Capitolo Dieci

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Dopo un fine settimana frenetico, Fadel e Bison avevano finalmente chiuso il negozio e si erano presi una pausa. Bison si svegliò tardi e, alzandosi dal letto, scoprì che Fadel non era già più in casa. E Fadel non era il tipo di fratello maggiore che lasciava premurosamente un biglietto per spiegare dove si trovasse se avesse avuto bisogno.

Inoltre, Bison stesso non era il tipo che si preoccupava o badava a dove andasse suo fratello. Nessuno sentiva il bisogno di preoccuparsi che Fadel si facesse male. La vera preoccupazione era che Fadel potesse accidentalmente fare del male a qualcun altro.

In sintesi, Bison non aveva idea di dove fosse andato Fadel, né gli importava. Fece una semplice colazione, con un panino, da solo. Una volta finito, uscì di casa. La sua destinazione era il negozio di tatuaggi di Kant. Sebbene ci fosse passato davanti molte volte, quella era la prima volta che decideva di esplorarlo intenzionalmente.

Il giorno prima aveva incontrato Kant in un fast food. Purtroppo non avevano avuto modo di parlare molto. Il mistero di come fosse finito ubriaco nonostante fosse un bevitore accanito lo lasciava ancora perplesso. Inoltre, non c'erano ancora prove concrete che confermassero la voce che Kant potesse essere un informatore della polizia.

La sua personalità era completamente opposta a quella di Fadel e questo netto contrasto influenzava il modo in cui i due vivevano la loro vita. Per esempio, Fadel era sempre cauto e più certo che stare al sicuro significasse stare lontano dal pericolo, soprattutto se il rischio sembrava troppo alto. Meglio prevenire che curare, insomma.

Ma per Bison era il contrario: lui doveva prima sapere tutta la verità, altrimenti non avrebbe trovato pace e non se ne sarebbe fatto una ragione. E se voleva sapere, doveva scoprirla, anche a costo di rischiare la vita.

Ecco perché doveva affrontare Kant di persona per confermare i suoi sospetti. Quando arrivò, erano da poco passate le nove del mattino. La porta d'ingresso non era chiusa. Bison entrò nel negozio desolato, al piano terra. La musica si diffondeva dappertutto per creare l'atmosfera e l'odore del caffè appena fatto indicava che il proprietario fosse sveglio.

I suoi occhi scrutarono attentamente l'ambiente circostante, mentre le sue orecchie captarono il suono del movimento di un essere vivente. Bison incrociò le braccia sul petto quando sentì dei passi scendere le scale.

All'inizio Kant non notò Bison. Scese al piano terra e stava per dirigersi verso la cucina sul retro, quando un colpo di tosse improvviso lo fermò. Si voltò immediatamente verso il suono. "Ehm...".

"Tu..."

Kant non era spaventato. Al contrario, il suo bel viso era confuso. Guardò Bison, che già gli sorrideva, e Bison iniziò la conversazione con una battuta che rispondeva al perché fosse lì.

"Sono qui per un tatuaggio. Hai un posto per me?".

"Sai, mi stavo proprio chiedendo come avrei fatto a incontrarti oggi, visto che il negozio di hamburger è chiuso. Ti sono mancato? È per questo che sei venuto fin qui?".

Kant aveva detto a Bison dove si trovava il suo negozio di tatuaggi e glielo aveva indicato precedentemente. Il primo giorno in cui si erano incontrati, Kant non sapeva ancora che Bison fosse un assassino. Se l'avesse saputo prima, di certo non avrebbe condiviso il suo indirizzo così facilmente.

"Beh... mi sei mancato".

Bison parlò lentamente ma chiaramente, sottolineando il suo desiderio in un modo che suonava strano. Il gatto testardo iniziò a esplorare la casa di Kant e i suoi occhi si posarono su una foto di famiglia esposta su una mensola.

"È questa la tua famiglia?".

"Sì, ma i miei genitori sono morti molto tempo fa. Ora siamo solo io e mio fratello minore".

The Heart Killers (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora