mi torturava in questa casa, ho urlato il suo nome. Esattamente come feci quella notte.

Quel giorno lo stavo supplicando. Volevo che mettesse fine alla mia sofferenza, in qualunque modo. Avrei accettato anche la morte, pur di sfuggire a quel dolore. Ma lui non lo fece. Restò lì, immobile a guardarmi, con gli occhi che tradivano una paura che allora non riuscivo a comprendere.

E oggi, quando ha sentito le mie urla, è venuto di nuovo. Come quella notte, è rimasto immobile, incapace di agire. Ma la verità è che, a questo punto, non c'è più nulla che lui possa fare per cancellare quel ricordo.

Mi alzo dalla poltrona, cercando di scrollarmi di dosso la sensazione di vulnerabilità che mi avvolge. Non è ancora nemmeno l'ora di pranzo, e la prospettiva di trascorrere l'intera giornata in questa casa, senza nulla da fare e con i pensieri che mi tormentano, mi fa impazzire.

Esco dalla biblioteca, decisa a trovarlo. La rabbia mi scorre nelle vene, accendendo ogni mio passo. Non posso restare rinchiusa qui senza avere una minima idea di cosa fare, mentre lui si rifugia nel suo studio.

"Malfoy!" Chiamo il suo nome, ma non ricevo risposta. Mi spingo oltre, attraverso corridoi e stanze finché non lo trovo. È in quello che sembra un laboratorio di pozioni, chino su un calderone.

"Granger, cosa... cosa ci fai qui?" Mi guarda, sorpreso, come se non si aspettasse di vedermi.

"Cosa vuoi che faccia?" Esplodo, la rabbia che mi satura le parole. "Cosa pensi che dovrei fare tutto il giorno in questa dannatissima casa?"

"Pensavo che Tally ti avesse mostrato gli svaghi della dimora." La sua voce è fredda, e vedo nei suoi occhi il tentativo di mantenere il controllo. "Abbiamo anche una piscina coperta, se vuoi." Sta cercando di liquidarmi, di evitare la conversazione.

"Oh no, non ti azzardare, Malfoy. Se sono costretta a stare rinchiusa qui con te, il minimo che tu possa fare è dedicarmi parte del tuo preziosissimo tempo." Le mie parole sono piene di frustrazione, ma sento anche la determinazione che mi spinge a pretendere qualcosa di più da questa convivenza forzata.

Mi guarda con un'espressione che non riesco a decifrare, e per un attimo mi sembra di scorgere un leggero sorriso che gli sfiora le labbra, un sorriso che non si addice al Draco Malfoy che conoscevo.

"Sarei felice di dedicarti il mio tempo, se questo è ciò che desideri." La sua voce è inaspettatamente gentile, quasi scherzosa, e mi lascia interdetta.

Sos. Chiamate il San Mungo. Draco Malfoy è ufficialmente impazzito.

Ma mentre lo fisso, colta alla sprovvista, mi rendo conto che forse, in qualche modo, siamo entrambi impazziti. Incatenati da un passato che non possiamo cancellare, eppure desiderosi di trovare una nuova strada in questo presente incerto.

L'incontro _DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora