Capitolo 18

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Draco

È una notte di fine novembre, e l'oscurità avvolge il Manor. Accanto a me, Hermione dorme, la sua testa leggera sul mio petto. Mi sembra impossibile che, nonostante tutto quello che stiamo attraversando, abbiamo trovato questi momenti di pace. Ma il silenzio viene squarciato da un suono assordante: le sirene di sicurezza del Manor.

Mi sveglio di colpo, con il cuore che mi martella nel petto. Hermione si solleva subito, anche lei in allarme. In un attimo, ci ritroviamo entrambi in piedi, bacchette in pugno, lo sguardo rivolto alla finestra che dà sul giardino.

«Chi può essere?» chiede lei con un filo di voce, la paura chiara nei suoi occhi.

«Non lo so», rispondo, la tensione che si riversa nelle mie parole.

Usciamo nel freddo della notte, attraversando il giardino immerso nelle tenebre. E lì, sotto la luce spettrale della luna, c'è una figura che non avrei mai voluto rivedere in quelle condizioni: Pansy Parkinson.

Sembra impazzita. I suoi occhi sono sbarrati, pieni di una furia cieca. Il vento le scompiglia i capelli neri, rendendola quasi irriconoscibile, e un ghigno sinistro le distorce il viso.

«Draco!» urla, con la voce spezzata dall'odio. «Non puoi stare con lei! Con una... Sanguemarcio!» Il suo disprezzo è feroce, come una lama che colpisce senza pietà.

Le sue parole mi trapassano, e per un attimo resto paralizzato, incapace di capire. Cerco di parlare, ma prima che possa farlo, Pansy alza la sua bacchetta e, con un movimento fulmineo, disarma Hermione. La sua bacchetta vola via e vedo il terrore nei suoi occhi.

Mi volto verso Pansy, cercando di riprendere il controllo della situazione, ma la sua follia sembra aver preso il sopravvento. «Che diavolo stai facendo, Pansy?» le grido, ma la mia voce suona lontana anche a me stesso.

«Sto cercando di salvarci!» urla, il volto contorto dalla rabbia e dal dolore. «Se lei sparisce, io posso prendere il suo posto. Uccidiamola Draco! Posso bere la Pozione Polisucco, fingere di essere lei... e finalmente potremo stare insieme, come è sempre stato giusto! Io e te, Draco, come due Purosangue!»

Rimango immobile, mentre le sue parole mi martellano nella testa. Mi volto lentamente verso Hermione, che mi guarda con una paura che non riesce a nascondere. I suoi occhi cercano i miei, disperati, come se cercassero una risposta, una speranza.

Ma io non posso permettermi di tradirmi. Non ora.

Fisso Pansy e prendo un respiro profondo. «Va bene, Pansy», dico infine, cercando di mantenere un tono freddo, controllato. «Se è questo quello che vuoi... d'accordo. Ma se dev'essere fatto, voglio essere io a farlo. Dovrò usare la tua bacchetta, la mia è sotto controllo da parte del Ministero.»

Hermione trasale e mi guarda incredula, come se non riuscisse a credere alle mie parole. E in effetti non lo capisco nemmeno io. Ma Pansy sembra rilassarsi per un attimo, un lampo di soddisfazione le attraversa lo sguardo.

«Portiamola dentro» le dico, senza lasciarle il tempo di riflettere. «Nella Sala Grande. »

Pansy annuisce, sorridendo con un'espressione che mi fa rabbrividire. Le sue dita tremano mentre mi porge la sua bacchetta, e io la prendo, sentendo il freddo del legno contro la mia pelle. Hermione mi guarda con un misto di paura e disperazione, le sue labbra tremano mentre prova a dire qualcosa, ma le sue parole restano soffocate nel buio della notte.

«Andiamo, allora», dico, cercando di mantenere la voce stabile. E mentre ci dirigiamo verso la casa, con Hermione prigioniera e Pansy al mio fianco, un solo pensiero mi attraversa la mente, oscuro come la notte che ci avvolge: Dopotutto, sembra che questa sera scoprirò se sono davvero in grado di uccidere qualcuno.

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Hermione


Mi sembra di vivere un déjà vu mentre Draco, in silenzio, mi stringe il braccio dietro la schiena, costringendomi a seguirlo verso la Sala Grande. Le sue dita sono strette attorno al mio braccio, come catene di ferro che mi trattengono.

«Non dire una parola», sibila con un tono tagliente e minaccioso.

La sua voce mi riecheggia nella testa mentre camminiamo nel buio del Manor, e ogni passo è come un battito di tamburo, un countdown inesorabile verso la mia fine. Il terrore mi attanaglia il petto, mi soffoca, mentre i ricordi si mescolano alla realtà e ogni cosa sembra riportarmi a quella notte di quattro anni fa. Anche allora mi trovavo in questa casa, prigioniera, sotto la minaccia di una bacchetta. Anche allora c'era una figura folle, un volto distorto dall'odio: Bellatrix. Solo che adesso è Pansy a ghignare alle mie spalle, con quegli occhi folli che sembrano divorare il buio.

Non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile che tutto questo stia accadendo di nuovo. Com'è possibile che proprio Draco, che aveva detto di amarmi-sotto Veritaserum, per giunta-mi stia ora conducendo alla morte? Una parte di me si aggrappa a quella dichiarazione come all'ultima speranza, come a un filo che potrebbe salvarmi dal precipizio. Ma c'è un pensiero, un sussurro velenoso nella mia mente, che mi stritola: E se avesse mentito?

Draco è un Occlumante, ed è risaputo che gli Occlumanti possono mentire anche sotto il Veritaserum. Lui potrebbe aver orchestrato tutto questo dall'inizio, come una partita di scacchi in cui io sono stata solo un pezzo da sacrificare. Mi sento invasa dalla nausea al pensiero che tutto ciò che abbiamo vissuto, ogni bacio, ogni sguardo, fosse parte del suo piano.

Arriviamo davanti alla porta della Sala Grande, e Draco la spalanca con un gesto secco. L'eco delle cerniere mi fa trasalire. Quando varco quella soglia, la stessa soglia che avevo attraversato poche settimane fa, sembra che il gelo della morte mi avvolga di nuovo. La stanza che avevo iniziato a vedere come un luogo di speranza, di riscatto, adesso è tornata a essere un luogo di paura.

Draco mi spinge al centro della sala, la sua presa forte e implacabile, e mi fa inginocchiare sul pavimento freddo. Le ginocchia impattano sul marmo con un rumore sordo, e il gelo mi sale su per le ossa. Non so se è il freddo a farmi tremare o il terrore. Mi sembra di vedere Pansy alle mie spalle con la coda dell'occhio, il suo sorriso distorto che brilla nella penombra. Ma i miei occhi restano fissi su Draco, che mi osserva dall'alto.

Se ha deciso di uccidermi, lo farà guardandomi negli occhi.Non distoglierò lo sguardo. Non lascerò che sia l'ultima cosa che mi prenda. Voglio che sappia che non ha spezzato completamente la mia volontà.

Il mio cuore batte talmente forte che mi sembra di sentirne l'eco rimbalzare sulle pareti della sala. Ma la mia voce, quando esce, è piatta, quasi neutrale, come se avessi accettato il mio destino.

«Draco», sussurro, e il suo nome è un respiro che si perde tra noi, come una supplica che non ha più la forza di essere pronunciata.

Draco mi guarda, e c'è qualcosa di indecifrabile nei suoi occhi. Una tensione che non riesco a leggere, un'emozione che mi sembra irraggiungibile. Non so più chi sia l'uomo davanti a me.

E poi, all'improvviso, un lampo di luce riempie la stanza. Un bagliore accecante, un istante che sembra infinito, e io non so se quello che vedo è l'ultimo istante della mia vita.

L'incontro _DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora