"Accept the truth."

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Non mangiai niente tutto il giorno. Erano ormai quarantotto ore che non toccavo cibo e non mi dispiaceva affatto; non sentivo il bisogno di mangiare e magari continuando sarei diventata più carina agli occhi di tutti. Rimasi troppo sconvolta da quello che era successo con quel Brent e non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo. Non riuscivo a piangere, ad arrabbiarmi o a muovere un solo muscolo da terra. Era come se qualcosa dentro di me si rifiutasse di fare qualsiasi cosa perché ormai rassegnato al fato che la mia vita sarebbe finita di lì a poco. Ero riuscita solamente a spostarmi dalla porta di ingresso al letto di camera mia, dove mi sdraiai a pancia in su a contemplare il soffitto, persa dal casino che stava progredendo nella mia testa. 

L'unica cosa che non era mancata quel pomeriggio erano i pensieri. Pensavo a tutto quello che era capitato in quella mattinata , pensavo al perchè quel ragazzo mi avesse preso così di mira nonostante gli avessi dimostrato più volte il mio carattere di merda, al perchè mi aveva seguita in bagno (quello delle ragazze per altro) per poi impadronirsi della mia lametta senza dire niente ma conservandosela fino al momento giusto. Lei, che ora rigiravo tra le mani vedendo a malapena il mio riflesso su esso a causa di tutte le macchie di sangue che l'avevano ormai rovinata. Con che coraggio domani mattina sarei dovuta uscire di casa? E se lo avesse detto a tutti? Insomma non era così stupido, vedere il mio braccio sanguinare e casualmente una lametta sporca di sangue appartenente a me poteva significare solo una cosa. Ci arriverebbe chiunque. Avevo paura di quello che sarebbe successo e continuavo a pensare: i pensieri mi avevano oscurato dal mondo ormai da qualche ora. Una voce però mi riportò alla realtà e dovetti fare uno scatto poco visibile per nascondere la lametta in un posto abbastanza "intimo".

-Loraine, tutto bene?- Mi chiese accennando un sorriso. Non era mai stato un tipo da cose sdolcinate soprattutto dopo la morte di mia madre, Mary, che aveva strappato via un pezzettino di emozioni a tutti e due. Ritornai alla realtà e cercai di ricordarmi la sua domanda...Ah era il suo solito "tutto bene?" a cui non era mai interessato realmente.

No papà. Va tutto male. Come sempre, ma stranamente oggi va più male del solito male.

-Tutto apposto, grazie dell'interesse. Come mai a casa?- Chiesi per fare un minimo di conversazione con lui.

-C'è stato un piccolo incidente al lavoro, un ragazzo si è suicidato nel bagno del suo ufficio e hanno fatto sgomberare l'edificio sai...per le prove.-

Papà è già tanto se non hanno trovato me in un bagno, totalmente dissanguata.

-Oh.- Non provai affatto pena o compiacimento o tristezza. In realtà, era difficile che qualcuno mi facesse provare qualcosa, tanto meno un ragazzo morto.

-Si, già...Ah Lory, quasi mi dimenticav..-

Odiavo quel nomignolo e lui lo sapeva benissimo.

- So che è una cosa difficile sprecare un pochino di fiato in più per dire il mio nome interamente ma non sarà questo ad accorciare le tue aspettative di vita.-

-Okay okay, LORAINE.-

Scandì le lettere in un modo che a me risultò molto fastidioso.

Rimasi a guardarlo in silenzio, in attesa della sua notizia.

-Ho trovato questo foglietto attaccato alla porta e credo sia per te data la grande "L" davanti. Tieni.-

Un brivido mi percorse lungo la schiena. Allungai la mano, cercando di nascondere il tremolio che ormai, invadeva tutto il mio corpo. Presi il foglietto e intimai a mio padre di uscire rivolgendogli un'occhiata fulminante. Lui esitò un attimo, ma si voltò e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Era piegato almeno quattro volte, anche se era abbastanza piccolo.

Lo aprii e iniziai a leggere.

"Cara Loraine,

Non ti preoccupare per ciò che è successo oggi. Non lo dirò a nessuno, non sono così stronzo come credi. So che forse ho fatto male ad impicciarmi nella tua vita così dal nulla, ma appena ti ho vista ho notato qualcosa in te che mi ha spinto a voler sapere di più. Voglio aiutarti e tu non me lo impedirai.

Ci vediamo domani alle 8, vengo a prenderti sotto casa :)"

Non seppi se rimanerne sconvolta, arrabbiata, triste o, sotto certi punti di vista, felice. "Appena ti ho vista ho notato qualcosa in te" questa frase mi rimbombò nella testa tutta la sera. Non sapevo perchè. Forse non avevo qualcuno che mi diceva cose dolci da un sacco di tempo e mi venne da ridere perché io non avevo nulla di troppo interessante da colpire una persona. Le persone, al contrario, stavano sempre alla larga da me; la mia solitudine e i miei cambi improvvisi di umore mi avevano portato ad essere conosciuta come quella "pazza" nella mia scuola, per questo non avevo amici. Ho sempre pensato, però, che se la gente era così inferiore mentalmente da stare lontano da una ragazza solo per quel fastidioso vociferare, allora non ne valeva la pena di abbandonare la musica per loro. Sono sempre stata sola e quel "voglio aiutarti" risuonava ancora più bello se immaginato con la sua voce. No. Cosa mi stava passando per la testa? Io non volevo nessuno. Io non dovevo avere nessuno.

Mi addormentai verso le due di notte per i troppi pensieri e prima di chiudere gli occhi, l'ultima cosa che si fece strada nella mia testa furono due occhi marroni con sfumature verdi e grigie.

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