Il cielo di Los Angeles si sfumava di arancio e viola, mentre il sole scendeva lentamente oltre l'orizzonte, spargendo riflessi dorati sulle strade e sulle ampie finestre del Silverlake Conservatory of Music. La luce sembrava danzare sulle superfici, dipingendo ombre lunghe e avvolgenti. Angie Carter, una ragazza di diciannove anni dai capelli biondi e occhi azzurri, osservava l'ingresso del Conservatorio con un misto di timore e desiderio. Era a Los Angeles da poco, una città che la sovrastava con la sua immensità e i suoi sogni. Londra, la sua casa, sembrava un ricordo lontano, quasi sfocato, ma questa scelta era stata inevitabile: inseguire il suo sogno, perfezionare il talento per l'arpa in una delle scuole più rinomate del paese. Si fermò sulla soglia, trattenendo il respiro. Il cuore le martellava nel petto, rimbombando con un ritmo dissonante che sembrava risuonare in tutto il suo corpo. L'aria all'interno dell'edificio era diversa, densa di aspettative non dette. Dal corridoio, le ultime note di un contrabbasso vagavano nell'aria, malinconiche e tormentate, come il lamento di un'anima in tempesta. Un suono che toccava corde profonde dentro di lei. Poi, d'improvviso, una voce la fece sobbalzare.
«Mi dispiace, signorina, ma stiamo per chiudere. Dovrà tornare un'altra volta»
Angie si voltò di scatto, incontrando lo sguardo severo di una donna alta e slanciata, di almeno quarant'anni. I suoi capelli castani erano raccolti in uno chignon impeccabile e gli occhiali le conferivano un'aria seria. Indossava un tailleur grigio chiaro e delle scarpe nere con il tacco.
«Oh, mi scusi! Non lo sapevo...»
Angie abbassò lo sguardo, sentendo il calore arrossarle il volto. Una ciocca di capelli le sfuggì dal viso e con un gesto nervoso la portò dietro l'orecchio. Proprio in quel momento, il corridoio si riempì di studenti che uscivano dalle aule, parlando e ridendo. Tra di loro, uno sguardo si incastrò nel suo: un paio di occhi scuri, profondi come la notte, la osservavano con intensità. Angie sentì il cuore perdere un colpo, ma prima che potesse reagire, un amico lo chiamò.
«Ehi, Blaze, ci vediamo domani!»
Blaze. Un nome che le si scolpì nella mente come una nota vibrante, difficile da dimenticare. Lui si voltò e alzò una mano in segno di saluto. Poi, i suoi occhi tornarono fissi su di lei. Solo quando si avvicinò all'uscita, Angie riuscì a osservarlo meglio: indossava un paio di jeans strappati alle ginocchia e una felpa col cappuccio. I capelli corti e lisci incorniciavano il viso, mentre un ciuffo si posava distrattamente sulla tempia sinistra. Il suo sguardo l'aveva scossa, risvegliando dentro di lei un mare di emozioni che non sapeva come spiegarsi. Il suono della voce della donna alle sue spalle la riportò alla realtà.
«Signorina, deve uscire»
Angie annuì in silenzio e lasciò il Conservatorio. La giornata era ormai finita, ma l'immagine di quel ragazzo continuava a seguirla come un'ombra. Blaze. Ripeteva quel nome nella sua mente mentre attraversava la strada, il cuore ancora in tumulto. Non riusciva a capire perché quegli occhi scuri l'avessero colpita così profondamente, ma c'era qualcosa in lui che la agitava. Era il mistero che portava con sé, o forse era il modo in cui l'aveva guardata, come se la conoscesse già. Angie si fermò un attimo sul marciapiede, una sensazione di essere osservata le fece drizzare i peli sulla pelle. Si guardò intorno, ma le strade erano deserte. Forse era solo la sua immaginazione, ma non riusciva a scrollarsi di dosso quell'inquietudine. Affrettò il passo, diretta verso il suo piccolo appartamento, che suo padre le aveva trovato in un complesso tranquillo. Una volta a casa, Angie si chiuse la porta alle spalle, lasciando fuori quel senso di inquietudine. L'appartamento era modesto, ma accogliente: un piccolo salotto con angolo cottura, una camera da letto e un bagno. I colori neutri delle pareti e l'arredamento moderno contrastavano con i pochi tocchi vintage sparsi qua e là. Dopo una giornata così, Angie aveva bisogno di una doccia per scrollarsi di dosso la stanchezza e le emozioni confuse. In bagno, si spogliò lentamente, lasciando cadere i leggings blu e la felpa celeste sul pavimento, regali di sua madre. Poi, entrò nel box doccia. Il getto d'acqua calda la avvolse in un abbraccio tiepido, rilassando i suoi muscoli tesi. Il profumo delicato della rosa e della vaniglia si diffuse nell'aria, accompagnando il ritmo lento del suo respiro. Quando ebbe finito, uscì. Si avvolse in un accappatoio bianco e, con i capelli ancora umidi, si mise a preparare la cena: un hamburger con insalata mista. Accese la televisione e, mentre apparecchiava la tavola, il notiziario mostrava immagini di guerra e distruzione. Un velo di tristezza calò sui suoi occhi.
«Perché il mondo non riesce a trovare pace?»
Si chiese in silenzio, posando le posate.
«La pace è così fragile e preziosa, eppure così difficile da raggiungere»
Un trillo improvviso la scosse dai suoi pensieri. Il cellulare. Era una videochiamata dei suoi genitori. Angie sorrise dolcemente mentre rispondeva.
«Ciao papà. Ciao mamma»
La loro voce calda riempì l'aria, facendola sentire un po' più vicina a casa. Ma mentre parlava, sua madre notò qualcosa di diverso negli occhi di Angie, una sfumatura che solo una madre poteva cogliere.
«Ci sentiamo un'altra volta, tesoro... va bene?»
La voce di sua madre Elisabeth aveva un tono morbido, quasi intuendo qualcosa che la figlia non aveva detto.
«Va bene, mamma. Vi abbraccio. A presto»
Angie mandò loro un bacio con la mano, che i suoi genitori ricambiarono con un sorriso affettuoso. Quando la chiamata si chiuse, un silenzio ovattato riempì l'appartamento. Poggiò il cellulare sul tavolino e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona. Per un attimo il suo sguardo vagò, perdendosi nell'angolo del salotto dove la sua arpa, immobile e silenziosa, aspettava. La luce tenue della lampada sembrava accarezzare le corde delicate, facendole brillare appena, come se custodissero una melodia che ancora non osava suonare. Un respiro profondo attraversò il suo petto, quasi cercando di placare quel vortice di pensieri che le girava dentro. Poi si alzò, dirigendosi verso la cucina.
Spazio autrice
Ciao a tutti e benvenuti in questa mia nuova storia. Dopo tanto tempo, ho finalmente deciso di scrivere un romanzo tutto nuovo: un fantasy romance, "Costruttrice di pace". In questo primo capitolo, vi presento i due protagonisti: Angie Carter e Blaze Stone e alcuni personaggi secondari. Nulla é scritto a caso e ha il suo perché. Cosa ne pensate di questo primo capitolo? Scrivetemi nei commenti oppure nell'area riservata alle conversazioni. Il romanzo sarà aggiornato una volta la settimana. Ogni mercoledì, alle 14:15
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Costruttrice di pace
FantasíaAngie Carter è una ragazza di 19 anni, porta al polso destro un braccialetto con un fiore di loto. Cresciuta tra i suggestivi paesaggi di Londra, la città che le ha insegnato a sognare e a coltivare il suo talento per l'arpa. La musica è per lei mol...