"Don't hide you."

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Quando mi svegliai, la mattina dopo a casa di Effy, l'ambiente era tranquillo, probabilmente ero l'unica ancora sveglia o forse, c'era troppa tensione nell'aria per dare la forza ad ognuno di noi di dire qualcosa. Io non sapevo ancora cosa fosse successo, non sapevo nemmeno perché ci fosse quella tensione, ma potevo avvertirla anche solo tra Brent ed Effy e volevo sapere anche io.

Mi guardai intorno in quella che doveva essere una stanza degli ospiti, ma che sembrava arredata meglio di camera mia. Lei mi aveva detto che viveva da sola di reddita dei suoi genitori, ma non pensavo avesse così tanta reddita da potersi permettere un attico. In quel momento mi resi conto che non dormivo in casa mia da almeno un mese, e che avevo passato l'ultimo periodo muovendomi da case sconosciute a case di gente che credevo di conoscere. Credevo di conoscere troppe persone, ma la realtà era che nemmeno io conoscevo me stessa e non potevo pretendere di sapere tutto sugli altri. Io non mi capivo, non capivo il mio atteggiamento che aveva subito un cambiamento così drastico, non capivo il mio corpo e non capivo la mia mente. In questo ultimo periodo avevo pianto di più che in 16 anni della mia vita ed era iniziato tutto dall'incontro con Brent, perché prima ero in una sorta di apatia, ed era tutto più facile. La mia vita monotona e piena di niente era più facile di quello che stavo vivendo. Il ricordo della mia vita passata mi distrasse dal rumore della porta che si apriva. Una voce fredda riempì il vuoto di quella stanza.

-Dobbiamo parlare.-

Ci speravo e non ci speravo, ma dovevo capire così mi sedetti sul bordo del letto e lui, dopo essersi avvicinato con cautela, si mise affianco a me. Lo guardavo, ma lui fissava un punto impreciso davanti a me e non ne voleva sapere di un contatto visivo.

-Io...- Sussurrò appena torturandosi le mani con fare agitato e muovendo la testa in modo frenetico.

Mi avvicinai di più a lui accarezzandogli un braccio e finalmente lui girò la testa, attirando i miei occhi grigi dentro le sue sfumature di colore che apparivano molto più tristi e stanche della prima volta in cui le avevo viste, brillanti e maliziose.

-Loraine sei in pericolo ed è tutta colpa mia.- Disse cercando di riprendere fiato e, non appone scorse la mia espressione disorientata tentò di spiegarsi meglio. –Cioè non tutta tutta...Nel senso che sarebbe anche colpa di quello stronzo di Michael, ma principalmente c'entro io perché se non ti avessi attirato a me ora non saresti in questi casini e saresti alla tua vita normale...- E non lo lasciai finire.

-La vita di un'autolesionista che digiuna anche per settimane la chiami normale?- Sospirai frustrata e stranita dalle parole che avevo appena detto; era sempre difficile ammettere quello che eri e quello che facevi pur rendendoti conto che era assolutamente sbagliato.

O forse no, forse quella parte di me non mi aveva mai lasciato.

-Uno appena uscito di prigione vuole ucciderti, questo invece è ancora più normale no?- Affermò con un sorrisino forzato. Capii al volo la situazione: Edward, Michael, Brent, c'entravano tutti in quel giro malsano. Ne avevo abbastanza di essere all'oscuro di tutto. Mi trattavano tutti come se fossi la pecora nera, quella che non doveva sapere perché era lei la causa d tutti quei casini.

-Brent cosa sta succedendo?- Sbottai esasperata alzandomi in piedi. La parte vecchia di me, quella strafottente, quella che non aveva paura di niente con una mente pazza ritornò a farsi sentire e non ne fui spaventata, ma fui orgogliosa di me. Dovevo ribaltare i ruoli, non dovevo più sembrare quella debole, quella che non poteva stare da sola, quella fragile.

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