Capitolo 11 - Confessioni e ombre

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In quel momento, Blaze sedeva accanto a Jace su un vecchio muretto coperto di graffiti, sul lato del cortile che si apriva verso il parco. Il fumo di una Marlboro si alzava dall'indice e dal medio di Blaze, dissolvendosi in spirali sottili, che si confondevano con l'aria umida della sera. Ogni boccata sembrava un respiro pesante, quasi come se quel fumo riuscisse a liberare qualcosa che teneva intrappola dentro. Jace restava in silenzio, rispettando quella barriera di parole non dette che Blaze si costruiva attorno. Sapeva che il suo amico aveva bisogno di tempo. Blaze non parlava facilmente, non si apriva mai davvero con nessuno, nemmeno con lui. Eppure, in momenti come quello, Jace poteva percepire il peso che gli gravava sulle spalle. Un fardello che lo piegava fino a spegnere ogni scintilla nei suoi occhi. Dopo qualche minuto di silenzio, Blaze gettò il mozzicone di sigaretta a terra, premendolo contro l'asfalto con la punta dello stivale. Prese un respiro profondo, uno di quelli che sembrava tirare fuori un dolore nascosto. Poi parlò, la voce appena udibile sopra il suono lontano delle auto e i mormorii dei ragazzi che si allontanavano.

‹‹Non sono abituato a sentire qualcuno che mi guarda come fa lei. Come se riuscisse a vedere... qualcosa di diverso, qualcosa che non mostro a nessuno››

La sua voce era bassa, ma ogni parola pesava come un macigno. Sapeva che quelle confessioni, per quanto timide e appena accennate, svelavano a Jace parti di lui che di solito teneva celate. Angie lo faceva sentire vulnerabile e non era abituato a quella sensazione. Jace lo fissò per un momento, valutando ogni parola. Poteva percepire il turbamento del suo amico, quasi palpabile e, con delicatezza, appoggiò una mano sulla sua spalla. Come a voler sciogliere quella tensione, a comunicargli che non era solo.

‹‹Forse dovresti permetterle di conoscerti davvero››

Jace cercò di leggere i suoi pensieri, nascosti dietro l'espressione indecifrabile. Per lui, Blaze era come un libro scritto in una lingua sconosciuta. Una storia che, ogni tanto, gli veniva concessa di sfogliare, una pagina alla volta. Blaze scosse la testa, un lampo di rabbia, quasi di frustrazione, attraversò il suo viso.

‹‹Non lo capisci? Se lei vedesse davvero quello che sono, scatterebbe. Tutti scapperebbero!››

L'intensità di quelle parole colpi Jace come una folata di vento improvvisa. Le sue mani si strinsero a pugno. Per un attimo, abbassò lo sguardo, combattendo contro una tempesta interna che minacciava di travolgerlo. Il pensiero che Angie potesse scappare lo terrorizzava, perché significava dover affrontare il vuoto che sarebbe rimasto dopo di lei. Jace sospirò, cercando le parole giuste, quelle che potessero scivolare tra le crepe del muro che Blaze si era costruito attorno.

‹‹Forse è proprio il contrario, Blaze››

Il tono era gentile, quasi a voler ammorbidire la tensione.

‹‹Magari è proprio quello che credi di nascondere che la fa avvicinare a te. Forse lei vede cose di te che nemmeno tu riesci a vedere. A volte, chi ci guarda dall'esterno capisce più di quanto riusciamo a capire noi stessi››

Blaze abbassò lo sguardo, osservando la sigaretta bruciare fino al filtro senza dire una parola. Quelle parole gli avevano lasciato addosso un peso diverso, più difficile da ignorare. La sua mente si riempì di immagini di Angie, di quei momenti in cui i loro sguardi s'incrociavano e lui sentiva di non avere vie di fuga. Lei sembrava leggere dentro di lui, come se riuscisse a vedere oltre il dolore, oltre il buio che tentava di nascondere. I due amici restarono in silenzio per qualche minuto, finché Jace, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera, gli diede una leggera pacca sulla spalla.

‹‹Blaze, ti conosco da troppo tempo per non sapere che questo ti sta divorando dentro. So che non parli facilmente, ma io ci sono. Sempre, ricordalo!››

La sua voce era pacata. Ogni parola era carica di significato, di quella fiducia che si costruiva solo col tempo e con l'affetto sincero. Blaze sollevò appena lo sguardo, accennando un sorriso amaro.

‹‹Non è che non voglia, Jace... è che non posso››

Le sue parole erano soffocate, quasi un sussurro che si disperdeva nell'aria.

‹‹Ci sono cose di cui non posso parlare. Perché parlarne significherebbe farle riaffiorare, e io non sono pronto. Non posso permettere a nessuno di vedere quella parte di me››

Jace annuì, anche se sapeva che Blaze gli stava tenendo nascosto molto più di quanto dicesse. Erano amici dal primo anno di liceo e da allora non si erano mai lasciati. Jace ricordava bene quel periodo: Blaze era un ragazzo enigmatico e solitario, con uno sguardo pieno di ombre che attirava e intimoriva allo stesso tempo. Nel corso degli anni, aveva imparato a leggerlo anche nei silenzi. A capire che i suoi momenti di distanza non erano un rifiuto, ma un modo per proteggere chi gli stava vicino. Ma vederlo così, consumato dal proprio dolore, lo faceva soffrire profondamente.

‹‹Non devi buttarti giù, Blaze››

Mormorò Jace, cercando di far breccia nella corazza che l'amico aveva eretto attorno a sé.

‹‹Lo so che non è facile. Ma devi fidarti di qualcuno. E se non vuoi fidarti di Angie... fidati di me››

Blaze sollevò lo sguardo, e per un attimo sembrò che stesse per dire qualcosa, ma poi distolse gli occhi e si chiuse di nuovo nel suo silenzio. Le parole di Jace riecheggiavano dentro di lui, toccando corde profonde, ma il dolore era radicato troppo in fondo per lasciarsi dissolvere così facilmente. La verità era che Blaze si sentiva prigioniero di un passato che lo tormentava, un passato che gli ricordava continuamente chi era e cosa aveva fatto. Jace capiva che non avrebbe potuto ottenere altro quella sera. Gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, prima di scendere dal muretto.

‹‹Quando vuoi parlare, sai dove trovarmi››

Cercò di rassicurarlo con un sorriso, anche se era intriso di preoccupazione. Blaze rimase lì, da solo, fissando l'orizzonte che ormai si era scurito completamente. Pensava ad Angie, a quegli sguardi che continuavano a tormentarlo e che, allo stesso tempo, lo facevano sentire più vivo di quanto avesse mai provato. Ma il timore di perderla, di vederla voltare le spalle una volta scoperta la verità su di lui, era più forte di qualsiasi desiderio di lasciarsi andare. Si passò una mano tra i capelli, frustrato. Aveva costruito un muro attorno al suo cuore, convinto che nessuno avrebbe potuto capire. Ma ora, con l'arrivo di Angie, sentiva che quella protezione, così ben eretta, iniziava a incrinarsi.

Costruttrice di paceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora