Capitolo Cinque

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L'imprenditore di litchi poteva aspettare un poco. Bison stava miagolando, chiamando il gatto che aveva nutrito quotidianamente negli ultimi giorni. L'aveva trovato per caso quando era uscito a buttare la spazzatura. Il primo giorno che si erano incontrati, il gattino aveva avuto molta paura di lui ma gli era sembrato anche molto affamato.

Fadel si era lamentato del fatto dicendogli che fosse assolutamente vietato dargli da mangiare, avvertendolo poi che se avesse continuato , il gatto avrebbe pensato che fossero i suoi padroni e avrebbe preso l'abitudine di gironzolare attorno all'hamburgheria.

Sembrava irritato per questo motivo, diceva continuamente di essere allergico ai gatti e insisteva: "Non gli si può dare da mangiare... assolutamente no, non se ne parla".

Ma suo fratello era proprio così: le sue parole contraddicevano sempre le sue azioni. Il locale non aveva cibo per gatti, ma Fadel cercava ostinatamente di accumulare degli avanzi. Non era stato Fadel a dirgli, quella sera stessa, che i gatti non dovrebbero mangiare cibo condito? Gli aveva detto anche che c'era della carne cruda avanzata e che l'aveva tagliata finemente per il gatto – il quale, di buon grado l'aveva divorata fino all'ultimo pezzo.

Il giorno dopo, ancora, al ritorno del gatto, Fadel gli aveva dato del pesce, brontolando che la colpa fosse di Bison che gli dava da mangiare, facendolo tornare lì ogni giorno e sprecando così le scorte del locale. 

Dopo la sua sfuriata, era rimasto in silenzio per un lungo momento prima di ammettere che avrebbero dovuto procurarsi del cibo secco da tenere a portata di mano, perché l'esserino miagolante sarebbe sicuramente tornato.

Fadel gli procurava dei terribili mal di testa. Non era stato proprio lui a dare da mangiare al gatto in quegl'ultimi due giorni?

"Meow, meow! Micetto di papà, esci subito e mangia il tuo delizioso cibo. Vieni!"

Bison aveva anche comprato un'adorabile ciotola per la pappa nel negozio di animali. Sembrava che il gattino si fosse ormai abituato a lui: non appena lo chiamava, veniva di corsa. Bison pensò di dargli da mangiare prima di raggiungere Kant, ma sembrava che Kant fosse già lì nei dintorni ad adocchiare le sue azioni, osservandolo dall'ombra accanto al negozio. Con le sue lunghe falcate, Kant si avvicinò poi senza esitare.

Bison non disse nulla, né spiegò cosa stesse facendo. Si accovacciò e versò il cibo umido nella ciotola del gatto. 

Cibo umido a mezzogiorno, cibo secco la sera: era di nuovo una direttiva di Fadel, che faceva ricerche meticolose su come i gatti dovessero e non dovessero essere nutriti.

Dopo aver versato il cibo umido , aprì una bottiglia d'acqua e la versò in un piattino accanto.

"Che scena carina, dare da mangiare al gatto! Ti piace molto, vero?".

"Ho iniziato solo qualche giorno fa. Mi ha permesso di tenerlo in braccio per la prima volta solo ieri", spiegò Bison con un grande sorriso, accarezzando la schiena del gatto mentre mangiava.

"Posso provarci anche io?".

"Prova."

Kant non fece esattamente quello che Bison si aspettava. Le sue dita pizzicarono invece delicatamente la morbida guancia di Bison. Gli occhi rotondi e curiosi del gattino si allargarono e si voltarono a guardare Kant, che stava ancora pizzicando la guancia di Bison e, per di più, sfoggiava un sorriso affascinante.

Bison sbatté lentamente le palpebre, con lo stomaco che faceva piccoli salti mortali che non riusciva a controllare.

Non c'era modo di fermare il rossore. Bison si morse il labbro inferiore senza rendersene conto e Kant deglutì a fatica, con il pomo d'Adamo che si muoveva mentre cercava, senza successo, di trattenersi. Vedere Bison mordersi il labbro fece perdere a Kant la cognizione di ciò che stava facendo lì, i suoi piani e le sue responsabilità scivolarono via del tutto, molto lontano.

The Heart Killers (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora