"Nightmares."

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-Portate via di qui quella bambina!-

Un urlo. Un altro. Un urlo che si mischiava a tutte le altre urla di disperazione, paura, preoccupazione, tristezza, dolore.

Non riuscivo a capire. Era tutto così sfocato. Tutte quelle luci abbaglianti, tutte quelle persone sconosciute, tutte intorno a me.

Provavo un forte dolore alla gamba destra che non riuscii a sopportare e iniziai a urlare, ma la mia voce era troppo bassa come se mi fossero state graffiate le corde vocali. La gamba sinistra non la sentivo più e il panico continuava ad aumentare. Avevo paura, forse di più di tutta quella gente che, imperterrita, continuava ad assistere alla scena e notai anche due ragazzi che filmavano. Sentivo il freddo del cemento duro attraverso i vestiti, o quello che ne rimaneva. Due uomini con una giacca fosforescente mi tirarono su e mi misero su una barella; mentre mi tiravano su mi dicevano che sarebbe andato tutto bene, ma sembravano essere più terrorizzati di me.

 Iniziai a sentire un dolore lancinante anche nella gamba sinistra e a quella fitta riuscii a lanciare il mio ultimo grido di sofferenza. La vista si faceva sempre più offuscata. I rumori, le urla, i pianti, tutto all'esterno pian piano si affievoliva. Volevo la mamma, ma non riuscivo ad aprire bocca, nessuna parte del mio corpo sembrava rispondere ai comandi. Si fece tutto buio attorno a me. Solo una voce si sentiva. Quella voce adulta e preoccupata che ricorderò per sempre. Per la bambina sarà un duro colpo. Solo questo diceva. A cosa si riferiva?

Mamma dove sei? Mamma ho bisogno di te.

Dopo più niente. Solo il vuoto e il buio.

***

-LORAINE SVEGLIATI!- Un altro grido, questa volta reale.

Aprii gli occhi. Stavo piangendo, ero tutta sudata e non capivo nulla. Cercai di collegare il tutto e iniziai a ripetermi nella testa "era solo un incubo". Ma per quanto potessi autoconvincermi per quel momento sapevo benissimo che tutti quegli incubi che facevo ogni notte erano solamente ricordi. Ricordi legati a quella maledetta notte in cui quello stronzo ubriaco ha deciso di mettere fine alla sua vita, coinvolgendo anche mia madre.

Due braccia amorevoli mi attirarono e mi strinsero forte, mentre cercavo di riprendermi. Ero sconvolta e ancora poco cosciente per questo ricambiai quell'abbraccio. Mi aggrappai a lui come una persona che sta per annegare si aggrappa ad un salvagente nel pieno oceano. Per un attimo mi sentii al sicuro. Non provavo quella sensazione da anni. Non avevo mai abbracciato nessuno così, se non mia madre e fui davvero sorpresa che mio padre avesse deciso di punto in bianco di essere affettuoso.

La sua voce mi riportò alla realtà e mi fece pentire per tutto quello che avevo appena pensato o fatto. Ricordai: mio padre era al lavoro.

-Tutto bene?-

Non appena mi resi conto della situazione lo spinsi via e lo guardai confusa.

-Che cazzo ci fai tu qui?- Quasi urlai.

Lui non si scompose e non si mosse di un centimetro anzi, decise di mettersi anche più comodo sul mio letto.

-Senti calmati. Come da programma sono venuto sotto casa tua alle otto, ma tu, ovviamente, non c'eri. Così ho suonato più volte e ho aspettato. Stavo quasi per andarmene ma poi tuo padre mi ha aperto...-

Vide il mio sguardo scocciato e si fermò per un attimo. Non poteva farsi i fatti suoi quell'uomo?

-...Era al telefono e andava piuttosto di fretta. Mi ha fatto entrare facendomi cenno di salire da te e quando sono entrato stavi dormendo. Ho pensato di non disturbarti perché eri così calma, finchè non hai iniziato ad agitarti. Eri ancora nel tuo profondo sonno, ma piangevi e non riuscivi a stare ferma così ti ho svegliata.-

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