Capitolo 19 - L'ombra e l'angelo

1 0 0
                                    

Blaze era seduto al centro della sala prove. Il silenzio intorno a lui era rotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso alla parete. Ogni secondo sembrava scandire il peso di una decisione che non era più possibile rimandare. Angie gli stava di fronte, lo sguardo colmo di una luce calma. Era come se lei fosse un porto sicuro in mezzo alla tempesta, che da troppo tempo agitava il suo cuore. Lei tese la mano, senza dire nulla. Blaze rimase in silenzio, indeciso, mentre un'ombra densa gli stringeva il petto, un freddo familiare che conosceva bene. I suoi demoni erano lì, proprio dentro la sua anima, pronti a travolgerlo al minimo cedimento. Ma non era mai stato così stanco. L'ombra dei suoi ricordi, delle scelte sbagliate, delle parole non dette, pesava come mai prima. Angie fece un passo verso di lui. Le sue dita sfiorarono quelle di Blaze. Il tocco fu sufficiente a dissipare, anche solo per un istante, quel gelo che lo paralizzava.

«Non ti lascerò da solo, Blaze»

Sussurrò, la sua voce un'ancora in quell'oceano di paura.

«Ma tu devi essere disposto a lasciarli andare, uno ad uno. Io non posso farlo per te»

Blaze abbassò lo sguardo, la vergogna e il dolore riflessi nei suoi occhi. C'era una parte di lui che voleva credere nelle sue parole. Ma un'altra, più profonda, gridava che non sarebbe mai riuscito a essere all'altezza di quella promessa. Era come se avesse vissuto con quelle ombre troppo a lungo, fino a sentirle parte di sé. Ma Angie non si mosse. Gli sorrideva con una dolcezza senza limiti, un'intensità che lo colpì come una lama sottile.

«Dimmi cosa devo fare»

Mormorò Blaze, con un filo di voce.

«Non so da dove cominciare»

Angie annuì, un lampo di comprensione nel suo sguardo. Poi sollevò il suo braccialetto e lo sfilò delicatamente dal polso, porgendoglielo. Il fiore di loto brillava come se contenesse la luce di mille stelle, pulsando di una forza sottile, ma vitale.

«Questo è un simbolo di trasformazione»

Aveva un tono che sembrava quasi solenne.

«Mettilo e lascia che ti guidi. Ti mostrerà le ombre che devi affrontare... e, quando sarai pronto, ti indicherà anche come superarle»

Blaze esitò, ma poi allungò la mano tremante e prese il braccialetto. Appena lo indossò, sentì un calore improvviso irradiarsi dal suo polso, fino a scorrergli lungo le vene e invadere il cuore. Era come una fiamma gentile che scioglieva il gelo. La sua visione si offuscò. Davanti a lui apparve un'immagine familiare, una sagoma scura che lo scrutava con occhi di rimprovero: era lui stesso, giovane e fragile, fermo davanti alla casa in cui aveva passato infanzia e adolescenza. Quel luogo lo aveva sempre associato a dolore e solitudine. Il volto dell'ombra era una maschera di paura e disperazione.

«Ecco il tuo primo demone! Non scappare. Guardalo negli occhi»

Blaze sentì il cuore battere forte, ma non si mosse. Si avvicinò all'ombra del suo passato, a quell'immagine di sé che aveva sempre evitato. Sentiva le parole che quella figura silenziosa gli lanciava come lame invisibili.

"Non sarai mai abbastanza. Non sarai mai capace di cambiare. Resterai sempre un fallimento".

Blaze deglutì, i pugni stretti mentre una parte di lui voleva cedere. Ma poi, un pensiero inatteso si fece strada, chiaro e limpido, come una fiamma che non aveva mai conosciuto. Quella figura davanti a lui non era reale. Era soltanto il riflesso del suo dolore, un'eco delle paure che lo avevano perseguitato per anni.

«Io non sono più te!»

La voce era roca e piena di emozione.

«Posso cambiare. E non ho bisogno di temerti più»

Con quelle parole, l'ombra si dissolse, svanendo nell'aria come fumo al vento. Blaze rimase immobile, il respiro affannato, mentre una sensazione di leggerezza lo avvolgeva, quasi come se un peso insopportabile fosse finalmente scomparso. Accanto a lui, Angie sorrise. Il fiore di loto sul braccialetto brillava intensamente, come a celebrare quel momento di liberazione.

«Uno ad uno»

Si espresse con dolcezza, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Blaze chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quella pace temporanea. Sapeva che altre ombre lo attendevano, ma anche che, forse per la prima volta, non aveva paura di affrontarle.

Costruttrice di paceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora